Abbiamo visto in questi giorni le fotografie del Po ridotto ai suoi livelli estivi, in alcuni punti poco più di un rigagnolo su un letto secco su cui è possibile camminare.

Come il Po, molti fiumi hanno perso l’80% della loro portata relativa a questo periodo dell’anno.

Con il protrarsi della situazione di siccità, che ha portato e sta portando grossi danni a molti agricoltori, si sentono aumentare le voci e le notizie sul tema.

Al contrario delle precipitazioni violente, infatti, la siccità è un fenomeno che viene percepito con meno gravità e con più ritardo. Gli effetti di un nubifragio sono subito visibili, mentre quelli di un lungo periodo di assenza di piogge non sono così evidenti a un occhio non attento.

Ma entrambi i fenomeni, così diversi, apparentemente opposti, sono, in realtà, i risultati di una medesima situazione, ovvero dell’aumento della temperatura media globale.

Secondo quanto riportato dal secondo volume dell’ultimo rapporto dell’IPCC, dedicato agli impatti e all’adattamento, mentre l’Europa settentrionale sarà colpita da frequenti fenomeni di precipitazioni violente, l’Europa del sud verrà interessata da fenomeni crescenti di siccità.

Nella parte dedicata all’Europa, il rapporto dell’IPCC identifica quattro categorie di rischio per il territorio:

  • Rischi di ondate di calore sulla popolazione e sugli ecosistemi
  • Rischi per la produzione agricola
  • Rischi di scarsità di risorse idriche
  • Rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni

La siccità va gestita perché, in caso contrario, porta alla desertificazione e al degrado di vaste aree. Inoltre, se non affrontata con interventi di mitigazione, avrà grossi impatti a livello economico.

Per tutti i diversi scenari di aumento della temperatura, infatti, accresceranno i danni causati dalla siccità. In assenza di piani di intervento sui cambiamenti climatici si prevede che, in Europa, le perdite annuali dovute alla siccità aumenteranno fino a 45 miliardi di euro, mentre, adesso, ci troviamo a 9 miliardi.

In Italia il miliardo di euro perso per la siccità potrebbe passare a cinque miliardi di euro se non si attuano misure di adattamento e mitigazione. Ma, allo stesso tempo, questa cifra potrebbe essere dimezzata se si instaurano adeguate misure di adattamento.

Così come è importante mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, è fondamentale agire per limitare l’innalzamento a +1.5 C rispetto all’era preindustriale. Oltre una certa soglia di innalzamento delle temperature medie globali, infatti, è stato previsto che i sistemi di mitigazione non saranno più efficaci, o lo saranno solo in minima parte. Ironia della sorte, inoltre, spesso i sistemi di mitigazione hanno bisogno di molta acqua.

A +3 C, uno scenario che non dovrebbe neanche essere preso in considerazione, 170 milioni di persone verrebbero colpite da siccità estrema in Europa. Limitandoci a +1.5, sarebbero 120 milioni. Ma non solo.

La probabilità di ondate di calore mai viste prima in Europa è del 67% in più in uno scenario di innalzamento di 2 gradi. Questa percentuale scende a 47% se si mantiene un innalzamento di 1.5 C. Allo stesso modo, gli incendi nel Mediterraneo aumenteranno del 62 % arrivando a +2 C (e del 97% arrivando addirittura a + 3C) mentre, arrestando l’innalzamento a +1,5 C, aumenteranno del 41%.

Oggi 4 aprile viene presentata la versione italiana del terzo capitolo dell’IPCC dedicato alla mitigazione. È possibile registrarsi qui per partecipare.

di Valeria Belardelli

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