Piccola problematica, una carezza in formato podcast
Il futuro dei media può trovarsi in un paio di cuffie? Parliamo di podcast, dei benefici, di Marta Daddato e il suo "Piccola Problematica".
Il futuro dei media può trovarsi in un paio di cuffie? Parliamo di podcast, dei benefici, di Marta Daddato e il suo "Piccola Problematica".
Il futuro dei media può trovarsi in un paio di cuffie? Parliamo di podcast, dei benefici, di Marta Daddato e il suo Piccola Problematica.
I podcast rappresentano una tipologia di contenuto digitale molto apprezzata, soprattutto recentemente. A dirlo, non sono soltanto io, ma centinaia di espert* e aziende, che sempre di più preferiscono utilizzare questo strumento di comunicazione.
Il termine nasce nel 2003 grazie ad Adam Curry e Dave Winer, i pionieri della tecnologia RSS feed (Really Simple Syndication). I podcast sono simili ai programmi radiofonici, accessibili e realizzabili da chiunque abbia l’attrezzatura di base adatta, dei microfoni, un software e… qualcosa da dire. Sono formati da un insieme di episodi audio o video e ciò permette loro di essere presenti su più piattaforme, oltre a YouTube e Spotify.
Ma perché i podcast piacciono così tanto? Sono immediati, flessibili e permettono agli ascoltator* di essere multitasking: io stessa, infatti, ascolto podcast mentre faccio la mia camminata a passo svelto quotidiana, oppure mentre si svolgono le faccende domestiche, o ancora, sul treno, per sovrastare il volume degli adolescenti urlanti.
I contenuti sono così vari, che è impossibile non trovare quello adatto a noi: dal true crime, ai consigli di finanza, dalle interviste, ai podcast sulla crescita personale… insomma, tutti i gusti possono essere soddisfatti.
Ciò che colpisce gli ascoltator* è l’autenticità dei podcaster, questo senso di vicinanza, di connessione emotiva con le persone che fa sembrare loro di essere parte delle quattro chiacchiere. A dirla tutta, l’ascolto di un podcast può rappresentare un vero e proprio rituale per il proprio benessere, per trovare compagnia e una sorta di comfort psicologico.
Negli Stati Uniti, gli ascoltator* sono più di 100 milioni e anche il pubblico italiano sta iniziando ad innamorarsi di questo nuova tipologia di intrattenimento. Nello Stivale, Spotify ha registrato oltre 3 milioni di podcast solo nel 2023 ed è facilmente intuibile che il numero sia destinato a crescere. Tra i podcast più famosi, almeno su Spotify, troviamo delle produzioni legate al mondo dell’informazione come Sky Italia, E poi il silenzio – il disastro di Rigopiano a cura del giornalista, autore, sceneggiatore pluripremiato Pablo Trincia. Sempre figlio del giornalismo è il podcast The Essential proposto dalla giornalista Mia Ceran in collaborazione con Will Media.
Merita la nomina anche il podcast Elisa True Crime di Elisa De Marco – da molti definita la regina dei podcast e di YouTub” – prodotto da OnePodcast e che ci narra i casi di true crime che l’hanno particolarmente scioccata.
Alessandro Cattelan e Luca Casadei, con i loro rispettivi podcast Stasera c’è Cattelan – Supernova e ONE MORE TIME – ci propongono travolgenti interviste.
Tra le rivelazioni del 2023, invece, troviamo sicuramente Tavolo Parcheggio degli influencer Nicole Pallado e Gianmarco Zagato, che amano intrattenere il pubblico con le loro curiose e irriverenti conversazioni sul tutto e sul niente.
Dal 28 ottobre scorso, però, nel panorama dei podcast si è fatta spazio una ventunenne, tiktoker, minuta e con mille pensieri per la testa: Marta Daddato, con il suo podcast Piccola Problematica.
Come prima cosa, ve la presento. Marta Daddato è una tiktoker, influencer romana classe 2002, che, nel 2019 ha fatto anche il suo ingresso nella musica rap con brani energici e puntati sul tema dell’autodeterminazione. Con 2.8 milioni di follower su TikTok e quasi 800 mila su Instagram, Marta è una delle maggiori creator della GenZ.
