Oltre 2milioni132mila firme per ben 8 petizioni internazionali in corso. Una campagna italiana, con la forza di persone e associazioni, sindacati, ambientalisti storici e giovanissimi, chiese e realtà di differenti ispirazioni religiose e poi tutte le organizzazioni di appoggio ai movimenti indigeni e ai sem terra. Oltre 450 realtà delle due sponde dell’oceano chiedono a una voce ai governi europei, e per quanto ci riguarda al Governo Draghi, di non condannare l’Amazzonia e i suoi popoli alla distruzione fermando l’accordo di liberalizzazione commerciale tra Unione europea e i paesi che danno vita al mercato comune del Mercosur, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.

Stop Eu-Mercosur è la nuova campagna internazionale che chiede di permettere una ripresa sostenibile dopo la pandemia rinunciando a quel modello commerciale zero regole/massimi profitti obsoleto, che ha rovinato il pianeta: è al servizio degli interessi privati a scapito dei limiti ecologici e del benessere degli animali, e genera disuguaglianze sociali insostenibili.

Nella lettera inviata a tutti i livelli di Stato e di Governo dei Paesi coinvolti, si spiega che “gli obiettivi e gli elementi centrali di questo accordo sono in diretta opposizione all’azione per il clima, alla sovranità alimentare, alla difesa dei diritti umani e del benessere degli animali. L’accordo incentiverà ulteriormente la distruzione e il collasso della biodiversità in Amazzonia, nel Cerrado e nel Gran Chaco – si sottolinea – attraverso l’aumento delle quote di importazione per carne bovina ed etanolo, perpetuando un modello estrattivo di agricoltura incarnato dal pascolo intensivo, dall’espansione delle aree recintate per l’allevamento e dalle monocolture dipendenti dalla chimica. Approvare il trattato darebbe un forte segnale politico: che gli orribili abusi dei diritti umani legati alle filiere coinvolte sono ritenuti accettabili”.

Un pericolo certificato da una lettera aperta di circa 200 economisti di tutto il mondo tra cui Pablo Bortz, James Galbraith, Jayati Ghosh, Ann Pettifor and Servaas Storm: i più influenti e noti di quelli schierati per la giustizia sociale e la lotta ai cambiamenti climatici. Per l’Italia la firmano Marcella Corsi, riferimento italiano del network EuroMemo che monitora le politiche europee, Giovanni Dosi del Sant’Anna di Pisa, Guglielmo Chiodi della Sapienza di Roma e Salvatore Monni di Roma Tre, Annamaria Simonazzi della Fondazione Sapienza, il giovane riferimento dei Fridays for Future Riccardo Mastini e Alessandro Vercelli dell’Università di Siena. “Considerato quello che c’è in ballo per i lavoratori e gli agricoltori di entrambe le regioni, per le popolazioni indigene dell’Amazzonia e per il clima e le condizioni di vita di tutti i cittadini – spiegano gli economisti – riteniamo urgente che la Commissione Europea commissioni una nuova valutazione basata sui dati più recenti e su modelli d’analisi più avanzati”. Per di più la garante europea del funzionamento dell’Unione, la Ombudsman Emily O’Reilly, ha recentemente censurato la Commissione europea per aver firmato in via preliminare l’accordo senza aver concluso, come sarebbe d’obbligo, la valutazione dell’impatto del trattato sullo sviluppo sostenibile, perché così “rischia di minare i valori europei e la capacità pubblica di discutere il merito dell’accordo”.

Il Governo italiano confida che la Commissione Ue trovi al più presto una soluzione che salvi il trattato – e gli affari delle oltre 500 imprese italiane che operano nell’area del Mercosur – anche se al momento tutte le soluzioni proposte sono state bocciate dalle valutazioni indipendenti della società civile.  “Stiamo morendo, ci stanno uccidendo l’uno dopo l’altro, comunità per comunità per fare spazio ai loro affari, fermiamoli, fermateli, fermatevi”, è l’appello di Sonia Guajajara, leader della Articulação dos Povos Indígenas do Brasil. Possiamo farlo insieme.

Condividi: