Vecchie candele e barattoli per aiutare i soldati in trincea: B50 Volunteers
B50 Volunteers è una comunità di volontari che crea piccole e calde luci per i soldati ucraini in trincea: con barattoli di latta e mozziconi di candele.
B50 Volunteers è una comunità di volontari che crea piccole e calde luci per i soldati ucraini in trincea: con barattoli di latta e mozziconi di candele.
(English translation below)
Sui viaggi degli oggetti in tempi di economia circolare e di riciclo, la letteratura è vasta e le nuove vite altrove di alcune nostre cose vanno oltre ciò che immaginavamo. Molti di noi amano almeno ogni tanto le cene alla luce delle candele – ne sappiamo tutti le circostanze, il calore, l’estetica.
Da un po’ di tempo ho cominciato a passare i mozziconi delle candele, avanzi di queste cene, a una mia collega che li raccoglie insieme a vecchi barattoli di latta, la cui importanza è fondamentale, perché è un contenitore leggero e solido, facilmente trasportabile anche per la sua dimensione standard, la sua altezza è a prova di vento, il suo metallo un ottimo conduttore di calore.
Queste poche cose che fino a ieri buttavo via, bastano per creare delle nuove luci, dei bussolotti luminosi e caldi che vengono spediti al fronte. E’ una comunità di volontari, la B50 Volunteers, che si occupa di questo. Perché è soprattutto nel freddo e nel buio dell’inverno che i soldati ucraini hanno un disperato bisogno di queste candele, troppo deboli per poter essere viste a distanza dai russi, ma sufficienti per offrire sia chiarore che un po’ di caldo nel fango delle trincee.
Ecco, è così. In pieno XXI secolo, qualcosa collega direttamente le nostre cene a lume di candela con le trincee, che a Bakhmut o a Zaporizzja non hanno nulla di meno cruento di quelle drammaticamente spettacolari in film che spopolano anche su Netflix (come 1917, il nuovo remake di Niente di nuovo sul fronte occidentale, e poi The Trench, Uomini contro, e tanti altri) e che giocano anche sulla distanza di un’epoca che pare irreale nella sua lontananza ma che invece era ancora quella di mio nonno che, seppure giovanissimo, nella prima guerra mondiale combatté.
Chiunque può partecipare a questa raccolta (i pacchi con quanto è raccolto vanno spediti a Tetiana Maznyk, +380 50 358 1686, Kyiv, New Post office #112, ma a volte anche le ambasciate e le associazioni ucraine li raccolgono), e chiunque la penserà a suo modo, magari non approvando l’idea di inviare qualcosa in guerra. Ma non sono armi, sono candele per trincee: oggetti e postazioni difensive, per definizione.
Si penserà che altri, in Russia, organizzeranno simili raccolte di vecchie candele perché tutti i soldati ne hanno bisogno – e io sono contento di farlo per gli ucraini. Ci si soffermerà sull’ovvio simbolismo della piccola luce nella notte della guerra. Si potrà pure evitare ogni altra considerazione e metterla in nome di un mero non si butta via niente e si dà a chi ne ha bisogno.
In ogni caso, non è una raccolta come le altre. Non è un atto di economia circolare come gli altri. E non ci liberiamo facilmente dal pensiero – banale e altrettanto inatteso – che la trincea esiste ancora, che è tornata con tutto il suo carico di sangue, grida, fango, paura, stenti, nostalgia, nel cuore dell’Europa, e nella nostra vita, e che il nostro viaggio per andare al fronte è affidato a una luce di casa.
ENGLISH VERSION
There is a community of volunteers who create small warm lights for Ukrainian soldiers in the trenches: with tin cans and candle stubs.
On the journeys of objects in times of circular economy and recycling, the literature is vast and the new lives elsewhere of some of our things go beyond the most fervent imagination. Many of us enjoy candlelight dinners at least occasionally – we all know the circumstances, the warmth, the aesthetics. For some time now I have begun to pass the butts of the candles, leftovers from these dinners, to a colleague of mine who collects them together with old tin cans. Their combination is very important, because one is a light and the other is a solid container, easily transportable even for its standard size, its height is windproof, its metal an excellent conductor of heat. These few things that until yesterday I was throwing away, are enough to create new lights, luminous and warm boxes that are sent to the front. It is above all in the cold and dark of winter that Ukrainian soldiers desperately need these candles, too weak to be seen at a distance by the Russians, but sufficient to offer both light and a little warmth in the mud of the trenches.
Here we are. In the middle of the 21st century, something directly connects our candlelit dinners and trenches, which in Bakhmut or Zaporizzja have nothing less bloody than the dramatically spectacular ones in films that are also very popular on Netflix (such as 1917, the new remake of All Quiet on the Western Front, and then The Trench, Many Wars Ago, and several others). Those films also play on the “distance” of an era that seems unreal in its distance, although it was still the one of my grandfather, who very young fought in the First World War. Anyone can participate in this collection (parcels are to be sent to Tetiana Maznyk, +380 50 358 1686, Kyiv, New Post office #112, but sometime Ukrainian embassies and organizations also collect them), And anyone will think his way, perhaps unhappy to send some form of “equipment” to the front. But those are not weapons, they are candles for trenches: “defensive” objects and defensive positions, by definition. Others in Russia would organize similar collections of old candles for the sake of other soldiers – but I am happy to do it for the Ukrainians.
We will focus on the obvious symbolism of the small light on the night of war. It will also be possible to avoid any other consideration and put it in the name of a mere “nothing is thrown away” and it is given to those in need. In any case, it is not a collection like any other. It is not a circular economy act like the others. And we don’t easily get rid off the thought that trenches still exist, are back with all their load of blood, cries, mud, fear, hardship, nostalgia, in the heart of Europe, and in our lives, and that our journey to go to the front is entrusted by a home light.