Un “nano-ospedale” dentro il corpo. Si chiamano In-body hospitals e diventeranno realtà entro il 2050
Le nanotecnologie rivoluzioneranno la medicina, fino a aumentare le capacità funzionali dei nostri organi e addirittura sostituirli.
Le nanotecnologie rivoluzioneranno la medicina, fino a aumentare le capacità funzionali dei nostri organi e addirittura sostituirli.
Vivere meglio e vivere di più: è questo l’obiettivo principale della scienza applicata alla salute. Da sempre l’essere umano è alla ricerca dell’elisir di lunga vita e forse questa volta non ci andrà troppo lontano. Immaginate, infatti, di potervi curare dall’interno, di poter risanare le cellule o prevenire le malattie grazie a una sorta di “ospedale corporeo” inserito nell’organismo. Fantascienza? No, nanotecnologia applicata.
Che cos’è la nanotecnologia? E’ un ramo della scienza applicata e della tecnologia che si occupa della progettazione e della realizzazione di dispositivi in cui intervengono nanostrutture e misure nanometriche. Il termine, che indica genericamente la manipolazione della materia a livello atomico e molecolare, fu coniato dal ricercatore e ingegnere statunitense K.E. Dexler, che lo utilizzò nel suo libro del 1986 Engines of Creation: The Coming Era of Nanotechnology.
La nanotecnologia opera in un ambito d’investigazione multidisciplinare, coinvolgendo molteplici indirizzi di ricerca, tra cui biologia molecolare, chimica, scienza dei materiali, fisica applicata, bioingegneria, ingegneria meccanica, chimica ed elettronica. Per un’opinione critica e sfaccettata sulla società trasformata dalle nanotecnologie, vi consiglio il libro di G. Manzone, Morale artificiale. Ma anche K.E. Dexler, Radical Abundance: How a Revolution in Nanotechnology Will Change Civilization su nanotecnologie, intelligenza artificiale, robot.
Ma gli In-body hospitals (ospedale corporeo appunto) che cosa sono e come funzionano? Gli scienziati stanno provando ormai da anni a riprogrammare la biologia per curare le malattie come il cancro. Grazie alle nanotecnologie riusciremo a trascendere i limiti della biologia, attraverso i nanobot (robot, la cui grandezza varia da 0,1 a 10 micrometri, in grado di modificare l’ambiente in cui sono inseriti) che viaggeranno all’interno del nostro corpo per sconfiggere tumori o agenti patogeni. Secondo l’inventore e scienziato R. Kurzweil i nanobot connetteranno il cervello al cloud computing, così da poter reperire e memorizzare qualsiasi informazione in tempo reale. Le nanotecnologie non solo aumenteranno le capacità funzionali dei nostri organi, ma potranno addirittura sostituirli.
Dunque la nanotecnologia rivoluzionerà la medicina? Pare proprio di sì. Kazunori Kataoka, direttore generale del Centro di innovazione di NanoMedicine (Innovation Center of Nanomedicine), afferma che, grazie alla trasformazione digitale della sanità, “in futuro avremo un intero ospedale nel nostro corpo”. Il progetto, decisamente avveniristico, nasce in Giappone e si sviluppa all’interno di un panorama più ampio, riconducibile a una “super smart society” e al Piano nazionale “Società 5.0” introdotto dal governo giapponese nel 2016 (e in Italia? Vedi qui). Si tratta di un nuovo campo di studi tecnologici che in Giappone è sotto la guida del COINS (Center of Open Innovation Network for Smart Health).
Ora però non spaventatevi: non sto parlando di robot in miniatura che colonizzeranno il nostro organismo come nel film Salto nel buio (1987) o nel suo antesignano Viaggio allucinante (1966), in cui degli esseri umani vengono miniaturizzati per poter entrare in una siringa ed essere iniettati nel corpo di un uomo al fine di salvarlo. Sto parlando di nanomacchine a base di composti organici che circoleranno nel sangue, che saranno in grado di rilevare e curare l’infiammazione, raggiungere il sito della malattia e curarla, grazie al rilascio di composti farmaceutici. Non solo: questi nanotech saranno anche capaci di acquisire informazioni chimiche sulla malattia in corso, eseguendo delle analisi che poi verranno inviate a microchip installati nel nostro corpo che, grazie alla tecnologia wireless, potranno essere trasmesse all’ospedale o alla clinica privata. In breve, si potranno eseguire analisi direttamente nel corpo del paziente e il medico potrà valutarle in tempo reale, si potranno effettuare interventi, prevenire malattie o rilasciare sostanze chimiche nel corpo.
Nanomedicina: dubbi? Nessuno. Basta agire reponsabilmente. E nanotecnologia e medicina insieme? La nanomedicina crescerà, portando con sé grandi dibattiti circa i suoi vantaggi e i suoi rischi. Mi sembra di vedere un mondo fantastico, che utilizzerà i robot per farci vivere in modo più sano, meglio e più a lungo. Il rovescio della medaglia è che questa nuova tecnologia potrebbe cadere in mani sbagliate. Ma è un rischio che si corre per ogni innovazione, che può avere i suoi pro e i suoi contro, soprattutto in fase teorica. La paura che ne consegue è più che naturale, l’importante è trovare soluzioni razionali e responsabili.
Probabilmente si tratta di una tecnologia che verrà accolta favorevolmente solo dalle prossime generazioni, poiché si tratta di una vera rivoluzione in campo medico-scientifico. Tuttavia non dimentichiamoci che anche il primo aereo, più di un secolo fa, era visto come qualcosa di assurdo: una scatola di ferro con un motore capace di sollevarsi in aria e volare! Impossibile. Eppure oggi migliaia di aerei volano quotidianamente sopra le nostre teste, e noi ce ne accorgiamo a malapena.
Kurzweil afferma che “arriveremo a un punto in cui la nostra longevità, la nostra aspettativa di vita rimanente, si muoverà lontano da noi. Le sabbie del tempo aumenteranno anziché terminare”. Diventeremo immortali? No, non credo.
Però la scienza riuscirà a prolungare la vita. Il futuro è inarrestabile: noi moriremo (almeno per il momento), ma la tecnologia continuerà ad andare avanti.