Il futuro dello spettacolo dal vivo non può essere lo streaming: se ne sta parlando tanto, nel periodo in cui per motivi di sicurezza sanitaria non si può assistere tutti insieme ad uno show. Guardando e ascoltando uno schermo (anche se grande) non è possibile riprodurre l’impatto fisico e la stessa emozione che uno spettacolo è in grado di generare quando proviene direttamente dal palco, in presenza di pubblico. Banalmente: non si sposta l’aria, che per secoli ha caratterizzato qualsiasi spettacolo dal vivo, non c’è interazione col palco.
Recentemente sono stati proposti diversi show in streaming, gratuiti, a pagamento, on demand. Tra quelli più complessi, evoluti e promossi, atraverso la rete e in tutto il mondo, c’è quello di Dua Lipa, “Studio2054”, diffuso il 27 novembre, adesso disponibile in VOD. Prevendite a prezzi scontati e crescenti, fino al giorno dello streaming, quando hanno toccato il vertice, con pacchetti diversi che prevedevano anche pre-show, backstage, contenuti extra.

Tutto – quasi – come per un live show. Prima, durante e soprattutto dopo, sono fioccate le definizioni: concerto virtuale, esperienza live, un telegiornale ha addirittura sostenuto che Dua Lipa ha “reinventato il live nell’era del Covid-19”, mentre l’artista stessa ha volato leggermente più in basso, sostenendo che questo show era la cosa più vicina ad una performance, “more live movie than regular live show”. A 25 anni Dua Lipa è una delle artiste più popolari dell’anno: anche se non contano più tanto, è appena stata nominata per ben sei Grammy Awards, mentre Elton John ha giudicato il suo ultimo album, Future Nostalgia, uno dei migliori dell’anno.

Ho guardato “Studio2054” con curiosità ed attenzione: apprezzo Dua Lipa, abilissima nell’intrattenimento, con brani ritmati e molto godibili, divertenti. Canta, dire che balla (nostante le molte ore di prove) è una parola grossa, diciamo che ballicchia, è una simpatica e bella ragazza inglese di origini albanesi, con una splendida famiglia londinese, presentissima sui social, dove racconta gran parte della sua vita.

Il teatro scelto per produrre questo show per lo streaming era un grande warehouse, dove sono stati allestiti diversi set contigui, attraverso i quali si è mossa Dua Lipa con il suo corpo di ballo (una decina di ballerini). Atmosfera post-industriale, neon multicolori, strutture geometriche metalliche appese al soffitto, tutto un po’ cupo, anche per le scelte d’illuminazione, club culture, con ampie citazioni tipicamente anni Ottanta. Questo il concept. Regia molto puntuale ed efficiente, firmata da una donna, Liz Clare, superesperta, che ha già diretto tanti video, show per la tv, cerimonie di premiazione, tante camere a disposizione, che non si è certo posta alcun problema ad indugiare diverse volte sul sedere di Dua Lipa!

Inizio show, Dua Lipa svestita di bianco: canta dal vivo, per molti minuti non si è visto un musicista, solo ballerini intorno a lei, spettacolo integralmente coreografato, con la partecipazione di acrobati, skaters, DJ. In realtà i musicisti ci sono, sul fondo del primo set, sembra che suonino, ci sono anche quattro coristi, ma sicuramente sono presenti tante sequenze programmate, per effetti e altro, per ciò che non viene suonato dal vivo. Immagine decisamente fumosa, forse filtrata digitalmente, suono di qualità, molto bilanciato. Lo spettacolo dal vivo più vicino a questo (non a caso) è quello di Beyoncé che ho visto qualche anno fa, dove lei cantava e ballava dall’inizio alla fine su un palco supertecnologico, con un eccellente corpo di ballo e musicisti totalmente nascosti alla vista del pubblico!

