“ReWriters fest.”: l’intervista a Sygma, il dj della seconda serata
Dj Sygma ha fatto la storia dell’elettronica in Italia: "servono idee per riscrivere il mondo e prepararci a un livello esistenziale nuovo".
Dj Sygma ha fatto la storia dell’elettronica in Italia: "servono idee per riscrivere il mondo e prepararci a un livello esistenziale nuovo".
Il ReWriters fest. è alle porte. Il terzo weekend di ottobre, Palazzo WEGIL a Trastevere ospiterà artisti e professionisti dei più svariati ambiti, tra workshop, conferenze e discussioni a cui sarà possibile partecipare. Si passerà da esibizioni di arti visive, a colazioni letterarie a concerti musicali.
La sera di sabato 16 ottobre, a decidere di che colori tingere l’atmosfera, dietro la consolle ci sarà Sygma, nome d’arte di Sergio Marini. Dj che ha fatto la storia dell’elettronica in Italia dagli anni ’90 ad oggi, a cui ho avuto la fortuna di porre qualche domanda.
Come nasce dj Sygma e qual è l’idea, il progetto musicale da cui parte?
Sygma nasce concettualmente a metà della decade d’oro per quanto riguarda la musica ed il mondo del clubbing: gli anni ’90. Ero affascinato dalla musica che arrivava da paesi come Germania ed Olanda ed i miei punti di riferimento erano techno, trance e quella che da noi veniva chiamata progressive. Il progetto musicale, nel corso degli anni, ha avuto diverse sfumature ma sempre focalizzato su un concetto di base: la musica si fa con le idee.
È stato difficile inserirsi e affermarsi sulla scena musicale italiana?
I primi veri risultati arrivarono nel periodo d’oro di m2o, quella dell’amico Provenzano, di Bolognesi, Amoroso, Remondini, Mazza (tutti grandi professionisti con cui tutt’ora permane una buona amicizia ed una stima reciproca), la radio italiana che più di tutte, nel suo format originario, aveva dato la possibilità ad artisti nuovi ed emergenti, di farsi ascoltare. Parliamo di un periodo in cui la vendita del supporto fisico era già ridotta all’irrilevanza, ma posso dire che ho fatto le mie belle n.1 in classifica proprio grazie al concetto espresso prima: avevo buone idee.
La sua carriera è costellata da collaborazioni notevoli, ce n’è qualcuna che emerge in particolar modo fra le altre?
Quando ho iniziato a comporre musica, avevo dei solidi punti di riferimento e ad oggi posso dire di aver avuto modo di collaborare con tutti loro e di aver instaurato un ottimo rapporto di stima professionale reciproca. Ferry Corsten, Mauro Picotto, Mario Più e diversi altri di cui saprete nei prossimi mesi. Ma la collaborazione più altisonante è senz’altro quella con l’attrice premio Oscar Anne Hathaway, una persona meravigliosa ed una artista di immenso talento con cui ho avuto l’onore ed il piacere di pubblicare un brano, A deeper truth. E sì, è davvero uscito (sulla leggendaria etichetta Black Hole Recordings) come Sygma with Anne Hathaway.
Cambierebbe qualcosa del suo percorso da artista fino ad oggi?
Parto dal presupposto che un percorso di vita non vada mai rinnegato, perché ciò che sei oggi lo devi ai passi fatti finora. Ogni difficoltà vissuta, anche la più terribile, era evidentemente necessaria per la crescita mentale e spirituale.
Quella dell’elettronica è una passione isolata o va a braccetto con qualche altra sua passione, da cui magari giungono ispirazioni?
Sono stato studente di cinema e quello della produzione audiovisiva è un settore in cui sto entrando in punta di piedi. E l’ispirazione vale nelle due direzioni: un brano musicale può ispirarmi una pagina della sceneggiatura di un film, oppure un episodio di una serie Netflix può ispirarmi una melodia. Ma per ora… non posso dirvi altro.
Come ha vissuto e come vive questo momento di stop ai club in Italia causa Covid19? Glielo chiedo soprattutto in vista del ReWriters Fest, dove si esibirà la sera del 17 ottobre.
L’ho vissuto molto bene, meditando e riflettendo, ho cercato di comprendere ed apprendere cosa stesse succedendo nel mondo e perché. Questa esperienza, che non è certo conclusa, dovrebbe aver arricchito tutti noi ma quel che vedo è una sorta di spartiacque, di divisione più netta tra persone che cercano di migliorare sé stesse ed il mondo circostante e chi invece si è racchiuso ancor di più in paranoie e meccanismi sociali ottusi e distruttivi. In questo senso, la mia filosofia artistica della “NuZone” si sposa perfettamente con il concetto portante di ReWriters: servono idee, filosofie, illuminazione per riscrivere il mondo e capire che siamo già in un livello esistenziale nuovo.
Il mondo contemporaneo chiede orecchie attente alle tante tonalità che lo compongono e fugge le vecchie concettualizzazioni. Quanto è importante l’arte nell’esprimere bisogni e colori di una generazione e di una condizione?
Già prima della pandemia il mondo sembrava voler chiedere nuovi punti di riferimento ed il campo artistico è sempre una sorta di avanguardia in questo senso. Se ci guardiamo intorno, chi sono i nomi a cui oggi siamo ancora legati? Gli stessi di 30/40 anni fa. Il fatto è che non ci sono stati altri personaggi che abbiano fatto qualcosa di altrettanto semplice e memorabile. C’è una richiesta di semplicità, di essenzialità. Lo stesso concetto si applica alla musica e al mondo delle discoteche: non esistono i nuovi Queen; non esistono i nuovi Eiffel65, la gente ascolta e balla ancora Blue; non esistono nuovi Prodigy, né nuovi Chemical Brothers, né un nuovo Eminem. Tutto il sistema mediatico mondiale non ha saputo proporre idee nuove e nomi che rimanessero nella storia come gli esempi citati. Molti nomi odierni, vengono sovraesposti dai media, come fossero eccellenze, ma si deduce facilmente che questa epoca di transizione è incastrata in un sistema artistico effimero che sembra gridare a squarciagola qualcosa di cui al pubblico interessa poco o nulla. Ma, appunto, è una fase di grande cambiamento, ciò che abbiamo davanti a noi sarà completamente nuovo… Let’s rewrite the world, let’s get to the NuZone!