Livio Scarpella torna a Brescia con una raffinata mostra personale a cura di Anna Lisa Ghirardi. Ventiquattro le opere, di cui alcune inedite: ceramiche smaltate, terrecotte e due bronzi, realizzate nel corso degli ultimi anni.

La mostra di Livio Scarpella, dal titolo Desiderantes, sarà ancora visitabile nei giorni 22, 23, 24 e 25 aprile, presso la Filiale BCC Agrobresciano di Piazza Duomo in Via Trieste 10 a Brescia dalle 15.00 alle 20.00.

Gli ambienti di grande suggestione in un palazzo storico della città, sede della Filiale Duomo, si sono rivelati come la perfetta cornice per le opere dell’autore. Le sale interne sotterranee in cui è stata allestita la mostra ospitano già alcuni reperti storici.

L’impegno di BCC Agrobresciano a sostenere e diffondere la cultura e l’arte, nell’anno di Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura, tramite il prezioso lavoro del Comitato Soci e Cultura, si esplica nell’ospitare l’Esposizione Desiderantes del noto scultore bresciano Livio Scarpella.

Fotografie autorizzate dalla curatrice Dott.ssa Anna Lisa Ghirardi

Il titolo attinge al nome del gruppo scultureo Desiderantes, creato con blocchi sovrapposti, sorta di frammenti che rimandano a epoche diverse.

Il rapporto con il passato è per l’artista qualcosa di indispensabile e inderogabile, la stratificazione è infatti un concetto insito nella sua opera e tale processo è pienamente contemporaneo, attuale.

Fotografia autorizzata dalla curatrice Dott.ssa Anna Lisa Ghirardi

I Desiderantes di Livio Scarpella sono l’esaltazione di anatomie maschili svettanti di eroi variamente costruiti, suggestivi e coinvolgenti, per mano di un artista che, indubbiamente, governa la ricchezza conoscitiva ed espressiva del suo personale sistema di comunicazione.

Guardarli ci accosta sia all’immensità del dolore per le volute mutilazioni, che alla raffinatezza esecutiva della modellazione dei corpi e della costruzione delle altre presenze tratte dal mondo della propria estetica; espressione di un legame con il passato che, nell’attualità del presente, gli permette di ottenere, attraverso la capacità di ridimensionare con i personali mezzi di suggestione, un naturalismo intransigente e deciso.

Livio Scarpella attinge al mistero e al trionfo del barocco osservato nel cuore del centro antico di Napoli, nel Museo Cappella Sansevero, sede di un patrimonio artistico internazionale e della creatività barocca da cui si è rapiti fuori dal tempo.

In questo museo nobiliare, tempio iniziatico, luogo della memoria e della meraviglia, l’ispirazione nasce soprattutto dall’attenta osservazione del celebre Cristo Velato, conosciuto in tutto il mondo per la raffinatezza della condizione espressiva della scultura centrata sul corpo e sulla sua sensazionale spaziale presenza.

I messaggi inseriti in contenitori di pensiero ricchi di composti atteggiamenti concentrati, sono in grado di conferire espressività nel rispetto della qualità formale imposta dai mezzi. Il combattimento tra la volontà di poter offrire in una descrizione (che tenta continuamente di visualizzare con le parole ciò che le opere figurative hanno la capacità violenta di mostrare d’un colpo), il senso profondo di ogni scultura, rendono obbligata la strada di una valutazione che si allontana dalla rigidità della materia, nel tentativo di penetrare ed esplorare il linguaggio caratteristico della forma.

L’unità della visione mimetica proposta da Livio Scarpella impone di considerare la bellezza riservata al corpo con la pronuncia determinata che le immagini non si possono spiegare traducendo gli oggetti rappresentati in parole, per quanto le parole siano in grado di tradurre la vivezza della rappresentazione, ma dovranno toccare le radici della forma e il loro carattere fantastico.

Fotografie autorizzate dalla curatrice Dott.ssa Anna Lisa Ghirardi

La scultura di Livio Scarpella è come la spoglia moderna di una città che ha fondazione antica. La città stessa di Brescia è una città costruita sulle stratificazioni: ha svelato le sue tracce più antiche in un insediamento dell’età del Rame, è stata il centro più importante dei Cenomani, vanta una vasta ed importante area archeologica romana e la sua architettura, tra splendori del passato e stilemi moderni, ci parla di una lunga storia.

La parola desiderantes, desideranti, deriva dal termine desiderio, desiderium, il quale ha due radici: il prefisso de, che suggerisce un movimento di allontanamento e distacco e il sostantivo sidus, sideris, che significa astro, stella.

Una parola che può avere un significato contrastante: secondo alcuni il prefisso avrebbe valore intensivo e originariamente desiderare avrebbe voluto significare fissare attentamente le stelle, forse in attesa di un segno o ammirati dalla bellezza che non si possiede.

Secondo altri, invece, il prefisso de significherebbe allontanare lo sguardo perché l’augurio tanto atteso non arriva; quindi, desiderare sarebbe la mancanza di qualcosa che non c’è. 

Lo sguardo teso alle stelle ci riporta a numerose pagine che attraversano la letteratura.

Fotografie autorizzate dalla curatrice Dott.ssa Anna Lisa Ghirardi

La poesia è inevitabilmente cosparsa di stelle e del dialogo rivolto al cielo, ma ancor prima degli echi che la scrittura può sollevare nei nostri animi, la parola desiderantes ci rimanda all’esistenza umana, tesa tra realtà e speranze.


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