Il podcast si sviluppa in due appuntamenti settimanali su YouTube e Spotify: il lunedì e il giovedì alle 14:00. L’episodio del lunedì tratta delle tematiche più coinvolgenti e impegnate dal punto di vista emotivo, come la separazione dei suoi genitori, il rapporto astioso con la sorella maggiore, la crisi del quarto di secolo, le relazioni e le difficoltà che possono vivere i giovani. Il giovedì, invece, è dedicato a temi più casuali, più random. La Daddato si apre (in compagnia del suo orso di peluche gigante), si mette a nudo parlandoci di come no, gli anni della giovinezza non siano i migliori anni della nostra vita. Una parte importante del podcast sono anche le sue riflessioni e il suo percorso psicoterapeutico: è come un diario segreto, raccontato a cuore aperto, in formato audio e video. Ciò che è fondamentale è la sua personalità, la sua autenticità: il modo in cui fa sentire compresi e accolti i suoi ascoltator*, il suo essere senza filtri, con una forte e coraggiosa autoironia e il racconto delle esperienze della sua vita e delle sue fragilità in maniera semplice, adatta all’immedesimazione.
Ed è proprio questo che colpisce del suo podcast: il suo pubblico. Potremmo aspettarci che sia formato da adolescenti amanti della piattaforma TikTok, eppure, la sua audience conta anche giovani vicin* alla fascia dei trent’anni, genitori e persone di mezza età.
Uno dei primi commenti rivolti alla creator arriva proprio da un papà, che le riferisce di aver iniziato ad ascoltare il podcast per curiosità, ma che gli sia stato utile in un modo completamente inaspettato: egli è riuscito a comprendere un po’ di più il mondo della figlia adolescente.
Un altro ascoltatore afferma in un commento di aver fatto ascoltare l’episodio sulle paure e il non riuscire a tenere la vita sotto controllo (disponibile solo su YouTube) alla propria madre, che soffre della medesima paura.
Una donna di 29 anni, invece, esprime come la puntata riguardante la solitudine l’abbia fatta sentire capita:
“Non conosco la tua storia, non so nulla. Posso dirti quello che ho vissuto e sto vivendo, che fare cose da soli, stare da soli, sì è bello, ma sono quando sai che tornando a casa, qualcuno c’è. […]Tra qualche mese faccio 30 anni e sono ancora sola. Nel tempo, la cosa è peggiorata, è come se non avessi più proprio la capacità innata di accostarmi alle persone, anche se l’essere sola mi sta torturando“.
C’è, pure, chi la pensa diversamente e scrive
“Nella società di oggi non c’è nulla di positivo, se non il fatto di essere vivi. […] oggi abbiamo troppo e non possiamo avere tutto, sta parlando un giovane di 54 anni […]“
Una ragazza ventunenne come Marta, invece, commenta
“mi ci rivedo molto in te […] il non avere amici mi ha insegnato a stare bene con me stessa (anche se, ogni tanto, qualche crollo emotivo c’è) e vedere i tuoi video mi fa più che bene. […] sei vera, sei sincera e hai una spontaneità bellissima.”
Ciò che pare evidente è l’enorme eterogeneità del suo pubblico, che riesce a superare i confini del genere e delle età: tutt*, con Piccola Problematica, riescono a sentirsi rappresentat*, pur partendo da esperienze totalmente soggettive.
Personalmente, mi ha colpita molto l’episodio sulla scuola, criticata da Marta, ma accoppiata a speranze, consigli maturi, polemiche costruttive, pensate e intelligenti.
Sì, Piccola Problematica riesce a dare voce a tutte quelle paure nascoste nel cuore dei giovani, ma non solo. Riesce a diventare quell’appuntamento bisettimanale al quale non si può rinunciare, perché a volte si ha il bisogno di sentire parole di conforto, di sentirci dire
“hey, non sei sbagliatə, anche io sto provando quello che provi tu”.
Riesce ad essere quella carezza amichevole, che spesso, il mondo là fuori non riesce a darci.