A rotta di protocollo la minestra dell’Istruzione sta per scendere giù dal tubo digerente del corpo docente, in quello già provato degli studenti ancora storditi dalla DAD, per sbrodolarsi infine su quelle povere anime che frequenteranno delle scuole-clinica blindate. Se, come dice Giordano Bruno, messo al rogo nel 1600 a 52 anni, “Invisibili fili uniscono ogni corpo al tutto”, potremmo giustificare quanto accade collegandolo alle recenti scoperte in campo astrofisico.
“Non è quello che ci aspettavamo, l’espansione dell’Universo sta ancora superando le nostre previsioni” ha dichiarato di recente Adam Riess, premio Nobel per la fisica nel 2011 assieme a Saul Perlmutter e Brian P. Schmidt per la scoperta nel 1998 che l’Universo è in una fase accelerata della sua espansione. E quindi eccoci proiettati verso un ginepraio oscuro, che la diritta via è ormai smarrita da tempo: ci piomba addosso questa sbornia ipocondriaca globale che di fatto è solo la conseguenza di uno sviluppo ipertrofico di uno pseudo-benessere a sfondo tossico.
La comunicazione è sempre più disturbata da interferenze virali, demenziali e polarizzanti; la ribalta terroristico-mediatica è affidata a virologi, epidemiologi, parassitologi, microbiologi, infettivologi e in-sicurezzologi. Alla sarabanda di bollettini paranoici e focolai di guerra rispondono certi untori smascherati che si ritrovano in assembramenti libertini, ripresi da altri influencer che contaminano i social di scemenze. Di pari passo le fake’n’fake news imperversano nell’etere e nel digitale come arma di distanziamento e consunzione di massa sballottando l’audience tra tamponi taroccati, TSO intimati, medici radiati, quarantene galleggianti, hotspot-lager traboccanti, esplosioni eclatanti, lock down che abbatte il PIL con il MES indigesto ai M5S, ma senza parlare degli effetti del 5G in nessun TG… E’ come se si fosse scatenata su di noi l’ira del Dio Denaro!
Chissà perché ma questo scenario da quadro clinico mi riporta indietro di 45 anni, quando vidi “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, diretto magnificamente da Miloš Forman. Crandle Patrick McMurphy, uno che si finge pazzo ma in realtà è solo insofferente verso ogni forma di autorità, viene mandato in un ospedale psichiatrico per essere vagliato. Avevo 13 anni e mi immedesimai talmente in questo personaggio interpretato così bene, che Jack Nicholson diventò il mio idolo. Così sbalorditivo nel ribaltare delle regole di tipo carcerario, nel contrastare convenzioni assurde e persecutorie in cui si ritrovò incastrato assieme ad una congrega di degenti reclusi per varie ragioni senti-mentali. Nella mia mente vi rimase un marchio indelebile quando assistetti attonito alla scena finale… Che non voglio svelare per chi volesse gustarsi un cult movie che più passa il tempo e più diventa attuale.
“Voi non siete più pazzi della media dei coglioni che vanno per la strada”.
Così si rivolge McMurphy ai suoi pittoreschi compagni di sventura un po’ pazzerelli ma sempre più presenti al suo cospetto, perché vorrebbe destarli dal loro torpore: si può stare anche imbambolati davanti ad una TV che non trasmette quello che vorremmo (nel film una partita di baseball ingiustamente negata) ma se la carica eversiva diventa irrefrenabile basta poco per trasformare ciò che si vede, in qualcosa che scatena gioia o furore, a seconda di chi conduce il gioco.
Nel film un esilarante Jack Nicholson simula ad alta voce una radiocronaca pazzesca di una partita immaginaria che scatena una gioia ed un entusiasmo irrefrenabili ad un uditorio incredulo ma complice nonostante la perplessità, con lo scopo di sfuggire alle maglie repressive messe in atto dall’infermiera. Se a condurre il gioco c’è invece qualcuno che ha paura della Verità, la carica emotiva che si propaga scatena l’ansia del nemico, come accadde con la propaganda statunitense negli anni ‘50, che innescò la fobia verso i sovietici con assurde simulazioni di guerra nucleare (consiglio di vedere The Atomic Café). Oppure suscita la paura della morte di fronte ad un nemico invisibile, come appare ben orchestrato oggi a livello globale, nonostante la principale causa di morte precoce sia per lo più dovuta alla stupidità dell’essere umano: denutrizione, incidenti, omicidi, guerre, suicidi, radioattività, sfruttamento, abitazioni, strade e ponti che si sgretolano, tumori maligni alimentati dall’inquinamento, non solo dell’ambiente ma anche dei cuori.
Per uscirne in modo socratico “temere la morte, altro non è che credere di essere sapiente senza esserlo, ovvero credere di sapere quel che non si sa”.
Diverse osservazioni indicano che l’universo potrebbe essere costituito per un 70% circa da energia a pressione negativa distribuita omogeneamente nello spazio, la materia oscura costituisce il 25% e quella che vediamo il 5%. La realtà che quindi percepiamo non è che una minima parte della totalità, perché non teniamo conto di quella che sfugge ai nostri sensi, ma presumiamo comunque di conoscerla, come la Scienza Ufficiale (praticamente un ossimoro) basata su un vecchio concetto positivista piuttosto che sul costruttivismo. Socrate risponde ad uno che lo svergogna perché rischia la pena di morte: ”Hai torto, caro mio, se pensi che un uomo anche di non grande valore debba far conto del pericolo di vita o di morte: l’unica cosa di cui dovrà curarsi, quando agisce, sarà se le sue azioni sono giuste o meno, e le sue opere degne di uomo nobile o ignobile”.
Prima di essere giustiziato, Socrate, a 70 anni nel 399 AC, con il supporto del suo dàimon o guida divina che lo assistette spesso in ogni sua decisione, si mise a disposizione di chiunque volesse confrontarsi con lui per ricevere consiglio e apprendere grandi nozioni, senza elargire alcun compenso. Perciò mettiamoci platonicamente a disposizione: cercasi (coniugate anche al femminile) filosofi intrattenitori, cantanti e cantastorie, poeti conversatori, buffoni, pagliacci e clown, scrittori attori, maestri parlatori, mediatori, facilitatori, chiacchieroni simpatici, gente di compagnia, giocherelloni empatici e tanti artigiani partigiani con in testa una resistenza che s’accende di buona energia: paura, clausura, isolamento e censura vanno contrastate con fiducia, libertà di pensiero, ascolto e accoglienza.