Nella maggior parte delle culture la figura del vampiro è femminile, ne sono alcuni esempi la Lamia del mondo greco, il Langsuyar malese o la leggendaria Lilith della tradizione ebraica a cui si aggiungono il Loogaroo, il Sukuyan e l’Asema, vampiri appartenenti al folclore caraibico.
Secondo la maggior parte delle tradizioni, vivevano in incognito nella propria comunità, conducevano una vita apparentemente normale durante il giorno e operavano come vampiri di notte. Quest’aspetto ricalca l’idea del succhiasangue che popola l’immaginario collettivo e caratterizza buona parte dei personaggi cinematografici.


“Des nuits sans lune ils sont les rois, les ténèbres sont leur empire. Pourtant la Mort, semant l’Effroi, voici le vol noir des Vampires aux grandes ailes de velours non pas vers le Mal… Vers le pire!”*
Così fu annunciato al pubblico Les Vampires, film a episodi del 1915 diretto da Louis Feuillade.
Nessuna creatura soprannaturale, i Vampiri era il nome di un’organizzazione criminale. Tra loro si distingueva Irma Vep (anagramma di Vampire), maestra di travestimenti e attrice di music-hall interpretata da Musidora, all’anagrafe Jeanne Roques che scelse lo pseudonimo ispirandosi all’eroina del romanzo Fortunio di Théophile Gautier. Tutina adamitica scura come la notte, occhi penetranti truccati per renderli ancora più profondi e ali di pipistrello. Indimenticabile la scena dell’episodio di La Bague qui tue in cui Irma vep/Musidora è immortalata mentre sta per attaccare alle spalle una giovane donna; una scena onirica visibilmente ispirata all’incisione settecentesca del pittore Francisco Goya Il sonno della ragione genera mostri che pone un accento allusivo sulla componente sensuale (e sessuale) del personaggio, elemento che ritroveremo in buona parte dei film del genere.

Le vampire erano incantatrici di uomini, ma anche seduttrici di donne, forse le prede più ambite, delle quali rubavano quella linfa vitale che permetteva loro di congelare in eterno la bellezza corporea. Insomma Eros e Thanatos con finalità quasi terapeutica.

E’ del 1960 il film Il mulino delle donne di pietra di Giorgio Ferroni in cui un solitario scultore uccide periodicamente delle ragazze del luogo e ne utilizza il sangue per ricavare un siero necessario a mantenere in vita la figlia Helfy che si deve continuamente sottoporre a delle trasfusioni speciali.

Più volte sfiorato nel cinema italiano da film come L’Amante del Vampiro e Il mostro dell’Opera di Renato Polselli, La strage dei vampiri di Roberto Mauri e La Cripta e l’incubo di Camillo Mastrocinque, il romanzo Carmilla (di Sheridan Le Fanu) venne compiutamente messo in scena da Roger Vadim in Et mourir de plaisir (1960), un film di grande suggestione che colse acutamente il gioco di doppi che animava l’opera di Le Fanu.


Nell’Inghilterra degli anni settanta la protagonista del romanzo di Le Fanu sfoggerà la sua immortale bellezza intinta nel sangue nella cosiddetta Karnstein Trilogy composta da Vampiri amanti di Roy Ward Baker con la procace Ingrid Pitt, Mircalla, l’amante immortale di Jimmy Sangster con la sensuale Yutte Stensgaard e Le figlie di Dracula di John Hough con Katya Wyeth e le intriganti gemelle Collinson.
Con questi tre film la Hammer inserì in maniera decisa l’elemento saffico che di lì a poco verrà rivisitato in maniera molto personale dallo spagnolo Jesus Franco che realizzerà tra gli altri Vampyros Lesbos con la compianta e bellissima Soledad Miranda. Le donne non avevano mai goduto di tanta notorietà nei ruoli dei vampiri come negli anni settanta grazie anche a film come Lemora, la metamorfosi di Satana, Mary, Mary, Blood Mary e Lady Dracula.

Tra le poche registe del periodo, Stephanie Rothman iniziò la sua carriera da regista con un film sulle vampire, The Velvet Vampire, prodotto dalla New World Pictures di Roger Corman. Raccontava di una vampira dei nostri giorni, Diana Le Fanu (nome non casuale) interpretata da Celeste Yarnell.


Dalla fine degli anni settanta il vampirismo al femminile in tutte le sue declinazioni cinematografiche si farà ancora più interessante e finirà addirittura per coinvolgere l’insospettabile Sirenetta disneyana. Ma questo lo vedremo nel terzo e ultimo capitolo.

*Delle notti senza luna sono i re, le tenebre sono il loro regno. Eppure la Morte, seminando il Terrore, ecco il volo nero dei Vampiri dalle grandi ali di velluto, e non verso il Male, ma verso qualcosa di peggiore.

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