(English translation below)
In Grecia è stato edificato un muro per bloccare l’afflusso di rifugiati afghani. Notizie simili le leggiamo dall’Ungheria, dalla Turchia, dalla Slovenia, e ancora – un curioso contrappeso al mondo della circolazione globale, e un dato, morale ma anche paesaggistico, con il quale il viaggiatore deve fare i contri sempre di più.  Se infatti parlare col muro è intrattenere una conversazione con chi non ascolta, con nessuno, parole nel silenzio, allora pensiamo al “viaggiare verso il muro” come al non-viaggio, al passo negato, all’immobilità imposta. Infatti nessuno parte per fermarsi dinanzi a un muro: il viaggiatore si aspetta di proseguire, non di restare bloccato al cospetto di una parete tirata su che ti ferma. 

Eppure ci sono muri che valgono la pena di una visita: lo era quello di Berlino, che ebbi la ventura di vedere, e sentirne le terribili vibrazioni, poco prima che venisse tirato giù; lo è il Muro del pianto di Gerusalemme, che è ancora più impressionante perché al cospetto di esso si parla, si prega, e la voce, oltre che il piede, restano quasi misticamente resi consapevoli dei propri limiti nel loro rivolgersi a Dio; lo è, poco distante, la ben diversa barriera di separazione costruita sulla linea verde tra Israele e Palestina e soprattutto in Cisgiordania. Alta otto metri, e lunga oltre 700 chilometri, a volte in forma di reticolato, condannata dall’ONU, la sua visione è così incongruente col paesaggio circostante – bianco e monotono dal lato israeliano, e quasi un graffite continuo, con alcuni capolavori, su quello palestinese. A suo modo, una straordinaria attrazione turistica, con tanto di visite organizzate.

Il circuito dei grandi muri

Dunque, ribaltando le premesse, anche un muro può meritare un viaggio. Al punto di tracciare un circuito dei grandi muri del mondo, alcuni dimenticati e altri celebri, ma tutti ancora in piedi. Il loro atlante comprenderebbe almeno questi: 1.000 chilometri fra Stati Uniti e Messico; 240 chilometri tra le due Coree; 900 chilometri tra Turchia e Siria; 240 tra Israele ed Egitto; 900 tra Arabia Saudita e Iraq; 700 tra Iran e Pakistan; 215 tra Iraq e Kuwait; 200 tra Botswana e Zimbabwe; 1.000 tra Uzbekistan e Kirghizistan; 450 tra Marocco e Algeria; 100 tra Bulgaria e Turchia; 20 tra Marocco e Spagna, 2.240 tra India e Pakistan; 4.100 tra India e Bangladesh; circa 50 tra Gaza e Israele e l’Egitto; 2.700 tra Marocco e Sahara occidentale; 1.600 tra Arabia Saudita e Yemen. Ne starò dimenticando alcuni, ma non quello, tutto suo, presente nell’Unione Europa: il muro di 180 chilometri tra le due parti di Cipro. 

Il catalogo è questo, per quanto si possa repertoriare fin qui. Ognuno di loro a suo modo è una visione estrema, uno spettacolo, e per alcuni, come a Gerusalemme e dintorni, ci saranno anche i tour operator del muro

Scrivo “muro”, che è il termine generalmente usato per tutte queste divisioni, ma a volte vengono usati anche cassonetti, legno, acciaio, filo spinato, raggi infrarossi, mine, elementi combinati tra loro. Ci sono le immancabili torri di avvistamento, eventuali zone cuscinetto e cartelli di avvertimento. È su questa varietà che un viaggiatore cinico potrebbe valutare il grado di attrazione di un muro – il suo interesse specifico, il brivido, persino la bellezza – di ogni separazione predisposta. L’architettura del muro è, in fondo, un settore in espansione, e muove un fatturato importante – in Tappeti volanti andata e ritorno scrivo delle onnipresenti mura di protezione anti-terrorismo intorno ai palazzi di Kabul, il cui costo è di 28.000 dollari ogni dieci metri. 

Ai muri, al concetto di “muro”, al vivere e al viaggiare al cospetto e e attraverso il muro, si potrebbe dedicare una Biennale dell’Architettura a Venezia e, appunto, un promettente settore del turismo di viaggio (e anche la pandemia, su un altro livello, ci sta abituando a plasmare una psicologia del muoversi attraverso compartimenti stagni). 

