Thunderbach by Tuscan Chamber Orchestra è una raccolta di 12 brani che ci porta in un viaggio contemporaneo di ispirazione Bachiana.

Chi l’ha detto che la musica di oggi non contiene influenze dal passato? In questo caso la leggerezza dell’ascolto di Thunderbach si amalgama alla sapiente scelta di brani che riescono ad evocare, attraverso l’eccellente esecuzione della Tuscan Chamber Orchestra, momenti di tensione ritmica, di dolcezza melodica e di raffinatezza strumentale. 

Nell’album ascolterete la Tuscan Chamber Orchestra, composta dai violinisti Antonio Aiello (che ha curato gli arrangiamenti) Simone Calcinai e Maria Costanza Costantino, la viola di Camilla Insom, il violoncello di Riviera Lazeri, il flauto di Federica Baronti e l’arpa di Diana Colosi.

Il progetto Thunderbach è stato ideato da Simone Calcinai e Riviera Lazeri, realizzato da Etruria Musica e pubblicato da Smilax Classics Rec.    

Nel XX° secolo la cosiddetta musica colta inizia ad essere contaminata, con sempre maggiore frequenza, da nuovi generi che si stavano diffondendo rapidamente, come il jazz degli afroamericani, o dalle suggestioni che provenivano da paesi remoti allora ritenuti esotici.

Ed in questo contesto di curiosità verso culture lontane si collocano un grande capolavoro come Madama Butterfly di Giacomo Puccini e un piccolo gioiello stilistico come Tambourin Chinois (1905) di Fritz Kreisler, scritti a distanza di pochi anni da due compositori provenienti da background estremamente differenti, ma che entrambi non avevano mai viaggiato con destinazione l’estremo Oriente.

I richiami alla musica di
Johann Sebastian Bach

Quindi è facilmente intuibile per quale motivo Heitor Villa-Lobos abbia attirato l’attenzione di tutto il mondo culturale dell’epoca con le sue Bachianas Brasileiras: melodie e ritmi ascoltati personalmente nei suoi viaggi di studio tra gli indios dell’Amazzonia diventano l’anima della sua opera, creando atmosfere fino ad allora inimmaginabili.

Sempre, però, con un richiamo costante alla produzione musicale di Johann Sebastian Bach: chi non ha notato che la suadente melodia della Cantilena (1939), primo movimento della quinta Bachiana Brasileira, è in tutto e per tutto simile alla famosissima opera del compositore tedesco erroneamente nota come Aria sulla quarta corda, appellativo che le fu attribuito in seguito all’arrangiamento tardo-ottocentesco del violinista August Wilhelmj?

Nel secondo dopoguerra, il mondo accademico respinge di fatto tutti i valori tradizionali della tonalità, della melodia e della struttura, dando luogo alla nascita della musica contemporanea intesa come insieme di varie avanguardie ed esperienze sperimentali alla ricerca di un nuovo linguaggio musicale.

Solo passando attraverso questa fase sperimentale si può comprendere pienamente un brano come Experience (2013) di Ludovico Einaudi, allievo di Luciano Berio, uno dei più illustri avanguardisti europei. Tuttavia Einaudi, pur facendo tesoro del nuovo linguaggio con cui si è formato, si è sempre dimostrato aperto a qualsiasi tipo di esperienza musicale, dal minimalismo alla new age.

Il rock, Freddie Mercury e la lirica

Anche il jazz ed il rock hanno contribuito largamente alla contaminazione, ovviamente in direzione opposta. Freddie Mercury non ha mai nascosto la sua ammirazione per l’opera lirica, arrivando a cantare l’incipit di It’s a Hard Life sulle note di Vesti la giubba dai Pagliacci di Ruggero Leoncavallo e nel 1988 ad incidere un intero album (Barcelona) con il celebre soprano spagnolo Montserrat Caballé.

Nella sezione centrale di Bohemian Rhapsody (1975), inserito nel quarto album dei Queen non a caso intitolato A Night at the Opera, è evidente il tentativo sperimentale di creare un genere sulla scia degli enormi successi riscontrati dall’Opera Rock, come ad esempio Jesus Christ Superstar di Andrew Lloyd Webber, rimasta in scena a Broadway per un record di 720 repliche in 18 mesi tra il 1971 ed il 1973.

