Una carica quasi animalesca, una forza espressiva sconvolgente, “una pianta selvatica […], un alberello cresciuto in una crepa dell’asfalto […] un essere che permane negli spazi del passaggio, nelle soglie tra gli stati e gli stadi. Lì, in quella condizione di ragazza-ragazzo, infante secolare, felino-cane, calce viva- clorofilla, capta ed elabora l’umano restituendone le più remote dimensioni”
Tutto questo e molto altro è Silvia Calderoni, artista la cui energia risiede nella performatività estrema del suo corpo. Un corpo per lo più nudo, esposto, espanso. Significante e significato in un solo essere. Un essere che è esso stesso segno, che non è, ma che si mostra e si dimostra.
Questa pianta indipendente e selvatica, questo corpo capace di attraversare mondi diversi, di farsi pagina bianca per scrivere e riscrivere spazi di libertà, proteste e proposte, nasce a Lugo di Romagna, paesino della provincia di Ravenna, una porzione di territorio chiamata Romagna Felix perché lì sono nate innovative realtà di ricerca teatrale.
Premio Ubu nel 2009, Silvia è materia senza confini, è performer indipendente perché capace di vivere contesti diversi senza farsi imbrigliare in nessuna categoria. Dal teatro al cinema, dalla moda alle clip musicali, resta sempre libera di muoversi, di fluttuare tra le pieghe dei mondi che attraversa e racconta.
Dissoluzione dei confini. Ecco cosa si prova davanti alle sue interpretazioni. Sparisce ogni limite. I termini diventano labili. I margini sbiadiscono. Le barriere cadono. Figura straniante per chi si arresta a interpretare ogni segno utilizzando le canoniche e statiche categorie di uno pseudo mondo normodotato-eteronormativo-bianco-occidentale. Mezzo capace di parlare con chiunque voglia sentirla e capace di urlare per farsi sentire anche da chi la ignora.
La sua relazione con il teatro inizia frequentando un laboratorio con Pietro Babina del Teatrino Clandestino e la scuola di formazione di Cesare Ronconi. Collabora con la coreografa Monica Francia e ha un ruolo in Paesaggio con fratello rotto per il Teatro Valdoca. Esperienze che già da subito evidenziano l’espressività del suo corpo e la capacità di comunicare usandolo come strumento.
Nel 2006 incontra Motus e ne diventa l’attrice feticcio. È corpo neutro rinchiuso in spazi claustrofobici nelle prime performance. Nel progetto dedicato a Fassbinder, è Marlene, personaggio caratterizzato da un’afonia autolesionista, dall’incapacità di comunicare verbalmente che stride invece con l’eloquenza della sua corporeità. In X (Ics). Racconti crudeli della giovinezza diventa il mezzo attraverso cui condurre un viaggio tra le periferie delle città alla ricerca di alternative forme di sopravvivenza, trasformando il suo fisico in parola, tramite e portatore di un’aspra critica alla società e del confronto fra generazioni.
Così anche nel progetto condotto sul mito di Antigone, grazie al quale Silvia entra in contatto con Judith Malina, con la quale condivide la centralità del corpo, la rottura dei limiti e il superamento dei confini per liberare un’energia talmente forte da coinvolgere la platea.
Il suo corpo diventa racconto in MDLSX, affermazione della propria libertà di essere e di esistere. Si trasforma in Ariel, spirito dell’aria desideroso di indipendenza nella pièce ispirata alla Tempesta di Shakespeare. È il leggendario Kaspar Hauser nel film di Davide Manuli del 2012 La leggenda di Kaspar Hauser, un lungometraggio visionario ambientato in uno spazio lunare dove la difficoltà comunicativa verbale la fa da padrona attraverso il nonsense e il surreale. Lì Silvia/Kaspar approda come un alieno, un essere indefinito, asessuato, portatore di vita, con il petto nudo, su cui è scritto il suo nome, e cuffie alle orecchie. Con le cuffie alle orecchie come nella vita fuori dal set cinematografico. Perché Silvia è anche d-jay.
L’attrice può diventare Antigone, Emone, un cane, una superficie sulla quale scrivere inni alla ribellione, avvicinarsi agli adolescenti di X senza disorientarli ma proponendosi come una di loro, farsi voce di una denuncia politica della società e dei meccanismi di potere, dj, modella per Gucci. È la potenza di un corpo che costruisce visioni alternative e altrettanti mondi.