Guy de Maupassant disse che la musica è la più poetica e la più precisa delle arti, vaga come un sogno ed esatta come l’algebra. Credo non ci sia definizione più bella per esprimere la forza evocativa della musica e al tempo stesso la sua precisione matematica.

La musica è un’arte che, in modo sofisticato e strutturato, traduce una sequenza di singoli suoni in un unico insieme fatto di armonia, melodia e ritmo.

Ma non tutta la musica è per tutti: soprattutto la musica classica ancora oggi viene percepita come una musica per un élite di intenditori in grado di comprenderla. Eppure c’è chi, nonostante questo diffuso convincimento, fa di tutto per fare della musica classica un piacere per tutti, come Corrado Augias.

Il suo bellissimo programma televisivo, proposto alle 20.15 su Rai 3, in pochi minuti, riesce a raccontare bene la forza narrativa e suggestiva della musica, già a partire dal suo titolo, La gioia della musica. E’ un programma di grande successo perché fa della musica classica un qualcosa di accessibile a tutti, redendola divulgativa e fruibile in modo easy e divertente.

Il programma ha un ritmo dinamico e moderno, con Corrado Augias che inizia sempre interrompendo le prove dell’Orchestra nell’Auditorium Toscanini della Rai di Torino: si avvicina ai musicisti e inizia a dialogare con loro per farsi spiegare il modo in cui suonano quel particolare strumento e in che modo quel singolo strumento contribuisce a valorizzare il brano orchestrale.

Poi Augias raggiunge al pianoforte i due direttori d’orchestra, Speranza Scappucci o Aurelio Canonici, che sia alternano di puntata in puntata, per sviscerare aneddoti, segreti, tecniche e curiosità dei compositori di questa o quell’opera. E’ qui che si snoda il focus di ogni puntata, perché sotto le pungenti e sapienti domande di Augias, i direttori ci svelano cosa si cela dietro le invenzioni artistiche dei più grandi compositori al mondo, da Sergej Sergeevič Prokof’ev a Giuseppe Verdi, da Edvard Hagerup Grieg a Giacomo Puccini, da Pëtr Il’ič Čajkovskij a Gioacchino Rossini.

La puntata si conclude con l’orchestra che esegue quel brano così dettagliatamente indagato con acume, simpatia e leggerezza. A quel punto, anche l’ascoltatore più sprovveduto è in grado di capire ciò che sta ascoltando, e la gioia dell’ascolto diventa incommensurabile.

La musica classica svelata e compresa

Solo una mente acuta e raffinata come quella di Corrado Augias, grande appassionato e intenditore di musica classica e operistica, poteva partorire un programma così elevato eppure così semplice, che grazie a questa scaletta così bene articolata tra spiegazioni e dimostrazioni, riesce a schiudere lo scrigno della musica classica offrendoci la sua bellezza senza più misteri o incomprensioni.

Non ci restano che cinque puntate ancora, perché il programma terminerà venerdì 26 maggio, ma per fortuna ogni puntata già trasmessa è recuperabile su Rai Play.

Mi verrebbe da auspicare un programma simile anche per la musica jazz: ci vorrebbe un Augias del jazz per rendere più accessibile certe sonorità di questo genere musicale che a molti paiono ermetiche ed enigmatiche.

Chi ama la radio può trovare su Rai Radio 3 un programma sviluppato con lo stesso approccio metodologico semplice e immediato. Si intitola Lezioni di musica: ogni sabato e domenica, alle ore 9, musicologi e musicisti italiani, conosciuti e non, accompagnano gli ascoltatori in un percorso divulgativo che viaggia a metà strada tra la didattica e il divertimento.

Vengono ascoltati e analizzati alcuni grandi capolavori del repertorio sinfonico e di quello da camera, spesso eseguendoli dal vivo al pianoforte, con la voce dell’esperto che spiega in tempo reale i temi, i passaggi, i ruoli dei vari strumenti. Qui è possibile ritrovare le varie puntate già trasmesse.

La forza di queste lezioni di musica è nella capacità, dei vari narratori, di farci percepire concetti che sembrano incomprensibili finché qualcuno non ci aiuta a coglierli durante l’ascolto: i fraseggi, gli illusionismi timbrici, le trasparenze della musica, i vellutati degli archi, le cadenze d’inganno si disvelano improvvisamente, aprendoci nuovi orizzonti di ascolto.