Molto interessanti le dichiarazioni dello stesso Freddie Mercury a proposito della nascita di quello che egli definiva una contraffazione operistica:

«La sezione più faticosa è stata quella operistica di mezzo, perché volevamo ricreare una parte che evocasse certi grandiosi cori d’opera usando solo le voci di noi tre, Brian, Roger e io. Per farlo abbiamo dovuto usare un sacco di sovraincisioni. Penso che fra tutti e tre abbiamo creato l’effetto di un coro di centosessanta, duecento persone. C’era una sezione di “No, no, no!” in un tipico crescendo operistico e noi dovevamo ripetere quei “no!” qualcosa come centocinquanta volte. C’è voluta un’eternità, ma avevo tutto nella mia mente, segmento per segmento».

In quello stesso anno, dall’altra parte dell’Atlantico, negli Stati Uniti d’America, Eric Carmen scrisse la sua All by Myself (1975) attingendo a piene mani dal secondo movimento del Concerto n°2 in Do minore per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninov, come lui stesso dichiarò in un’intervista di Gordon Pogoda nel 1991:

«Mentre stavo ascoltando la mia musica preferita scritta da Rachmaninov, pensai di utilizzarne la melodia per la strofa della mia canzone».

E questa idea si rivelò un clamoroso successo, cavalcato diversi anni dopo anche da Céline Dion nella sua celebre cover del 1996. Un curioso aneddoto racconta come Eric Carmen ritenesse ingenuamente che i diritti d’autore sulla musica di Rachmaninov fossero oramai di dominio pubblico: subito dopo la pubblicazione del disco, però, per evitare una denuncia per plagio, fu invece costretto ad accordarsi con gli eredi del compositore (che ricevettero il 12% degli incassi) ed a riconoscerlo come coautore del pezzo.

Thunderstruck e la musica barocca

Un esempio, invece, di influenza indiretta tra generi musicali può essere considerato Thunderstruck (1990), contenuto nell’album The Razors Edge degli AC/DC: il riff di chitarra, infatti, richiama inesorabilmente un ostinato di ispirazione barocca! Ed è per questo motivo che la versione presente in questo album inizia con ben quattro Concerti di Antonio Vivaldi mixati tra loro (agli esperti il piacevole enigma di individuare quali siano) che confluiscono gradatamente in quello che è considerato uno dei maggiori successi della rock band australiana.

In realtà, nelle note di copertina della riedizione del 2003, Angus Young, chitarrista del gruppo e compositore del brano insieme al fratello Malcom, dichiara:

«È tutto iniziato da un piccolo trucco che facevo con la chitarra: stavo solo armeggiando con la mano sinistra quando quel riff è uscito praticamente per caso. L’ho suonato a Mal e abbiamo costruito la canzone partendo da quello. Ci abbiamo giocherellato per alcuni mesi prima che tutto andasse a posto; dopodiché era solo una questione di trovare un buon titolo e così abbiamo tirato fuori questa idea del tuono che sembrava suonare piuttosto bene».

La genesi di Moon Medley è pertanto spiegata dalla smodata voglia di attraversare secoli di storia fondendo i generi musicali più svariati. Fin dall’antichità, la luna ha stimolato la fantasia dei popoli, ha alimentato la curiosità degli studiosi e ha affascinato ed ispirato artisti, musicisti e poeti, i quali hanno dato ciascuno una propria interpretazione al corpo celeste più osservato di tutti i tempi.

Nel 1801 Ludwig van Beethoven dedicò la Sonata per pianoforte in Do diesis minore Op.27 n°2 alla sua alunna prediletta, la contessa Giulietta Guicciardi, di cui era innamorato. In seguito, fu il critico berlinese Ludwig Rellstab, nel 1832, a paragonare l’assorta immobilità del primo movimento al chiarore lunare che si diffonde nelle serate di calma sul Lago dei Quattro Cantoni in Svizzera.