Questo è uno spettacolo dal vivo?
No, è un lungo video (un’ora e dieci minuti) di una performance, forse anche girata in giorni diversi, poi montata ed editata. Sembra di essere tornati indietro, all’epoca d’oro di MTV
. S
i succedono in scaletta i brani dell’ultimo album, alcuni eseguiti per la prima volta dal vivo (!), scorrono anche gli ospiti, da FKA Twigs sicuramente in playback, raggiunta al suo palo lap dance da Dua Lipa in un abbraccio, per spostarsi poi in un altro set, vera e propria discoteca, con bar, postazione DJ, mirrorball, ecc., fino a Miley Cyrus, ospite live per modo di dire… visto che è stato semplicemente trasmesso il nuovo video di Prisoner, protagoniste Dua e Miley avvinghiate.
Ci si sposta in un altro set, una stanza d’appartamento, tutta rossa, con una televisione accesa, attraverso la quale Dua Lipa duetta in Un Dia con J. Balvin, Bad Bunny, Tainy, in spagnolo, perché le collaborazioni internazionali la stanno portando a spalancare le porte del mercato globale, strategie di marketing discografico. Poi duetta in francese con Angèle in Fever, torna in discoteca per duettare con l’ospite Kylie Minogue (praticamente due generazioni diverse a confronto sullo stesso versante pop, 20 cm d’altezza in meno, Kylie mini). Qualche dubbio sull full live viene: quando parte un nuovo brano di Dua Lipa, con Kylie ancora in scena, quest’ultima canta, ma non si sente la sua voce; a volte inquadrano i coristi… e non si sentono. Boh!

Si prepara l’arrivo di Elton John: registrato, appare da uno schermo sul fondo del set, in primo piano, al pianoforte, voce leggermente velata, omaggia una strofa e ritornello di Rocket Man, e basta, finisce in eco e scompare… Per il gran finale, Dua Lipa torna sul primo set, da dove è partita, chiude con Hallucinate e Don’t Start Now in versione lunga, remix. Fine. Baci e abbracci, ringraziamenti, titoli di coda.
Il giorno dopo lo streaming (stimati 5 milioni di visualizzazioni), Dua Lipa attraverso i social ringrazia tutti i suoi collaboratori, la crew.
Non si possono fare concerti: il tour che monetizzerà Future Nostalgia è stato rimandato al 2021. Allora è stato realizzato, con notevole dispendio di mezzi, un video che è una sorta di spottone, utile a fini promozionali. Ci hanno lavorato centinaia di persone, dall’idea alla realizzazione pratica: bene per le maestranze. Un simil-live, divertente, privo di emozione. Ancora non siamo ad un vero show concepito per sfruttare tutte le possibilità dello streaming, che potrà essere in futuro, un genere che affiancherà, con altre, diverse caratteristiche, lo spettacolo dal vivo.

Siccome parliamo della diffusione online di un segnale audio/video innovativo, creativo, unico, è lecito aspettarsi che da qui a breve accadano diverse cose: che le infrastrutture vengano adeguate e finalmente la larga banda venga distribuita dappertutto se no video e audio ne soffriranno inevitabilmente, che chi potrà permetterselo (creativamente ed economicamente) produca spettacoli in streaming pensando a qualcosa di veramente nuovo e stimolante, per esempio anche a un racconto (la preparazione, l’ideazione, la nascita dello spettacolo) che potrebbe aumentare il coinvolgimento e l’emozione del pubblico.

Nel cinema musicale, in video, qualcosa del genere e d’innovativo è già accaduto in passato. Faccio solo qualche esempio: dal film prevalentemente d’animazione Yellow Submarine dei Beatles (1968), ai video realizzati negli anni Settanta da Bruce Bickford per Frank Zappa con la tecnica della claymation, sino al video Cry di Godley & Creme nell’era di MTV (metà anni Ottanta).
Idee, tanta creatività, impiego della tecnologia, manualità, visione del futuro, per creare nuove emozioni.

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