Alcuni anni fa, in uno dei tanti viaggi che mi portavano in giro per l’Italia a promuovere il docu-film Educazione affettiva che avevo realizzato insieme al mio collega e a due registi, durante un dibattito, ci fu mossa l’accusa di promuovere l’indottrinamento gender perchè in una scena tre bambine giocavano a sposarsi tra di loro e una quarta celebrava il matrimonio dichiarandole “moglie, moglie e moglie”. Era una scena di gioco molto intima e tenera e fui colpito da questa accusa, soprattutto dalla volontà di strumentalizzare un contenuto che non aveva assolutamente l’intenzione che veniva letta da chi ci accusava.

Parlare di Scuola, nel nostro Paese, significa avventurarsi in  una  strada  difficile e tortuosa. Se poi ci uniamo quello della teoria gender otteniamo un binomio, oggi, oltremodo discusso. Riguardo a questo tema, solo sul web si possono trovare una quantità incredibile di informazioni che spesso sono ambivalenti, in antitesi le une con le altre.

Alcuni anni fa la legge 107/2015, conosciuta meglio come Buona Scuola dette vita, nelle piazze d’Italia, ad un’accesa protesta da parte di alcuni movimenti e associazioni dei genitori. I manifestanti hanno pensato che questa legge,  insieme al disegno di legge sulle unioni omosessuali e all’emendamento relativo all’obbligo di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado dell’educazione di genere, fosse un tentativo di realizzare un pericoloso passo verso l’indottrinamento gender.  Per i promotori dell’inserimento dell’ emendamento invece le proteste sono nate da  una strumentalizzata e sistematica disinformazione, perchè, come detto e ripetuto da tante e tanti scienziati e intellettuali di diverse discipline e di diversi orientamenti culturali, compresi eminenti teologi, non esiste una Teoria Gender: esistono invece gli studi di genere che si prefiggono di cancellare le discriminazioni riprodotte, a tutti i livelli della società, in base alle differenze

Scrive Chiara Lalli, bioeticista, […]“il gender esiste ed è una cosa bellissima. Invece l’ideologia gender è una creatura inesistente ma con un fine abbastanza preciso. […]Il gender è assenza di oppressione riguardo ai comportamenti, alle preferenze, alle identità sessuali e di genere; ai ruoli di genere predefiniti e alle nature umane sdoppiate in femminile e maschili, rigide e immodificabili; al possibile cambiamento del nostro corpo. L’ideologia gender è la nostalgia per quella oppressione”.

Per questo ritengo che nella scuola la formazione su questi temi dovrebbe essere obbligatoria perché, come scrive il prof. Federico Batini nell’articolo Fabbricare il nemico: una storia “unica” a scuola? – “Ciascun insegnante dovrebbe domandarsi a quali domande sarebbe in grado di rispondere, se saprebbe gestire una discussione su questi temi e con quale grado di padronanza e/o difficoltà, e riflettere sull’adeguamento delle proprie competenze. L’identità sessuale si sviluppa in tutto il periodo del primo e secondo ciclo di istruzione: per questo tra gli obiettivi di conoscenza di sé e di conoscenza e rispetto degli altri non può essere dimenticato che cosa avviene/è avvenuto nel proprio corpo e nella definizione della propria identità. I significati si formano con i materiali culturali disponibili: incrementare questi materiali attraverso una corretta informazione scientifica e attraverso incontri significativi e spazi di discussione aperti significa offrire ai ragazzi la possibilità di costruirsi le proprie opinioni”.

La cosiddetta teoria gender a scuola è l’educazione al rispetto di tutti, è educazione civica ed educazione al benessere e alla consapevolezza di sé, ed è un obiettivo raggiungibile soltanto abbattendo qualsiasi ostacolo o concezione culturale discriminatoria. La Scuola, quale ente preposto all’educazione delle nuove generazioni; ma anche l’editoria, i media e le parti sociali tutte devono operare per abbattere i muri della discriminazione di qualsiasi genere, aspetto, argomento si tratti.

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