E di musica accessibile a tutti si tratta anche quando si parla della Blind International Orchestra, un’orchestra creata dal Maestro Alfredo Santoloci, già direttore del Conservatorio Santa Cecilia di Roma, completamente composta da ciechi e ipovedenti.

Un’orchestra di ciechi è davvero qualcosa di straordinario, perché un musicista non può fare a meno del suo spartito, a meno che non si tratti di improvvisazione, ma in tal caso siamo nell’ambito del jazz. Nella classica invece lo spartito è fondamentale, perché indica la partitura da seguire, formata da tutti i segni che vanno decifrati dal musicista.

Una lingua con un alfabeto infinito

In questo senso la musica è una vera e propria lingua, con il suo sofisticato alfabeto, che non si compone delle sole 7 note, ma che si declina in centinaia di segni diversi, ciascuno dei quali contribuisce ad un suono diverso.

Basti pensare a quante varianti può avere una singola nota: se ha la testa vuota è una semibreve (e quindi avrà il tempo di 4/4) se ha la testa vuota e un gambo è una minima (tempo 2/4) se ha la testa piena e un gambo è una semiminima (tempo 1/4) e così via. Vi lascio immaginare poi come si complica la lettura quando arrivano le code, che danno vita a crome, semicrome e semibiscrome…

Si tratta di un vero e proprio linguaggio internazionale della musica. Per poter parlare questa lingua bisogna imparare a capirla e a leggerla. Lo spartito poi si articola non solo nelle note che vanno suonate, ma in tantissimi altri elementi: vi è indicato il tempo di ciascuna nota (semplice o composto), la chiave (di violino, di fa, di basso, di soprano… in tutto sono 7), la battuta, le eventuali alterazioni in diesis, bequadro o bemolle.

Poi ci sono i segni che indicano l’intensità di un suono (piano, pianissimo, forte, crescendo, accelerando…) i punti che aumentano il valore di una nota, le legature che uniscono due note diverse in un unico suono oppure lo staccato che invece crea una piccolissima pausa tra una nota e l’altra.

Non vi dico poi quando lo spartito è quello di una musica orchestrale, qui si parla allora di partitura, in cui non ci sono solo i segni di ogni singolo strumento, ma quelli relativi a tutte le varie famiglie strumentali (i legni, gli ottoni, gli archi…) che vengono raggruppati in accollature o sistemi.

Detto questo, come può un cieco suonare un brano di musica classica? Alla luce della sofisticata articolazione di uno spartito dovremmo dire che non può. E infatti fino ad oggi non è mai esistita una orchestra di ciechi. Non solo perché un cieco non può leggere uno spartito, ma anche e soprattutto perché non può seguire con lo sguardo le indicazioni del direttore d’orchestra.

Ma poi è arrivata la Blind International Orchestra, messa insieme dal Maestro Alfredo Santoloci dopo che aveva visto una banda musicale di ciechi. Era una banda di soli fiati, dunque più facile da organizzare. Ma se poteva esistere una banda di fiati, perché non avere l’audacia di creare una intera orchestra? E così nasce la sua intuizione vincente.

L’aiuto nella realizzazione di questo sogno è arrivato dalla tecnologia. Il Maestro ha creato un sistema di comunicazione con i suoi musicisti attraverso un semplice microfono ed auricolari. Dunque i musicisti non leggono gli spartiti e non seguono i gesti del direttore, ma ascoltano dall’auricolare la voce del loro maestro che non solo fornisce indicazioni specifiche, ma produce un’incredibile varietà di sfumature con la bocca, simulando i vari movimenti, sussurrando i cambiamenti di tempo, le corone, le ripartenze.

In sostanza il maestro si fa interprete simultaneo dallo spartito all’orecchio del musicista, che poi traduce con il suo strumento quell’indicazione.

E’ un sistema ancora sperimentale, ma che ha prodotto già ottimi risultati con numerosi concerti organizzati dalla Blind International Orchestra. Tra gli ultimi concerti quello per celebrare la Giornata della Memoria, il 26 gennaio scorso al Conservatorio di Santa Cecilia e quello del 4 aprile scorso al Teatro Parioli di Roma, di cui qui vi proponiamo uno stralcio.

E’ una vera rivoluzione non solo musicale, ma anche etica e civica, perché è l’inizio di un coinvolgimento dei lavoratori ciechi anche nell’ambiente della musica classica. Perché la musica classica diventi sempre più popolare e condivisa. Perché la musica sia di tutti e per tutti.

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