Abbiamo incontrato Robert Fell, produttore musicale specializzato in musica elettronica da ballo, che è pure appassionato di arti marziali e viaggi. Ha appena creato Humanize Records, nuova label che gestirà in collaborazione con Jaywork Music Group, realtà specializzata nel far crescere nuovi talenti.

“Riscoprire il motivo per cui ho iniziato a fare musica mi ha dato la spinta iniziale per questo nuovo capitolo. Sintetizzando: ‘House music’ in tutte le sue forme, da quella più pop a quella più club, elettronica, tech, collaborando con altri producers ma mantendendo sempre il mio touch musicale”, spiega. “Non nascondo che in questo progetto mi prenderò anche dei bei rischi artistici, con cose magari fuori dagli schemi, suoni nuovi, strutture diverse, insomma un po’ di innovazione a mio rischio e pericolo”.

Cerchi quindi una grande hit?
Se guardiamo al passato le più grandi Hit sono sempre quelle che hanno un po’ rotto col “filone del momento”. Jaywork è perfetta per questo, con Luca Peruzzi e Luca Facchini non ho quegli odiosi paletti nemici della creatività.

Musica elettronica. Le novità

Che stai facendo di bello in questo momento dal punto di vista musicale e personale?Sto studio h24! Sto lavorando ad un sacco di musica nuova che uscirà prossimamente, anche in collaborazione con altri produttori. C’è un progetto house-pop assieme a Kristin Palmeri, una talentuosa cantante e songwriter italo-americana di Miami, con lei siamo già alla 5° release. Con Humanize Records posso organizzare le uscite in maniera efficace e con una visione a lungo termine.

Come ti sembra il periodo musicale che siamo vivendo, in ambito dance elettronica e non solo?
Lo vedo pieno di possibilità. Le nuove tendenze musicali in ambito club, dance e festival, ora come non mai, sono guidate dall’innovazione e dalla fusione di generi. La house e tutte le sue sfumature fa sempre ballare tutti, la techno si sta evolvendo, aumentando di bpm con richiami anni 90/2000. I festival stanno integrando la realtà virtuale e aumentata per esperienze immersive, mentre i DJ set in live streaming figli del lockdown permettono di raggiungere un pubblico globale. Inoltre, le serate a tema e i micro-festival stanno guadagnando popolarità, offrendo esperienze più intime, personalizzate ed esclusive, anche perché dobbiamo renderci conto che il pubblico si allarga, tutto questo riguarda sì i giovani ma anche non, c’è tutta una generazione precedente (ma forse anche due) che ricerca serate di musica elettronica che ormai (e per fortuna) è per un grande pubblico.

Ci racconti quali sono le tue radici musicali?
Come per molti a questo mondo ci si avvicina come DJ e poi si scopre che la musica oltre a proporla la si vuole anche creare. Eccomi!, presente! anche io sono uno di quelli. Cominciare a fare il produttore negli anni ’90 non era facile come adesso, ma la tecnologia era in rapida evoluzione. I sintetizzatori analogici e le prime workstation digitali richiedevano tempo per essere padroneggiati, ma offrivano possibilità creative immense. C’era già il profumo all’orizzonte del digitale, snobbato all’inizio dai più, ma che ho abbracciato con entusiasmo fin dall’inizio. Non c’erano tutorial online o corsi accessibili come oggi, quindi imparare era spesso una questione di tentativi e tanti errori (ed orrori). Tuttavia, questa sfida ha alimentato la mia passione, c’era tutto un mondo da scoprire Questa esperienza mi ha insegnato l’importanza della perseveranza e della disciplina unite alla curiosità. In sintesi: non smetto mai di imparare cose nuove in questo mondo neanche adesso.

Come ti presenteresti come artista a chi non ti conosce? 
Sono un dj/producer dal lontano 1996. Per molti anni oltre ai miei progetti ho lavorato principalmente come ghost producer, contribuendo in silenzio al successo di numerosi brani e collaborando con diversi artisti, fra cui Cristian Marchi, T78 aka Activator per citarne solo alcuni. Il bello della musica elettronica è che non ha confini creativi, la mia passione per questo genere mi ha sempre spinto a sperimentare e perfezionare il mio suono, mescolando influenze e stili diversi, spesso e volentieri anche uscendo dall’elettronica dance verso altri mondi.

Club e festival, la situazione

Come vedi l’attuale panorama di club e festival?
In continua evoluzione, sopratutto l’ambito festival. Alcuni eventi riescono ad attirare anche persone che normalemente non frequentano il club, attratti più che altro dall’evento in se, dall’unicità della “One Night”, un po’ come andare ad un concerto. Palchi sempre più Hi Tech, organizzazioni sempre più precise e meno improvvisate, fantastico! Il mondo club indubbiamente sta soffrendo, ma, guardando e analizzando bene non siamo più negli anni 90 di vacche grasse, ora bisogna un po’ “remixare” il tutto e far vedere il vero valore. Il pubblico ora ha aspettative molto alte, con i solcials in tempo reale riesce a vedere cosa succede in tutto il mondo, Ibiza, Miami, LA e poi si aspetta le stesse cose anche nel club che ha in zona. Poi forse un’ altra grande differenza è che la gente (perlomeno in Italia) ha meno interesse verso la musica da club in se (eccezioni a parte, ovvio), al contrario conosce vita morte e miracoli dell’ultimo/a tiktoker di turno. Ma sono fiducioso, è semrpe stato tutto un mega ciclo, mode, musica, arte, tendenze. L’importante è non combattere le guerre nuove con armi vecchie, il mondo cambia e ora come ora sempre più velocemente.

Condividi: