Una specie di pallone aerostatico, una persona aggrappata che scappa, l’inquadratura coinvolgente dall’alto, una bellissima plongée e poi il paesaggio che scorre: l’emozione è unica, ecco il mio primo incontro con il cinema unico di Andrej Tarkovskij, in questo caso la pellicola Andrej Rublëv del 1966.

L’incontro con il cinema di Andrej Tarkovskij personalmente è stato folgorante, inatteso. Il 4 Aprile 2022 si sono festeggiati i 90 anni dalla sua nascita, per ricordarlo vi propongo un documentario, un libro e un album musicale.

Il cineasta russo ha mutato la storia del cinema con una visione originale interessandosi al concetto di tempo.

Iniziamo con uno splendido documentario presentato nel 2019 alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Andrej Tarkovskij. Il cinema come preghiera firmato dal figlio Andrej A. Tarkovskij. Non solo un atto d’amore verso il padre ma un tentativo di approfondire, attraverso materiali inediti, l’uomo e il regista.

Come ricorda il figlio del cineasta:

«Sono stati molti e originali i tentativi di spiegare il fenomeno Tarkovskij nell’arte contemporanea. Ma cosa ne pensava Tarkovskij stesso? Da dove veniva la sua ispirazione? Cosa voleva comunicare alle persone che vedevano i suoi film? Questi sono stati gli obiettivi che mi sono posto realizzando il film, per portare gli spettatori alle origini del suo pensiero e per condividere l’emozione di incontrare di nuovo il grande artista, uomo e mentore che è stato mio padre».

Il testo che vi propongo è Scolpire il Tempo. Riflessioni sul cinema, ripubblicato nel 2015 dall’Istituto Internazionale Tarkovskij, in cui l’artista espone la sua estetica. Si tratta di un volume fondamentale per immergersi nella poetica direttamente dalla sua voce:

«in che cosa consiste allora l’essenza del cinema? Convenzionalmente lo possiamo definire uno scolpire il tempo. Analogamente allo scultore che prende un blocco di marmo e, guidato dalla visione interiore della sua futura opera, toglie tutto ciò che è superfluo, cosi il cinema dal “blocco del tempo”, che abbraccia l’enorme e inarticolata somma dei fatti della vita, taglia fuori e getta via tutto ciò che non serve…».

L’ultimo suggerimento è musicale, si tratta del primo album Nostalghia – Song for Tarkovsky del 2006 editato dall’etichetta Ecm Records, del Tarkovskij Quartet, che accoglie il nome nome e trae ispirazione dall’artista russo.

Il quartetto si compone di François Couturier al piano, Anja Lechner al violoncello, Jean-Marc Larché al sassofono soprano e Jean-Louis Matinier alla fisarmonica.

Una musica densa che si muove tra improvvisazione e scrittura, capace di cogliere le variegate atmosfere e possibilità del cinema del regista.

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