Da quel momento sono in cammino.
Indosso una nuvola ogni notte e viaggio.
Solo io mi dico addio
e solo io mi accolgo.

Mi muovo, scivolo lungo le acque del mare mentre mormoro le strofe di una poetessa libanese.
Tra le mani ho un diario di Elias Canetti. Voglio raggiungerlo in questo suo viaggio, voglio sentire anch’io le voci di Marrakech.

Attracco sulle rive occidentali del Mediterraneo. Metto piede su terra e mi avvio sulle strade polverose del Marocco. E’ il 1954, due anni prima che al Marocco gli venga riconosciuta l’indipendenza.

Attraverso le spesse mura e mi addentro nella medina della Città Rosa. Mille odori intensi mi assalgono tutti insieme. Mi infilo nei vicoli tra case in terra battuta. Nella penombra di un sole che a malapena riesce a filtrare, scorgo i commercianti appostati sul bordo della strada che cercano di fermarmi, indicandomi la merce, offrendomi del tè.

Non esistono nomi, né insegne e neppure vetrine. Tutto ciò che si vende è in esposizione. Non si sa mai quanto costeranno gli oggetti.

Nel negozio il prezzo di un oggetto viene concordato a seguito di analisi di mercato, interazione astratta di domanda e offerta del prodotto.
Nel suk invece il prezzo viene concordato al momento.
Perché di prezzi ce ne sono moltissimi, dipende dalle circostanze. Ciascuno di essi si riferisce a un cliente diverso, a un diverso momento della giornata, a un diverso giorno della settimana.

Mi piace l’idea che il prezzo dell’oggetto che voglio comprare sia dato dallo stato d’animo del commerciante e dal suo rapporto con me. L’oggetto comprato acquista così un valore aggiunto dato dalla storia della mia contrattazione, dalla faccia del mercante, dal tè che mi ha offerto, dal caldo soffocante che mi impedisce di rimanere lì ferma ancora a lungo.

Accanto a quei negozi senza vetrina ascolto le voci di Marrakech.
La fila di mendicanti ciechi grida all’unisono una litania.
Colui che grida è definito dal suo grido, continuamente ripetuto. Egli è il suo grido.

Più in là il vecchio e cieco marabut mastica per lunghissimo tempo le monete che gli vengono offerte, poi le ripone in una sacca laterale.
Era chiaro che questo gli procurava un grande godimento. Mi venne da pensare alla sua saliva e al fatto che dovesse averne tantissima.

Seduti a terra, una fila di povera gente che vende l’invendibile.
Un vecchio malaticcio, accovacciato per terra, metteva in vendita un unico limone raggrinzito.

Un grido, una lunga masticazione, un limone, tutti cercano di sopravvivere vendendo qualcosa.
Elias gira attento tra i vicoli, scruta, ascolta, assapora tutto quello che vede. Accelera il passo ed entra nel Mellah, l’antico ghetto ebraico di Marrakech che nel 1954 è ancora abitato da famiglie ebree.
Nei vicoli affollati incontriamo poche donne, una vecchia attira la mia attenzione, cammina dritta davanti a sè facendo scansare le persone intorno.
Una donna decrepita, completamente sfiorita, si trascinava verso di me, sembrava il più vecchio esemplare della specie umana… camminava molto adagio e avrebbe avuto il tempo di maledire ogni singola persona.
Poi i barbieri, il venditore di cavallette, il carbonaio sepolto dal muro di carbone, il venditore di pietre.

Anche Elias è ebreo, ma appartiene a una ricca famiglia sefardita di Livorno. Nato in Bulgaria ha vissuto in numerosi paesi e parla correntemente spagnolo, tedesco, inglese e francese. E’ un intellettuale europeo. Eppure, in una piazza polverosa nel cuore di quel ghetto marocchino, tra quella gente semplice e povera, si sente a casa.

Da lì non volevo più andarmene, ci ero già stato centinaia di anni prima, ma lo avevo dimenticato, ed ecco che ora tutto ritornava in me. Trovavo nella piazza l’ostentazione della densità, del calore della vita che sento in me stesso. Mentre mi trovavo lì, io ero quella piazza. Credo di essere sempre quella piazza.

Seguendo le lunghe radici della cultura mediterranea che attraversano la storia e corrono lungo le strade di paesi lontani, si può provare una forte sensazione di appartenenza nei posti più incredibili.

Joumana Haddad, in Antologia di poetesse arabe contemporanee, a cura di Valentina Colombo – Mondadori

Elias Canetti, Le voci di Marrakech – Gli Adelphi

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