L’immagine, per la sua felice aderenza psicologica, ebbe un successo senza precedenti e procurò alla composizione il titolo di Mondschein-Sonate (Sonata al chiaro di luna), con cui è entrata stabilmente nella storia.

Il Clair de lune (1890), liberamente ispirato all’omonima poesia di Paul Verlain, è sicuramente una delle pagine più note dell’intera produzione musicale di Claude Debussy, impregnata di sonorità magiche e incantate, che avvolgono l’ascoltatore in una specie di dimensione onirica, dove tutto è meravigliosamente sfocato e sospeso.

Seguono la splendida canzone d’amore Moonlight Serenade (1939) di Glenn Miller con testo di Mitchell Parish, Blue Moon (1956) di Richard Rodgers e Lorenz Hart, dove la luna è l’unica compagna in una notte di solitudine, ed infine Moonlight Shadow (1983).

Parlando di mescolanza di stili e generi musicali, non si possono non citare i numerosissimi casi in cui pop e rock hanno attinto ad antiche melodie folkloristiche o a canzoni tradizionali, riadattandole ai gusti commerciali del momento.

È ad esempio il caso di Misirlou, una canzone popolare d’amore della regione del Mediterraneo orientale, con origini nell’Impero Ottomano. L’autore originale della canzone non è noto, ma abbiamo testimonianze di musicisti arabi, greci ed ebrei che la suonavano negli anni ’20.

Nel 1962 Dick Dale, chitarrista statunitense di origini libanesi, ne fece una versione surf rock che è divenuta celebre nel 1994, quando il regista Quentin Tarantino la utilizzò per il film Pulp Fiction. Anche Evening of Roses è un’antica canzone d’amore, ma su di essa ci sono pervenute maggiori informazioni: si tratta di una melodia di Yosef Hadar su testo di Moshe Dor molto spesso usata nei matrimoni ebraici (il titolo in lingua originale è Erev Shel Shoshanim); dopo essere stata registrata per la prima volta nel 1957 dal cantante Yafa Yarkoni, è stata rivisitata nel corso degli anni da numerosi cantanti internazionali e persino campionata dal duo pop francese The Parakit nella canzone di successo Save Me del 2016.

Ma il teatro delle più incredibili contaminazioni stilistiche, fin dalla sua nascita e per sua natura intrinseca, è senza dubbio la musica da film, che, in connubio perfetto con l’azione cinematografica, non può certo limitarsi ad accompagnare asetticamente lo scorrere degli eventi, ma deve puntare a coinvolgerci emotivamente, facendoci passare da uno stato d’animo ad un altro con estrema rapidità nelle situazioni sceniche più disparate.

In questo album sono celebrati Nino Rota con omaggio a Fellini: una raccolta di tutti i temi più famosi nati dal sodalizio artistico con il regista Federico Fellini (La Strada, Amarcord, 8 ½, La dolce Vita) ed Ennio Morricone con Once Upon a Time in the West, il quale, nonostante nella sua carriera si sia cimentato con praticamente tutti i generi cinematografici, deve sicuramente la propria fama internazionale al genere Spaghetti-Western.

All’interno della grandiosa industria cinematografica, un settore importante è sicuramente quello dei film d’animazione. Walt Disney, universalmente considerato uno dei padri del film d’animazione, capì immediatamente l’importanza della musica in seguito all’enorme successo di pubblico riscosso con la proiezione, il 18 novembre 1928 al Colony Theater di New York, di Steamboat Willie, il suo primo cartone animato con sonoro sincronizzato.

Da quel momento, con le serie Mickey Mouse e Silly Symphonies e poi in seguito con i lungometraggi che hanno fatto la storia dell’animazione, come ad esempio Frozen (2013), la cui colonna sonora è stata composta da Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, la musica ha sempre avuto un ruolo di assoluto rilievo, spingendo Disney a fondare nel 1956 la propria etichetta discografica per la quale hanno sempre lavorato artisti di fama internazionale provenienti dalle più diverse esperienze musicali.

Thunderbach è un album da ascoltare in qualsiasi momento che regala momenti intensi e raffinati, sempre con grande energia e pathos. 

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