Care e cari Rewriters,
ci ho pensato tanto se proporvi questi libri sugli animali o meno, se scrivere questo post o meno, e poi mi sono risolta per il sì, perché, insomma questo mi pare il luogo giusto per sostenere non solo come che, diceva Gandhi, la

“Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”,

ma anche la grandezza e il progresso morale si vede anche dalla cura e dal riconoscimento verso l’infanzia e l’adolescenza.

I libri che vi propongo oggi mettono insieme la qualità estetica che dobbiamo ai giovani lettori e lettrici e il rispetto verso gli animali.

Il rispetto degli animali

Vi dico però anche perché avevo dei dubbi riguardo a questo argomento: il modo che Roger Olmos, artista straordinario dei libri che vi racconto oggi, ha di affrontare la questione del rispetto degli animali è molto diretto, angoscioso perché tale di fatto è l’argomento e potrebbe essere sentito come scomodo o difficile da affrontare in famiglia o in classe perché, evidentemente, porterebbe ad una riflessione profonda, anche solo a partire da emozioni e suggestioni che i libri tracciano riguardo gli stili di vita e di alimentazioni di ognuno di noi.

Alla fine però ho deciso che dire è meglio di non dire, che la qualità vince su tutto e che i ragazzi e le ragazze (questi non sono libri per bambini e bambine piccol*) hanno il diritto di vedere affrontati questi argomenti in maniera forte ed esplicita e poi a loro la scelta di cosa farne di queste narrazioni, e a noi, naturalmente, la responsabilità di accompagnarli nelle loro riflessioni.

Dunque i libri di cui vi racconto oggi sono Senzaparole, Happy meat e Amigos, tutti e tre di Roger Olmos e tutti e tre editi da Logos.

In comune i tre libri hanno l’impegno di Olmos nel mostrare le contraddizioni del rapporto con gli animali usati sia per l’alimentazione che per la moda e il suo stile magnificamente espressionistico e colorato che sembra creare un contrasto con i contenuti delle tavole.

“Senzaparole”

Senzaparole gioca sul doppio senso del titolo proponendoci una serie di doppie tavole senza parole, appunto, che mostrano, a tratti in maniera molto realistica a tratti interpretativa, ciò che non vediamo dei nostri cibi, circhi, rossetti, vestiti ecc., cose che ci dovrebbero lasciare senza parole davvero, sconcertati dalla crudeltà che gli esseri umani sono capaci di causare agli animali.

“Happy Meat”

Happy Meat è un libro totalmente senza parole che, in forma devo dire più visionaria e forse per questo più angosciosa, affronta direttamente la questione della carne che mangiamo, inscenando in maniera metaforica ma non troppo l’ipocrisia della retorica pubblicitaria e la realtà degli allevamenti intensivi.

“Amigos”

Last but not least Amigos con coraggio e schiettezza incredibili ci racconta della contatto tra immaginazione, relazione con l’animale, da parte di una bambina, e la realtà del cosa viene messo in tavola a casa. Il gioco tra il bianco e nero e il colore, le espressioni della bambina che gioca con le storie di animali e poi che si ritrova in tavola un maialino sul piatto diciamo che sono quantomeno eloquenti…

Amigos mi ha riportato dritto alla mente l’ultimo racconto, e l’ultima poesia, del bellissimo I bambini si rompono facilmente di Silvia Vecchini che affronta la questione a partire da un’altro punto di vista ma che comunque racconta di una bambina che si trova a mangiare il suo animale del cuore… (ve la riporto in chiusura dell’articolo).

I tre libri sostanzialmente hanno di scomodo e al tempo stesso potente, al netto della indiscutibile qualità estetica, l’ipocrisia con cui il mondo adulto si relazione con quello animale spesso protagonista di storie dell’infanzia, di edulcorazioni pubblicitarie e anche di una presunta educazione ambientale a cui non corrisponde però una reale consapevolezza di cosa c’è nella quotidianità di ognuno di noi.

Si tratta di libri che metterei più nella non-fiction che nella fiction perché pongono una questione morale gigantesca e se qualcuno pensa che le questioni morali gigantesche non siano alla portata di bambini e bambine, e ragazze e ragazzi credo proprio si stia sbagliando. Sono sempre loro a porsi, e a porci, le domande più grandi, spesso a partire da dettagli, sullo stare al mondo e su questo Mondo che ci è dato i condividere, appunto, con altri esseri viventi.

Segue tutti e tre i libri una o più pagine dedicate all’impegno di Olmos per gli animali, ai santuari degli animali, in Happy Meat alla fine incontrerete anche le storie di alcuni animali salvati dalla catena dell’allevamento intensivo, il che continua a farmi propendere verso la non-fiction. Vedo questi libri come, anche, bellissimi testimoni di una ricerca sull’inquinamento da allevamenti che si potrebbe, per esempio, portare come compito di realtà in classe, non vi pare?

Se dovessi scegliere uno di questi libri da cui partire direi forse Senzaparole anche per la sua struttura ritmica binaria che accosta ciò che sembra e ciò che è … ma sono curiosa di sapere voi cosa ne pensate, se avrete, o avete già avuto, modo di leggere questi libri.

Ovviamente raccomando di valutare moooolto bene l’età e la sostenibilità di questo tipo di argomenti per i singoli lettori e lettrici a cui state pensando!

Non si tratta di libri neutri ma fortemente emozionanti il che è molto bello ma va davvero valutato caso per caso il momento e il modo di affrontarli e come affrontare le questioni etiche che sollevano…

Ecco una delle grandi occasioni che ci può dare la letteratura, meglio non perderla!

Chiudo, come promesso, con la bellissima poesia di Silvia che nel libro segue il racconto La bambina nella gabbia che chiude la raccolta.

Il tuo dio inerme si fa

mangiare ti fa piangere, per sempre

ti divide dagli altri senza urlare.

Nessuno si prese il disturbo

di capire che c’era un confine

e non andava calpestato –

entra il totem nel tuo corpo, un cuore

che si fa preda e batte più veloce

un centro che risponde

solo a ciò che è delicato.

Silvia Vecchini, I bambini si rompono facilmente, Bompiani
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