Dopo un 1991 scosso dal fenomeno Nevermind, era inevitabile che l’anno successivo ci fosse nell’aria un’attesa palpabile verso un’ipotetica replica. In parte non ci si poté lamentare: gli Alice In Chains se ne uscirono con il loro secondo disco, Dirt, un caposaldo che tracciava le nuove coordinate del grunge, genere ancora in piena espansione, mentre a Los Angeles nascevano i Rage Against The Machine, autori di uno storico album di debutto, che mescolando sapientemente rap e metal, li annoverò tra i precursori del cosiddetto movimento nu metal. Noi, però, sposteremo l’obiettivo su un disco che a modo suo è stato rivoluzionario e che non ha nulla da invidiare ai nomi citati in precedenza. Stiamo parlando della seconda fatica dei californiani Kyuss.

Prodotto da Chris Goss dei Masters Of Reality, Blues For The Red Sun segnò un punto di svolta in ambito stoner rock, una perla impossibile da emulare. Già l’accoppiata iniziale Thumb/Green Machine è da capogiro, dimostrando una maestria degli interpreti tale da manipolare un sound aggressivo e incandescente come i raggi del sole che bruciano l’asfalto di Palm Desert, città di origine del gruppo. La lezione dei Black Sabbath, loro conclamata fonte di ispirazione, è ben appresa in Thong Song come ci viene illustrato dalla chitarra di Josh Homme. Innumerevoli volte si finisce in territori psichedelici, specie nei brani strumentali (Apothecaries’ Weight, Caterpillar March), e in episodi tappabuchi dove si fa sfoggio di una perizia tecnica sopraffina (Molten Universe, 800).

I quasi otto minuti di Freedom Run, una cavalcata nel deserto avviata dal basso pulsante di Nick Oliveri, sono tra i momenti più convincenti di tutto il lavoro. Lo scenario cambia continuamente in modo convulso, così come muta il tono vocale di John Garcia, acuto e poi grave in un lampo. Neppure sul finire ci sono attimi di flessione, anche per merito dell’incalzante Hard Rock di Writhe e di Alien’s Wrench, dove la batteria di Brant Bjork insorge sparando una gragnola di colpi di rullante.

Dopo la scioglimento del 1997 Josh Homme ha fondato i Queens Of The Stone Age e, insieme a Dave Grohl (Nirvana, Foo Fighters) e John Paul Jones (Led Zeppelin), i Them Crooked Vultures. John Garcia ha suonato in alcuni progetti che hanno avuto vita breve (Slo Burn, Unida). Attualmente canta con gli Hermano, formazione in cui ha militato per diversi anni Steve Earle, batterista degli Afghan Whigs. Brant Bjork, conclusa l’esperienza con i Kyuss, si è seduto dietro le pelli dei Fu Manchu, per poi cominciare una carriera da solista. Nick Oliveri lasciò la band californiana nel 1994, poco prima della pubblicazione di Welcome To Sky Valley, terzo album del gruppo, per motivi tutt’oggi ancora poco chiari. Sorte simile gli toccherà nel 2004 quando fu allontanato dai Queens Of The Stone Age dallo stesso Josh Homme. Ha trovato una dimensione a lui più consona come frontman dei Mondo Generator. Leggendo le loro gesta salta all’occhio che, senza ombra di dubbio, questi signori hanno fatto la storia.

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