Tellus, a cura di Alessandro Mescoli, Giorgia Cantelli, Massimiliano Piccinini, Marcello Bertolla e Ricognizioni Sull’Arte APS è la Nuova figurazione nella ceramica contemporanea. Un appuntamento di Arte e Visioni contemporanee lungo la Via Emilia nel contesto della Rassegna dell’Umana Dimensione in esposizione fino al 14 aprile 2024 al Nuovo Polo culturale nella Galleria ipogea di Villa Ferrari – Biblioteca L. Sepúlveda di Castelnuovo Rangone in provincia di Modena.

Tellus è parte Dell’umana dimensione. Arte e visioni contemporanee lungo la Via Emilia, un progetto espositivo di rete, curato da Ricognizioni sull’Arte APS, patrocinato dalla Regione Emilia Romagna, con il contributo della Città di Piacenza, e dei comuni di Castelnuovo Rangone, Vignola e Pavullo nel Frignano.

Tellus, le opere in mostra

Le opere in esposizione, realizzate con l’uso della terracotta, della porcellana e della ceramica, sono state eseguite da Andrea Capucci, Francesco De Molfetta, Alessandro Formigoni, Alessandro Gallo, Laura Rambelli, Livio Scarpella, Giulia Seri, Simone Stuto, Serena Zanardi, Li Zhuwei.

Dieci artisti contemporanei, nazionali ed internazionali, che in ogni oggetto creato sembrano rinnovare il ricordo della natura remota in una materia dalle forme fresche che raccontano l’umanità e il rapporto con lo spazio in cui vive. Opere dalla vocazione a mantenere lo sguardo sull’anatomia di corpi entrati nel mondo per significare e rimanere oltre la vita di chi li ha creati, perché essere forma è essere esistenza.

I linguaggi legano il passato al futuro e stimolano ad immaginare le esistenze materiche in altri contesti per creare rapporti nuovi che illuminino cose segrete, liberino vibrazioni, suscitino collegamenti con quella storia che per ogni individualità riserva continuamente nuove possibilità di espressione. Tra questi:

Andrea Capucci, La luce dentro le cose, 2024, terracotta invetriata, mm. 310 x 300 x 150 h.

Andrea Capucci riflette sulle condizioni esistenziali degli individui che condividono la quotidianità con il lontano dolore dell’altro. Le opere, in terracotta invetriata, raccontano la vita vissuta da una posizione privilegiata, in quei luoghi protetti dai quali chi guarda è posto di fronte alla vulnerabilità dell’esistenza degli altri, dove il male di vivere urla la ristrutturazione obbligata del campo di vita, quell’indispensabile riorganizzazione di chi vuole continuare a vivere e, per farlo, dovrà accogliere il cambiamento avvenuto.

Francesco De Molfetta, Lupus in fabula, 2022, porcellana di Capodimonte policroma invetriata con interventi a terzo fuoco, 16 x 26 x 36 cm.

Francesco De Molfetta è scultore di composizioni ironiche tanto che lui stesso parlando del suo lavoro afferma: “L’ironia è sempre stata la mia cifra, da grande cinico quale sono”. La tridimensionalità in porcellana di Capodimonte ci regala la spensieratezza dei piccoli cavalli forti e coraggiosi che sanno essere testardi, non sempre docili, con i quali il gioco dev’essere rispetto. Ma la curiosità verso il particolare muove l’occhio a scivolare sulla delicatezza di una scelta cromatica che, però, anche altro sottende. Sulle superfici di porcellana policroma con interventi a terzo fuoco si entra in una dimensione sospesa di “tappeti” su cui i personaggi, delle leggende e della fantasia, compongono la tessitura che accoglie festini licenziosi di piccoli peccatori del piacere che si abbandonano ad erotiche relazioni.

Alessandro Formigoni, Mandria, gres smaltato.

Alessandro Formigoni con la ricerca plastica affronta un concetto che riflette sulla mediocrità morale di una parte della cultura del nostro tempo: mandria come metafora delle relazioni umane di massa. Usa il gres smaltato per una dichiarazione di presenza del mondo animale, il primo soggetto pittorico degli artisti/cacciatori paleolitici inciso o dipinto di profilo sulle pareti rocciose delle caverne, per mettere di fronte all’essere umano la facilità ad acquisire una particolare attitudine. In questo modo egli è lo scultore/sciamano che unisce alla propria capacità artistica doti “magiche” di comunicazione, indispensabili affinché si possa comprendere l’esigenza di riflessioni sulla forma che per dire dev’essere richiamo, dev’essere sensibile.

Livio Scarpella, Atteone, 2023, ceramica, 52 x 53 x 37 cm.

