Omar Zin, 48enne italiano, è morto mentre attraversava la Romania in moto dopo un’attacco da parte di un orso. Le ricostruzioni sono state possibili grazie ad un video trovato sul cellulare della vittima in cui incontrava l’orso che poi lo porterà alla sua morte.

L’incidente

Omar Farang Zin, questo è il nome completo del protagonista di questa terribile vicenda. Stava percorrendo il suo viaggio, attraversando in moto Croazia, Serbia e Romania, quando ha incontrato un orso sul suo cammino: incontro che è stato per lui fatale.

Secondo le prime informazioni confermate dalla sindaca Sarah Foti, della città di Ferno, città in cui vive la famiglia di Omar, il motociclista “era tornato indietro lungo la strada per fotografare un lago particolarmente spettacolare che sapeva trovarsi in quel punto. Per raggiungere il lago ha percorso un sentiero molto scosceso lungo il quale si è imbattuto in dei cuccioli d’orso. La madre a quel punto deve essere intervenuta all’improvviso aggredendolo”.

Secondo le ricostruzioni, l’orso ha trascinato nella foresta Omar Zin, per poi lasciarlo in un burrone profondo 80 metri, esattamente dove la polizia ha trovato il corpo. Per determinare l’accaduto, è stato anche usato un video, trovato sul telefono della vittima, che lo ritrae mentre si approccia all’orsa prima dell’attacco.

Alcune immagini dal video registrato da Omar

La squadra d’intervento è intervenuta per identificare l’animale, che è stato abbattuto con alcuni colpi d’arma da fuoco.

Chi era Omar: l’amore per le moto

Omar era originario di Gallarate, aveva 48 anni e amava in particolare le moto. Per questo suo amore, aveva deciso di intraprendere un viaggio, percorrendo in moto la strada Transfagarasan, nella zona di Arefu, vicina alla diga di Vidraru. Condivideva le sue esperienze in alcuni post su Facebook: “Oggi i protagonisti sono stati gli orsi bruni” si legge su uno di questi.

Gli amici gli rispondevano sotto i post, affascinati dai suoi viaggi e dalla sua moto, che lo appassionava tanto. Tantissimi sono i messaggi che ora si leggono in sua memoria.

Mantenere le distanze

La storia di Omar è tragica, ma ci sono dei passi che possiamo seguire per evitare di disturbare gli orsi. Il primo è mantenere le distanze: “Gli orsi bruni che vivono in paesaggi antropizzati fanno del loro meglio per evitare noi, gli esseri umani. Ci evitano a ogni scala spaziale e temporale che abbiamo studiato” – spiega Andres Ordiz, docente di Biologia della conservazione e gestione della fauna presso l’università di Leon, che per molti hanni ha studiato gli orsi in Svezia – “Su scala temporale, sono prevalentemente crepuscolari e notturni dove la densità umana o stradale è più elevata. Dopo un incontro con le persone nella foresta diventano più notturni, e possono mantenere questo comportamento per diversi giorni dopo l’incontro ravvicinato. In certe stagioni, alcuni orsi (soprattutto le femmine con i cuccioli) possono rimanere più vicini agli insediamenti umani per evitare altri orsi, che possono essere pericolosi per i loro cuccioli. In generale, fanno del loro meglio per evitarci“.

L’orso cerca solo di proteggere il suo habitat, quindi basta mantenere le distanze e non infiltrarci nei suoi spazi. Inoltre, in Italia sono stati sviluppati protocolli per aiutare la popolazione generale a capire come rispondere in caso ci si trovi vicino ad un orso: per la popolazione alpina c’è il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (PACOBACE), mentre in Appennino c’è il protocollo operativo per la prevenzione e gestione degli orsi confidenti e problematici.

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