Per far riflettere le ragazze e i ragazzi sull’uso consapevole della rete, ma anche sulla responsibilità e il ruolo attivo di ciascuno nel fare di internet un luogo sicuro e positivo, ogni 8 febbraio si celebra, in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo, il Safer Internet Day (SID), la giornata mondiale per la sicurezza in Rete, istituita e promossa dalla Commissione Europea.

Nell’ultima edizione, ormai riferimento per tutti gli operatori del settore, le istituzioni e le organizzazioni della società civile, è finalmente venuta fuori qualche buona notizia: meno tempo speso online e maggiore consapevolezza dei rischi del web.

Sono i dati annuali di Generazioni Connesse, in collaborazione con Skuola.net, Università degli Studi di Firenze e Sapienza Università di Roma – CIRMPA, su un campione di 2.472 studenti di scuole secondarie di primo e secondo grado

Con la pandemia, tra il 2019 e il 2020 era più che raddoppiata la percentuale di chi restava connesso tra le 5 e le 10 ore al giorno, mentre nell’ultimo anno si sta lentamente tornando ai livelli pre-pandemia (più della metà dei ragazzi dichiara di aver ricevuto indicazioni e informazioni utili per difendersi dai pericoli della rete, il doppio rispetto a un anno fa, in cui solo il 29% si confrontava su questo). 

La rete e la scuola

Non solo: grazie alla super-connessione da pandemia, sono aumentate le competenze in rete e nell’ultimo anno il 95% degli studenti e delle studentesse ha dato supporto a coetanei per orientarsi al meglio nella dimensione digitale. Sembrano sciocchezze, ma la consapevolezza che sia inopportuno disseminare dati sensibili, fare attenzione alle persone conosciute, non condividere video privati o foto, l’importanza del consenso quando si pubblica contenuto in cui compaiono anche terzi, verificare l’attendibilità di chi ci contatta, sono evoluzioni di straordinaria importanza, a livello di alfabetizzazione digitale.

Le maggiori minacce infatti restano il sexting, la pedopornografia e il cyberbullismo: negli ultimi 2-3 mesi, il 24% degli intervistati racconta di aver scambiato proprie immagini intime, mentre il 7% dichiara di essere stato vittima di atti di cyberbullismo, a cui si aggiunge un 2% di cyberbulli e un 21% di spettatori di tali atti.

Attenzione attenzione: i ragazzi e le ragazze intervistate hanno dichiarato di avere acquistato consapevolezze e competenza grazie ai docenti di scuola. Per questo diventa fondamentale che anche il corpo insegnanti sia disponibile a formarsi su tali argomenti. Anche perchè, purtoppo, ancora il 68% delle ragazze e dei ragazzi non ha mai sentito parlare del nuovo regolamento per il trattamento dei dati personali, il GDPR, entrato in vigore nel 2018.  

Per ragazzi, ragazze, genitori, insegnanti, e tutti coloro che volessero approfondire tematiche come adescamento online, dipendenze da videogiochi e dalla rete, il fenomeno del deep fake e del zoombombing, lo sharenting, la web reputation, il diritto all’oblio, il body shaming, il malware e phishing, la netiquette, parent control, gli hate speech, sexting, cyberbullismo, etc, consiglio questo sito web, e di leggere un libro a mia cura, Web, social ed etica. Dove non arriva la privacy: come creare una cultura della riservatezza.

Nell’attesa di Il futuro dei social network, a cura di Giovanni Prattichizzo, social media manager dell’Istat, in uscita nel novembre 2022 (che consiglio di prenotarsi abbonandosi ai nostri Mag-book), si può leggere Nuove tecnologie e web, un libro con le firme italiane più autorevoli sull’argomento.

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