Livio Scarpella sembra prendersi gioco della ceramica. Geniale e ironico, irrequieto e audace crea oggetti scultura che fondono insieme canoni figurativi classici ereditati dai grandi maestri del passato e nuove aspirazioni plastiche. Uno stile che si rivela elegantemente in quelle rappresentazioni derivate da un’ attenta competenza, arte con cui realizza l’incontro di forme composte volutamente allungate e minuziosamente descritte, che contraddistinguono il suo lavoro.

Simone Stuto, Qui ritorna, 2022, terracotta, 8 x 35,9 x 11 cm.

Simone Stuto, nella ceramica bianca e nella terracotta, presenta il gusto raffinato per il bozzetto. Il corpo solido e lo spazio atmosferico sono il luogo in cui la luce riflessa attribuisce all’opera qualità plastica e i piani della figura frammentano la superficie in una forma anche “fratturata”, ma sempre riconducibile alla tradizionale. Da questa spontaneità inventiva emerge una nuova struttura, un progetto di estetica e di rinnovato contenuto in una maturazione di libere attenzioni al rigore della ricerca.

Giulia Seri, Vasi da farmacia (i miei canopi), 2023, ceramica smaltata, ognuno 17 x 7 x 4 cm.

Giulia Seri con la ceramica smaltata lavora sul vaso, sull’interpretazione dei canopi e sulla matrioska per rappresentare l’aspetto di un corpo sofferente a causa dell’inevitabile nella vita. Nessuno è mai preparato ad affrontare la propria sofferenza di cui spesso è necessario si occupino anche altri impegnandosi ad alleviare le pene di chi soffre e cercando ogni giorno di riuscire a non portare a casa l’accumulo di dolore assorbito da coloro che non possono essere lasciati soli. Ragione e strategia per difendere le parti in crisi o per riparare o sostituire quelle parti di sé perdute.

Serena Zanardi lavora con la terracotta policroma, la cenere e la ruggine. Sette figure femminili che non dilettano, non confondono, ma aprono una moltitudine di finestre. Donne di un altro tempo che intuiamo dagli abiti e dalle acconciature, descritte dalle piccole cose con riguardo e attenzione. Decide di attribuire un ruolo alle donne rappresentate con seducente malinconia, presentando corpi dalle dimensioni variabili ma dalle espressioni allegre e spensierate dalle quali possa comunque essere colto il lato oscuro. Riflessioni sulla memoria, sul valore spirituale di cui essa è depositaria e sulla possibile alienazione del suo significato per cogliere e cristallizzare il senso profondo di una condizione umana.

Tensioni e irrequietezza causate dal tutto che ci circonda, ben si addicono ad essere fissate nella fragilità della sostanza che dà forma ad oggetti inanimati; essi, sia che sopravvivano a noi o ci abbandonino sanno giungere al cuore delle cose avendo il magico potere di saper raccontare attraverso la materia plasmata e addomesticata da quella mano capace d’interferire abilmente nella costruzione dell’opera. La struttura non dovrà essere verità perfetta ottenuta dai gesti addestrati, ma “volume psichico” consapevole della direzione presa guardando ai propri riferimenti, tuttavia inafferrabile che appare e si manifesta in un’intima e delicata espressione del cuore.

Così scrisse Giovanni Raboni:

Mai davvero felice e mai del tutto
infelice – oh, l’ho capito; e mi regolo.
Mai pensare la gioia, almeno quello:
pensarla! E qualche volta, senza farsi
troppe idee, senza montarsi la testa,
annusarla, sfiorarla con le dita
come se fosse (non lo è?) l’avanzo
della vita di un santo, una reliquia…

(Raboni G., Tutte le poesie, Torino, Einaudi 2014)


L’opera è reliquia di una vita di fatica nella fragilità umana. Si confida nella bellezza della creazione per arginare il dolore con forme di esistenza libere spiritualmente, create con un atteggiamento aperto verso il mondo, nell’attesa di quello che potrebbe accadere o testimonianza di qualcosa che è accaduto.

Qualcuno esibirà i “documenti” di ciò che è stato prendendo le distanze dai “processi” per poter continuare a vivere, qualcun altro racconterà di chi ha reagito, o subito, e trascorrerà il passato sul quale per noi sarà lieve il “ripassare”.
Noi potremo osservare senza fretta, da diversi punti di vista o fermi davanti all’immagine approfittando del fatto di poter andare un po’ avanti o un po’ indietro per interiorizzare quegli istanti dello sguardo che permettano di comprendere meglio qualcosa e temperare l’urto del male.

La pubblicazione delle immagini fotografiche in questo articolo della Rivista Digitale ReWriters è stata autorizzata da Alessandro Mescoli.

INFORMAZIONI

Tellus
Orari di apertura: sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00
Ufficio Cultura – T. +39 059 534802
cultura@comune.castelnuovo-rangone.mo.it
www.comune.castelnuovo-rangone.mo.it
Tel. 059/53487

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