I Palkosceniko al Neon sono parola, caos e paura che non si accartoccia su sé stessa ma arde al punto da bruciarti e ricordarti che il dolore è pur sempre vita.

I suoni delle periferia rincorrono i nostri pensieri in un vortice statico che fa paura. La parola ai margini, il sentire degli ultimi non sono le ultime rovine del Novecento da osservare con distacco ma il presente che continuiamo a vivere, un presente digitale. Toccare il reale è diventato sempre più difficile, ed è arduo riuscire a riconoscersi, lo sgretolarsi delle identità al cartone precipitando senza fare rumore è il quotidiano di tanta vita al confine in Italia. La parola è la sola identità che io conosco e la sola per cui posso spendermi, e nella parola volgo il mio sguardo e le mie speranze.

Palkosceniko, il ritorno sulle scene

I Palkosceniko tornano a suonare dopo anni di stasi e dopo la nascita di un nuovo disco Per pochi secondi.

Il mio Nome

Sperando che stanotte
Di lacrime e di attese
Non sia già finita
 
Mi aspetto che la pioggia
Ritorni all’improvviso
Portandomi con lei
 
E in attesa di un luce
Io Disegno il mio spiraglio
Tra il vuoto e le parole
 
È un percorso lineare
Che inciampa sulla pelle
Non ancora nuda
 
Se corri nella pioggia
Ricordati il mio nome
E lasciami cadere
 
Se cadi come Pioggia
Scordati il mio nome
Ma non mi abbandonare

Ho conversato con loro, in particolare con Stefano Tarquini.

Vivere il disagio dell’adolescenza di periferia rifugiandosi nei versi , dichiari sia il primo motore dietro la tua scrittura , oggi cosa é il foglio bianco per Stefano Tarquini?
Certamente un ottimo compagno di viaggio. Ringrazio sempre il “degrado” della provincia che ha permesso a me e a tant* altr* di andare alla ricerca di qualcosa, che forse nessuno ha ancora capito bene cosa fosse, ma è la stessa ricerca che ci ha tenuto vivi e vegeti.

I Palkosceniko al Neon tornano ad esibirsi dopo anni di assenza dalla scena , da cosa nasce questa nuova spinta a calcare il palco?
Anni fa avrei risposto che finché ci fosse bruciata dentro una fiamma avremmo continuato a suonare, oggi di fronte alla musica che è cambiata, al mondo che è cambiato, alle persone che sono cambiate, ti direi che lo facciamo per il lusso di spronare i “pischelli” a staccare la faccia dal cellulare e vivere la magia della musica e l’esperienza di gruppo e della sala prove.

Per pochi secondi “è l’ultimo passo di un lungo percorso di ricerca e scrittura , ma anche un cambio radicale nella fruizione del suono .. la nuova materia plastica che permea il gruppo dove si sta dirigendo ?
E chi lo sa! Questo è il sesto disco, e come per i precedenti è arrivato con suoni nuovi, spunti nuovi e contenuti nuovi, tutti sanno come suonavano i dischi vecchi neanche noi sappiamo come suonerà il prossimo, queste sono le libertà che solo un gruppo realmente libero e underground si può permettere.

Anticipazione della copertina del nuovo album

Il luogo è il Dissesto Cult (Via del Barco, Strada del Barco, 7,Tivoli Terme), la data il 16 dicembre, segnatelo in rosso sul vostro calendario, torna il rumore e si torna a vibrare fuori dai confini del verso.

La Poesia è.

Non ci resta che esistere e aggrapparci con le unghie ad ogni sillaba, implodendo nel bianco di un mettersi a capo sperando che nel vuoto che ci separa dalla prossima parola possiamo perderci senza smarrirci.

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