Avete mai avuto a che fare con un sardo trapiantato in Toscana al quale, durante il primo incontro, non siete piaciuti? Ecco! Probabilmente la salita di una montagna senza attrezzatura sarebbe sembrata una cosa molto più semplice. Ma visto che le sfide mi piacciono molto, provai a fargli cambiare idea, cercando di parlare poco e rispondendo solo alle sue domande. Abbandonai subito, ovviamente, l’opzione montagna che, vista la mancanza di allenamento, alla fine sarebbe risultata difficile. Quindi in quell’occasione mi portai via i vini, e gli prospettai l’idea di rivederci dopo averli assaggiati a casa mia.

Credo che in quell’attimo gli abbia dato sollievo la speranza che la mia proposta non avesse seguito. In fondo quante volte incontrando persone che non vediamo da tempo gli proponiamo incontri senza convinzione? Invece, demolendo quel luogo comune, dopo qualche giorno mi ripresentai.

Il mio sardo preferito, si chiama Sergio Falzari così come la sua azienda, ed é a pochi chilometri dal centro di Vinci, il paese natale di Leonardo, in Toscana. Lo ritrovai in cantina, nel suo mondo, in mezzo a tini di cemento, anfore e botti vecchie. Ovviamente non mi sorrise, ma diciamo che la mia caparbietà lo sorprese. Mi domandò quale tra quei vini mi fosse piaciuto di più, ma sopratutto come avevo fatto a trovarlo. Banalmente avrei potuto rispondere: Google maps, ma in realtà sapevo che era un viticultore atipico per la zona e per il tempo, ormai lungo, che lo aveva accompagnato nella scelta biologica e biodinamica.

Cominciò così in quel pomeriggio, un dissertare su ogni aspetto dei suoi 4 vini, ma soprattutto su uno di questi: il Pilandra. Un Sangiovese in purezza che tuttora mi avvolge e mi fa comprendere quanto la diversità dei territori, sia il patrimonio imprescindibile per amare il vino.

Questa zona é situata tra il Chianti classico, le colline che corrono verso Lucca, le spalle a Carmignano e il mare non così distante. Un paradiso di incontri che in questi 5 ettari mezzo di vigne, danno senso alla parola eleganza. Come se in questa sua espressione riuscisse a coniugare tutti gli aspetti di una personalità unica senza l’arroganza delle sua caratteristiche. Un piccolo gioiello che somiglia molto ha chi lo produce. Sergio ama le sue origini e difende le sue scelte, prima di ogni cosa e tanto da non scendere a compromessi per produrre qualche bottiglia in più. Mi rimase impresso quando mi raccontò di non aver vendemmiato nel 2014 per la poca sanità dell’uva.

Siamo diventati amici, come solo poteva succedere in altre epoche: raccontandosi davanti ad una bottiglia. Ho scoperto piano piano che l’arte é una componente importante del suo vivere. Le etichette sono riproduzioni di quadri di sua madre, pittrice affermata, e lui, nel tempo libero, è un ceramista eclettico. Il suo vino è frutto del rispetto che ha per quei grappoli che hanno bisogno di essere capiti e non omologati. Il Pilandra passa dal tino in acciaio per maturare nel cemento, mentre una piccola parte sosta in botti esauste. Ha note balsamiche e minerali che si fondono in tannini così eleganti da confondere. Esiste in questa storia anche un fratello, Roberto, che tutte le volte mi fa ridere per quel suo modo dissacrante di parlare del loro lavoro e del vinaccio che producono.

In questo mondo dove l’omologazione sembra essere la chiave per essere in sintonia, vorrei tutti gli incontri sbagliati con persone come Sergio, che da veterinario, in un giorno ha lasciato il camice per scegliere di curare questa terra ascoltandola attraverso le sue vigne. Ogni volta che il Pilandra entra nel bicchiere mi ricorda che per amore è sempre tutto possibile.

Azienda Agricola “Il Giardino” di Sergio Falzari
sfalzari@gmail.com
Via del Fondaccio, 19 – 50059 Vinci (Firenze)

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