Tuttavia, la parte più gloriosa di un muro, sarà sempre la breccia che vi è stata fatta, il passaggio tra i due lati, il cammino che nonostante tutto si fa strada e prosegue. Anche per questo dobbiamo andare incontro al muro, sotto il muro, per conoscerlo e sfidarlo. 

ENGLISH VERSION

Talking to the wall or … traveling to the wall? The “guided tours” to
the great walls of the world are born

The great walls between states are the negation of the journey, or perhaps they are a new destination

A wall has been built in Greece to block the influx of Afghan refugees. We read similar news from Hungary, Turkey, Slovenia, and again – a curious counterweight to the worlds of global circulation, and a moral, but also landscape, element, with which the traveler has increasingly to cope. In fact, if “talking to the wall” means having a conversation with those who do not listen, with nobody, just words in silence, then “traveling towards the wall” is a non-travel, a denied step, the imposed immobility. In fact, no one makes a trip just to stop in front of a wall: the traveler expects to continue, not to get stuck in the presence of a wall that stops you.

Yet, there are walls that are worth a visit: the one in Berlin was one, I was lucky to see it, and to feel its terrible vibrations, just before it was taken down. Another is the Wailing Wall in Jerusalem, even more impressive because in front of it one prays, and the voice, as well as the foot, is almost mystically made aware of their limits in their addressing to God. Not far away, there is a very different separation barrier built on the green line between Israel and Palestine and especially in the West Bank. Eight meters high, and over 700 kilometers long, sometimes in the form of a fence, condemned by the UN, his vision is so incongruent with the surrounding landscape – white and monotonous on the Israeli side, and almost a continuous graffiti, with some art masterpieces, on the Palestinian one. In its own way, it is an extraordinary tourist attraction, with organized visits

The circuit of the great walls

So, reversing the premises, even a wall can be worth a trip. We could even trace a circuit of the great walls of the world, some forgotten and others famous, but all still standing. Their atlas would include at least the following: 1,000 kilometers between the United States and Mexico; 240 kilometers between the two Koreas; 900 kilometers between Turkey and Syria; 240 between Israel and Egypt; 900 between Saudi Arabia and Iraq; 700 between Iran and Pakistan; 215 between Iraq and Kuwait; 200 between Botswana and Zimbabwe; 1,000 between Uzbekistan and Kyrgyzstan; 450 between Morocco and Algeria; 100 between Bulgaria and Turkey; 20 between Marocco and Spain, 2,240 between India and Pakistan; 4,100 between India and Bangladesh; about 50 between Gaza and Israel and Egypt; 2,700 between Morocco and Western Sahara; 1,600 between Saudi Arabia and Yemen. I will be forgetting some of them, but not the one, all of him, present in the European Union: the 180-kilometer wall between the two parts of Cyprus.

This is the catalog, as far as I could make a repertory up to now. Each of them in its own way is an extreme vision, a “spectacle”, and for some, as in Jerusalem and its surroundings, there will also be the tour operators of the wall …

I write “wall”, which is the term generally used for all these divisions, but sometimes are used also bins, wood, steel, barbed wire, infrared rays, mines, elements combined with each other. There are the inevitable watchtowers, any buffer zones, and warning signs. It is on this variety that a cynical traveler could evaluate the degree of attraction of a wall – its specific interest, the thrill, even the beauty – of each predisposed separation. The architecture of the wall is, after all, an expanding sector, and moves a significant turnover – in Flying carpets round trip I write about the omnipresent anti-terrorism protection walls around the buildings of Kabul, the cost of which is $ 28,000 every ten meters.

I write about the ubiquitous anti-terrorism protection walls around the buildings in Kabul, which cost $ 28,000 every ten meters.

An Architecture Biennale in Venice could be dedicated to the Walls; they are, indeed, a promising sector of travel tourism (and even the pandemic, on another level, is getting us used to shaping a psychology of moving through watertight compartments).

However, the most glorious part of a wall will always be the breach through it, the passage between the two sides, the path that in spite of everything makes its way and goes on. This is also why we must go to meet the wall, under the wall – and knowing it in order to challenge it.

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