Cento anni fa, Sigmund Freud ha vissuto una pandemia globale. Da maggio a settembre 2021 presso il Freud Museum di Londra, una nuova mostra di attualità si pone l’obiettivo di esplorare le somiglianze tra l’esperienza di Freud dell’influenza spagnola e la pandemia COVID-19 del 2020, mettendo in luce il suo impatto sulla salute mentale e la risposta degli psicoanalisti.
La pandemia globale COVID-19 condivide molte somiglianze con l’influenza spagnola che ha devastato il mondo dopo la prima guerra mondiale.

La pandemia dell’influenza spagnola ha colpito la famiglia Freud in modo tragico. Sophie Halberstadt-Freud, l’amata figlia di Sigmund Freud, morì improvvisamente di influenza spagnola mentre la moglie di Freud era incinta del suo terzo figlio. Freud e sua moglie Martha ne furono devastati.

Sebbene l’influenza spagnola e il COVID-19 appartengano a ceppi diversi, molto simili sono state le misure prese dai governi di tutto il mondo. Scuole, negozi e ristoranti chiusi, restrizioni ai trasporti, distanziamento sociale.

Fu proprio durante questo lutto, quando una tragedia personale si intrecciava con un dramma mondiale, che Freud, negli anni ‘20  del Novecento, scrisse la sua opera “Al di là del principio di piacere” (in L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Torino, Bollati Boringhieri, 2000) introducendo accanto alla pulsione di vita la pulsione di morte.

Fu Sabina Spielrein (consigliamo la visione del film A Dangerous Method, 2011 di David Cronenberg), una delle prime psicoanaliste russe, a ispirare Sigmund Freud in alcune sue riflessioni sul concetto di Thanatos inteso come desiderio di concludere la sofferenza della vita e tornare al riposo. L’importante contributo di Spielrein alla psicoanalisi è stato riconosciuto in Italia molto tardi, con la pubblicazione del libro di Aldo Carotenuto Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud” (1999, Astrolabio Ubaldini). Freud cita esplicitamente la Spielrein proprio nel suo lavoro del 1920 scrivendo:

«Buona parte di questi concetti è stata anticipata da Sabina Spielrein in un suo erudito e interessante lavoro, ma che, disgraziatamente, mi appare poco chiaro. Ella definisce l’elemento sadico della pulsione sessuale come ‘distruttivo’».

Questa tendenza distruttiva viene messa in relazione da Sigmund Freud con il concetto di coazione a ripetere.

Nel testo del ’20 Freud sostiene che “nella vita psichica esiste davvero una coazione a ripetere, la quale si afferma anche a prescindere dal principio di piacere”. L’introduzione del concetto di pulsione di morte in Freud si pone in contraddizione con la sua prima teoria delle pulsioni, secondo la quale la psiche è spinta a cercare il piacere e a evitare il dispiacere. La coazione a ripetere sarebbe espressione di una forza psichica, una forza demoniaca, che si afferma a prescindere dal principio di piacere. Questa osservazione conduce a una revisione della teoria delle pulsioni: il funzionamento psichico è caratterizzato da un conflitto tra la pulsione di vita (Eros) e la silenziosa pulsione di morte (Thanatos), che deriva dal bisogno di tutti gli organismi di ritornare allo stato iniziale, inorganico. Entrambe le pulsioni hanno un carattere conservatore: Thanatos utilizza la ripetizione per ripristinare lo stato di quiete continuamente turbato dai processi vitali che si succedono sotto la spinta di Eros, mentre quest’ultima assicura la continuità e la continuazione della vita.

Freud osserva la coazione a ripetere anche nelle circostanze più ordinarie e naturali della vita quotidiana, a partire dal gioco dei bambini come quello con il rocchetto usato da suo nipote di diciotto mesi. Secondo Freud, il bambino facendo rotolare lontano da sé un rocchetto, metteva in scena l’assenza della madre e, riportando il rocchetto a sé con un filo, simboleggiava il ritorno della madre. In questo modo il bambino poteva tollerare l’assenza materna, imparando a gestire la separazione.

Secondo il fondatore della psicoanalisi, si poteva notare dunque come il principio di piacere si ponesse al servizio delle pulsioni di morte.

Come sappiamo le teorie di Sigmund Freud sono state nel tempo oggetto di lunghi e numerosi dibattiti ancora oggi attivi e molto dinamici. La mostra al Freud Museum di Londra si pone proprio l’obiettivo di esplorare alcuni concetti della teoria freudiana a partire dai modi in cui Freud stesso ha cercato di rispondere alla tragedia globale e personale della pandemia del 1918-20.

La mostra

Nel Freud Museum saranno esposte lettere inedite scritte da Freud ad amici e colleghi nei giorni successivi alla morte di Sophie, che espongono riflessioni personali sulla morte e sulla perdita. Accanto a queste riflessioni storiche saranno raccolte anche le osservazioni psicoanalitiche contemporanee della pandemia COVID-19, in una serie di nuovi brevi video con contributi di medici e ricercatori. Verranno inoltre esposte le opere di Julia Lockheart, che ha dipinto i sogni degli operatori sanitari in prima linea come parte del progetto DreamsID. DreamsID nasce come una collaborazione tra arte e scienza in cui lo psicologo Mark Blagrove discute il sogno di una persona mentre l’artista Julia Lockheart lo dipinge, utilizzando le pagine del famoso libro di Freud L’Interpretazione dei sogni (1899, Torino, Bollati Boringhieri, 2002)

La mostra del Freud Museum sarà dunque un’occasione per riflettere sull’isolamento, sugli sconvolgimenti sociali che hanno profondamente influenzato la nostra vita interiore,  ponendo importanti domande sulla teoria psicoanalitica e sul futuro della salute mentale.

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