Ne faccio un problema di struttura e di atteggiamento compositivo. Partiamo dal presupposto che nella seconda metà degli anni ’60 si sviluppano grosso modo due tendenze che cercano di rompere il linguaggio della forma canzone, la psichedelia e l’art rock.

Psichedelia e Art Rock, differenze e atteggiamenti

La prima è più direttamente collegata al concetto di viaggio mentale/spirituale/lisergico, quindi allunga i brani oltremisura (con frequente uso dell’iterazione) e sperimenta con sonorità inconsuete; l’altro strizza di più l’occhio alla musica colta cercando di nobilitare la canzone con riferimenti all’avanguardia o alla musica classica, cercando di mimarne alcuni procedimenti compositivi (a livello di sequenze accordali, di ritmi, di strutture ampie: suite, concept album ecc.).

Chiaro che ci sono commistioni e sovrapposizioni rispetto ai singoli brani ma la questione secondo me si pone a livello di atteggiamento generale: la differenza che più salta all’orecchio è che nel primo caso la perizia tecnica, seppure c’è, è secondaria rispetto all’intensità che deve raggiungere la musica per garantire un effetto di estasi visionaria. Per dirla con una battuta: l’art rock non lo segui da sballato, devi decifrarlo intellettualmente.

Pink Floyd. Il Progressive come sottogenere dell’Art Rock

Il progressive penso si debba considerare una derivazione o un sottogenere dell’art rock. Alcuni elementi del genere all’epoca identificati come tipici, come l’uso intensivo delle tastiere (Gabriel lasciò i Genesis commentando che il prog veniva oramai identificato solo con un certo modo di usare le tastiere) e l’immaginario epico, secondo me non lo sono. Altri, come la ricerca di una complessità, anche di una cerebralità costruttiva sì. Complessità sia nella microstruttura (ad es. tempi dispari), che nella macrostruttura (suite, concept ecc.).

Il rock sinfonico (che potrebbe essere un’altra definizione del prog ma ambigua) non è sinfonico perché usa strumentazione o sonorità della musica sinfonica classica (flauti, mellotron a imitare archi ecc), ma perché costruisce i suoi brani facendoli sviluppare tematicamente (ad es. creando intrecci tra melodie che costringono a organizzare la composizione su archi temporali più lunghi, su momenti diversi ecc.).

La lunghezza dei brani qui si lega soprattutto alla necessità di organizzare il materiale musicale secondo un percorso strutturato, spesso è la necessaria conseguenza dell’introdurre elementi melodici diversi e farli sviluppare, quindi la lunghezza ha una ragion d’essere totalmente diversa, forse opposta a quella della musica psichedelica.

Ovviamente queste distinzioni non generano categorie assolute, ma dei campi in cui le band si muovono il che implica che alcune band possono trovarsi anche a cavallo tra zone musicali diverse, per tacere del fatto che band non-prog possono scrivere brani che si avvicinano al prog o che band prog possono scrivere canzoni che non sono affatto prog (More Fool Me, per dirne una).

Quindi va tutto letto in modo tendenziale e senza assolutizzare: alcune cose dei Rush (tipo Hemispheres) corrispondono allo schema del prog che ho dato, il Balletto di Bronzo di Sirio 2222 no.

I Pink Floyd di Barrett sono un gruppo psichedelico (analogamente ai Grateful Dead e ai Quicksilver Messenger Service, iniziano con la dilatazione improvvisativa di brani e sequenze blues), i Pink Floyd di Waters sono un gruppo prevalentemente art rock. Sì hanno brani lunghi, sì in Atom Heart Mother usano suoni orchestrali, sì la cura concettuale delle opere è notevole, ma tutto suona totalmente diverso da And You And I o Starless and Bible Black.

La differenza fondamentale con i gruppi prog sta proprio nella minore complessità a livello micro e macrostrutturale. Tutte le loro grandi costruzioni compositive sono realizzate tramite addizioni di parti relativamente semplici. Dunque, seppure anche i King Crimson e gli ELP siano diversi tra loro mantengono un’analogia strutturale a livello compositivo che li rende invece distanti dal modo di scrivere dei Pink Floyd.

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