“L’hacker di santa Marta” è ormai l’epiteto più affettuoso riservato a Papa Francesco all’interno del Vaticano. Alcuni cardinali sono pronti a testimoniare di averlo visto portare via pezzi di colonne e rivenderli a un mercatino vintage. Da quando ha tolto in diretta la sedia a Becciu come in un qualsiasi talent show, le sane forze della conservazione sono in allarme porpora. Episcopanti, sacri membri e limonsignori temono che dopo non essere riuscito a cacciare i mercanti, il pontefice sia passato semplicemente alla fase B: smontare il tempio.

Il pontefice ritiene che Cristo sia prigioniero in Vaticano e che sia l’unico modo di liberarlo. Il cardinal Burke ha reagito con veemenza: “Dio nostro ostaggio? È il contrario esatto! Il Signore ascolta i fedeli grazie alla nostra mediazione” ha dichiarato, mostrando  la foto di un orecchio. Il branco di pastori senza pecore si è attivamente organizzato: caricati i turiboli e affilate le patene è partita una campagna di decerebrazioni eucaristiche al grido di “salviamo la pianeta”. In risposta all’enciclica “Pastor bonus” è stata pubblicata la “Pastor figus” perché bisogna dare un volto moderno alla tradizione. “Cristo noi lo tradiamo da sempre” ha sostenuto il prelato statunitense in uno stentato italiano, aggiungendo “gli uomini sono smarriti e confusi, non frequentiamoli più” . L’obiettivo finale, una Chiesa finalmente senza stupidi fedeli in cui ci sia al centro l’incarnazione. “Stiamo entrando in una nuova era, quella dello Spirito Incarnito”.

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