Tutti abbiamo un piano. Anzi, forse ne abbiamo anche più di uno che seguiamo per arrivare ai nostri obiettivi. Sicuramente quello più ambizioso, e che cerchiamo di seguire il più fedelmente possibile, è il piano per la nostra vita (cosa vogliamo fare, cosa vogliamo diventare, dove vogliamo arrivare).

Ma durante i mesi, le settimane, i giorni che viviamo ne seguiamo più di uno, anche nell’arco della stessa giornata: se stiamo giocando a carte con i nostri amici studiamo un piano per vincere, se abbiamo tantissime cose da fare durante la giornata cerchiamo di organizzarci al meglio per arrivare a fare tutto (anche questo è un piano), e non può non essere menzionato il piano alimentare che ci ricordiamo di seguire in modo militaresco solo all’avvicinarsi dell’estate o dopo il lunedì dopo il weekend.

Che siano tanti o solo uno, lo scopo è sempre lo stesso: la riuscita del piano, arrivare all’obiettivo prefissato. Noi ci impegniamo nell’organizzazione e nella messa in atto di quest’ultima, cambiandola anche in corso d’opera proprio perché vogliamo che sia vincente.

Ma tutti siamo d’accordo sul fatto che non tutti i nostri piani si rivelano vincenti, facendoci riuscire nel nostro intento. Questo lo sanno bene anche i protagonisti del pluri-premiato film Parasite del regista coreano Bong Joon-ho, disponibile sulla piattaforma streaming di Amazon Prime Video.

Parasite ha vinto tutto

Questo film ha vinto tutto ciò che un film straniero potesse vincere, ed anche di più. È stato il film rivelazione del 2019 ed ha sbaragliato la spietata concorrenza: ha vinto la bellezza di 11 premi, tra cui la Palma d’Oro a Cannes, il Golden Globe per il miglior film straniero e 4 Oscar nelle categorie di migliore sceneggiatura originale, miglior film in lingua straniera, miglior regista e miglior film (cosa mai accaduta per un film che non sia in lingua inglese).

Come si diceva prima, i protagonisti di Parasite ce l’hanno un piano, eccome se ce l’hanno. La storia ruota attorno a due famiglie, i Kim e i Park. Per non dilungarci troppo sui nomi dei singoli componenti delle due famiglie (anche perché hanno davvero dei nomi non facili per gli occidentali), diremo semplicemente padre, madre, figlio e figlia.

I Kim sono l’emblema della famiglia povera coreana: i genitori sono disoccupati ed entrambi i figli non lavorano né studiano. La possibilità di migliorare la loro posizione sociale ed economica gli arriva quando il figlio dei Kim trova lavoro come insegnante di inglese presso una famiglia ricca, i Park appunto. E come possono fare ciò? Attuando il loro piano di sostituire tutti i membri dello staff dei Park con i membri della famiglia Kim.

Sembra quindi che i Kim, attuando il loro piano, siano riusciti ad arrivare al loro obiettivo; ma una serie di imprevisti (che non staremo qui a descrivere per evitare gli spoiler) finiranno per far capitolare la situazione.

Due famiglie, due mondi a contrasto

La storia di Parasite è narrata in maniera brillante e coinvolgente, e affronta una forte tematica sociale: la lotta di classe. Nel raccontarla il regista gioca attorno ai mondi completamenti opposti delle due famiglie, partendo proprio dalle due case.

La casa dei Kim è angusta e squallida (senza contare che hanno come coinquilini gli scarafaggi), mentre la casa dei Park sembra disegnata da un architetto. Mondi opposti anche nel pensiero e nei modi di fare e di essere: i Park anche se sono ricchi sono l’ingenuità fatta persona, anzi… famiglia; per tutto il film non capiscono che i loro dipendenti sono in realtà una famiglia.

I Kim, all’opposto, sono furbi come delle volpi (non a caso generano un piano per fare in modo di essere tutti assunti) ed hanno tutti dei talenti, ma non i mezzi economici per coltivarli.

È una lotta di classe narrata con classe. Le due famiglie interagendo tra di loro fanno vedere tutte le differenze che ci sono tra di loro. Ed alla fine del film sta allo spettatore capire chi è il vero parassita: se i Kim che entrano dentro casa dei Park e se ne impossessano, oppure i Park, i quali non hanno nessuna dote e sono semplicemente ricchi.

E non dimentichiamoci che nel film è presente anche un pezzetto di Italia: durante una delle scene si sente la canzone di Gianni Morandi In ginocchio da te.

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