Dai Dialoghi di Leucò di Cesare Pavese:

[…] Vorrei essere l’uomo più sozzo e più vile purché quello che ho fatto l’avessi voluto. Non subìto così. Non compiuto volendo far altro. Che cosa è ancora Edipo, che cosa siamo tutti quanti, se fin la voglia più segreta del tuo sangue è già esistita prima ancora che nascessi e tutto quanto era già detto?

Fino al 14 aprileal teatro milanese Elfo Puccini di Corso Buenos Aires, va in scena uno degli archetipi più profondi e oscuri che la mente di un poeta abbia mai potuto creare. Una di quelle storie che raggela, ammutolisce, lascia un profondo senso di spaesamento perché non si può dare la colpa dei fatti a nessuno.

E non è una banalità. No, perché in ogni storia abbiamo un protagonista che riesce a sconfiggere il male. Abbiamo un antagonista, da cui magari siamo affascinati e ammaliati, ma che è sicuramente il colpevole delle disgrazie e dei dolori del nostro eroe.

Nelle fiabe è così, nei romanzi spesso è così, nel cinema altrettanto.

Ma non è così per Ferdinando Bruni e Francesco Frongia e per il loro Edipo Re – Una favola nera.

Edipo è eroe ed è antieroe. Edipo è vittima ed è carnefice. Edipo è il figlio ma è anche il marito di Giocasta, che è moglie ma è anche madre. Sua madre. Sua moglie.

Edipo è il padre di Eteocle, Polinice, Ismene e Antigone. Ma ne è anche il fratello. E questi figli pagheranno la colpa dei genitori. 

Ma quale colpa? Questo è il punto di vista da cui partono i due autori.

Le disgrazie di Edipo non sono conseguenze di desideri e scelte consapevoli. Il parricidio e l’incesto compiuti non sono volontari. Ciò non li rende meno atroci. Ma sono inconsapevoli.

Edipo si allontana da quelli che crede essere i suoi genitori per evitare che l’oracolo si compi, che il destino scritto dagli dèi si possa realizzare. Una sorte che parla dell’assassinio del padre e dell’unione amorosa con la madre. Un fato che Edipo vuole cancellare, contro cui vuole combattere, per riscrivere la sua storia a modo suo.

Ed è proprio questo il dissidio attorno a cui ruota la pièce milanese. Libertà e necessità: il ruolo del destino, della sorte cieca che non vede e colpisce, contro l’autodeterminazione e la volontà di costruire il proprio cammino con le proprie mani.

Uno spettacolo, questo, il cui significato risiede nel valore della conoscenzaEdipo vuole sapere, vuole risposte e alle sue domande, vuole vedere. E quando avrà saputo e conosciuto il male che alberga dentro di sé, si caverà gli occhi. Perché avrà già visto troppo. 

E’ il tema che abbiamo già trattato qui su Rewriters parlando di Tutto Brucia di Motus.

La dimensione rituale della scena

La decisione di mettere in scena solo 4 attori per interpretare ogni ruolo è una scelta che allontana volutamente lo spettacolo da una lettura filologica del mito.

Così come l’uso dei microfoni, sfruttati per amplificare e riverberare la voce, è funzionale a creare l’atmosfera magica dei riti sciamanici, allontanando così il racconto da ogni realismo.

A questa atmosfera rituale contribuiscono anche le maschere significanti di Elena Rossi e i costumi materici di Antonio Marras. Opere parlanti, che sottolineano con forza il senso profondo della parola e di ogni oggetto sulla scena, diventando di diritto protagonisti dello spettacolo. 

Così vedremo gli abiti della cerimonia nuziale di Edipo e Giocasta diventare delle vere e proprie gabbie infernali che, calando dal cielo, inchiodano i due essere nei loro ruoli coniugali, sancendone così la definitiva condanna. 

Edipo Re – Una favola nera. I costumi delle nozze di Giocasta ed Edipo. Ph – Lorenzo Palmieri.
Le maschere di Elena Rossi. Ph – Lorenzo Palmieri.

Il desiderio di conoscenza e
la possibilità di scegliere
il proprio destino

Edipo, figlio della fortuna (così come viene chiamato nell’omonimo film di Pasolini del 1967), nel 2022 diventa il protagonista di una favola nera.

Un neonato salvato da un pastore dal destino di morte disegnato per lui dalla madre. Un ragazzo arguto che scioglie l’enigma della Sfinge e diventa così re di Tebe, prendendo in sposa la regina della città. Una favola, dunque, con tanto di uccisione del mostro e meritato premio. 

Ma è una favola tinta di nero, perché ogni gesto compiuto, ogni azione vittoriosa è solo il presagio di una sciagura immane.

Ma lui non sa che la casa in cui è cresciuto non è la sua casa. Ma lui non sa che l’uomo che uccide all’incrocio delle 3 vie è suo padre. Ma lui non sa che l’essere che ama di un amore carnale è sua madre.

Lui non sa. Anzi, peggio. Lui sa di essere fuggito al destino che gli dèi avevano orchestrato per lui. Lo crede.

Ed è così che, spinto dalla voglia di verità e conoscenza, scoprirà invece di essere quell’assassino tanto cercato per dare serenità al suo regno. Scoprirà che Laio, l’uomo ucciso all’incrocio delle 3 vie, era il re di Tebe. Scoprirà che era suo padre.

E scoprirà che Giocasta, sua moglie e madre dei suoi figli, in verità è quella madre, rea di avere ordito un infanticidio. Il suo infanticidio.

Scoprirà che lui è la causa della peste di Tebe.

E probabilmente, è proprio questo l’insegnamento profondo di Edipo Re – Una favola nera. La responsabilità della conoscenza. La consapevolezza e la forza di porsi domande continue. Di avere il coraggio di andare in fondo.

Di conoscere davvero se stessi. Anche a costo di scoprire l’orrore.

Per info e biglietti.

Edipo re Una favola nera

Uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, con: 

Edoardo Barbone Creonte, Manto, Messaggero, Voce, Coro
Ferdinando Bruni   Laio, Sfinge, Tiresia, Pastore, Voce, Coro
Mauro Lamantia    Giocasta, Voce, Coro 
Valentino Mannias Edipo
costumi di Antonio Marras, realizzati da Elena Rossi e Ortensia Mazzei
maschere Elena Rossi
luci Nando Frigerio, suono Giuseppe Marzoli.

Si ringrazia Tonino Serra per la decorazione del mantello di Edipo.

Produzione Teatro dell’Elfo. Prima nazionale.

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