Amazzonìzzati! È adesso o mai più! Entra nella foresta dei nostri sogni, lotte e resistenze! Più forte di tutte le voci della morte, sarà il grido della vita che nasce dall’Amazzonia e dal mondo!”
Il 1 agosto, giornata mondiale della Pachamama, la Madre Terra, 540 popoli dell’Amazzonia di nove Paesi dell’America Latina si sono sollevati. Le industrie del bestiame, del legname e del petrolio, l’industria mineraria, l’agro-business, la bio-pirateria contendono loro le foreste da molti anni, ma mai come negli ultimi dieci anni la deforestazione avanza con roghi e assalti ai villaggi, anche più isolati. Il Covid 19 sta facendo il resto: oltre 15mila indigeni sono stati contaminati dal Covid, di 113 popoli, anche tra quelli volontariamente confinati. Nella sola Amazzonia brasiliana ne sono morti 535, soprattutto tra gli anziani, depositari dello spirito e della identità di queste terre.

E’ per questo che hanno convocato su Zoom e sui principali social network una maratona video in cui, insieme a oltre tremila attiviste e attivisti di tutto il mondo, hanno lanciato un invito all’umanità:Amazzonìzzati, amazzonizziamoci: ascoltiamo il grido del pianeta e dei suoi popoli e cambiamo noi stessi per consolarlo e curarlo”. Un appello raccolto su Fb, solo nella prima settimana, da 125mila persone.

Il sistema satellitare di allarme per la deforestazione dell’INPE, istituto brasiliano addetto alla sorveglianza satellitare del territorio, ha rilevato 1.034 chilometri quadrati di disboscamento nel solo mese di giugno 2020 portando il totale dei dodici mesi precedenti a 9.564 chilometri quadrati, l’89% in più rispetto a un anno fa. L’entità della deforestazione nell’ultimo anno è la più alta registrata da quando l’INPE ha iniziato a pubblicare i numeri mensili nel 2007. Il tasso di deforestazione a 12 mesi è aumentato del 96% da quando il presidente Jair Bolsonaro è entrato in carica nel gennaio 2019.

Eppure la Commissione Europea si è affrettata a firmare un accordo-quadro di liberalizzazione commerciale con Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, l’area Mercosur, senza attendere la conclusione della valutazione d’impatto allo sviluppo sostenibile che ha commissionato sull’operazione. Ma uno studio condotto da Science su 815mila proprietà rurali individuali ha scoperto che un quinto delle esportazioni di soia brasiliana verso l’Europa e almeno il 17% dell’export di carne causano deforestazione. Il Garante europeo, su richiesta di 5 ong, ha aperto una procedura per capire se la Commissione UE fosse obbligata a attendere i risultati della valutazione prima di chiudere l’accordo. In ogni caso la ministra dell’agricoltura tedesca Julia Klöckner, alla guida dei ministri europei come presidente di turno dell’Unione, ha ammesso che “apparentemente gli obiettivi o le condizioni che abbiamo imposto a quei Paesi in termini di sostenibilità non vengono rispettati e penso che sia un grosso problema visto che i nostri agricoltori sono obbligati a rispettarle”. E anche in Italia associazioni ambientaliste, sindacati, produttori e comitati sono mobilitati per fermarlo.

Dall’Assemblea amazzonica non solo è nata una mobilitazione permanente interna ai Paesi coinvolti con il ruolo guida delle sue popolazioni e delle organizzazioni indigene e regionali, tra cui Coica (Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica), Repam (Red Eclesial Panamazónica) e Fospa (Foro Social Panamazonico) ma è partita anche una campagna internazionale di solidarietà con la lotta dei popoli amazzonici e in difesa dei loro corpi, della loro cultura, dell’acqua, della vita, del clima, contro le politiche predatorie e il libero scambio.

 La mobilitazione avrà il suo primo epicentro nel continente il 14 agosto, Giornata contro gli incendi in Amazzonia, cui seguiranno dal 17 al 20 agosto le Audizioni virtuali del Tribunale internazionale per i diritti della natura sul caso dell’ecocidio nella Chiquitania e nell’Amazzonia della Bolivia; il 22 agosto un Festival virtuale con gruppi musicali provenienti da paesi amazzonici e altri continenti; il 23 agosto l’Azione Internazionale Stop Bolsonaro con presidi e sit-in davanti alle ambasciate di diversi paesi amazzonici per chiedere misure urgenti e l’abrogazione delle disposizioni che consentono e incoraggiano gli incendi. Dal 28 al 30 agosto si articolerà SOS Amazonia: Campagna di azioni digitali, arte di strada e dimostrazioni organizzate da Fridays for Future dal Brasile e da altri paesi. La mobilitazione culminerà nello Sciopero mondiale per l’Amazzonia che si terrà nella settimana dal 22 al 26 settembre lanciata dai Fridays For Future insieme agli attivisti climatici Extinction rebellion, vedrà animarsi di iniziative locali e internazionali delle Campagne contro l’accordo di libero scambio UE-Mercosur, le reti contadine, femministe, sindacali.

Per seguire l’agenda aggiornata delle attività e partecipare al percorso: https://asambleamundialamazonia.org/
Facebook: @asambleamazonica  @gruppoitalianodg Twitter:@asambleamazonia

Condividi: