Il transumanesimo (abbreviato con H+ o H-plus) è una corrente di pensiero che, secondo una visione ibridativa, vede la trasformazione e il superamento della condizione esistenziale umana grazie a una sempre maggiore simbiosi tra essere umano e tecnologia, simbiosi che darà origine a una nuova tipologia di esseri umani ottimizzati attraverso l’applicazione di diverse tecniche (intelligenza artificiale, nanotecnologia, biotecnologia, informatica). Questo movimento culturale sostiene l’uso della scienza per migliorare le nostre caratteristiche fisiche e mentali e per superare quelli che considera aspetti indesiderabili e non necessari della condizione umana, come disabilità, sofferenza, malattia, invecchiamento e addirittura morte, proprio come affermano il ricercatore biochimico Aubrey de Grey e il cofondatore di Google Larry Page.

In carne e ossa

I progressi delle scienze e delle tecnologie informatiche, biologiche e bioinformatiche hanno mostrato la possibilità di un superamento di quel supporto che da sempre costituisce l’essere umano, e cioè il corpo fatto di carne e ossa, a favore di supporti artificiali più efficienti, propri di una nuova specie. L’informatico e ricercatore canadese Hans Moravec, i filosofi e futuristi Max More e Alexander Chislenko hanno azzardato addirittura l’ipotesi di esseri umani divenuti robot seppure caratterizzati da un’essenza non modificabile: una sorta di anima che transita tra i diversi supporti, da cui la definizione di transumanisti. Tali ipotesi sviluppano in parte modelli letterari e fantascientifici basati sull’ibridazione: dai miti antichi e da Frankenstein fino al cyborg che manifesta la commistione tra parti organiche e parti cibernetiche e in cui non è più possibile riconoscere una naturalità intatta ab origine dell’essere umano.

Un po’ di storia del transumanesimo

Nato negli anni Ottanta dello scorso secolo, il centro principale del transumanesimo è la University of California di Los Angeles. Qui, infatti, lo scrittore e filosofo accademico transumanista FM-2030 (nato Fereidoun M. Esfandiary) insegnò l’ideologia futurista degli Upwingers, poi insieme a John Spencer, fondatore e presidente della Space Tourism Society, e all’autrice transumanista Natasha Vita-More iniziarono a tenere riunioni per i transumanisti di Los Angeles, che includevano gli studenti provenienti da FM-2030, spettatori delle produzioni artistiche di Natasha e la comunità spaziale e astrofisica di Spencer. Oggi, la World Transhumanist Association (nota anche con il nome Humanity+, è la più grande associazione transumanista mondiale, mentre in Italia esistono due organizzazioni distinte: l’Associazione Italiana Transumanisti e il Network Transumanisti Italiani.

Molte definizioni, un solo
(probabile) futuro…


Il significato del termine transumanesimo fu delineato nel 1957 dal biologo e genetista Julian Huxley (il fratello del famoso filosofo Aldous Huxley) nel testo scientifico New Bottles for New Wine, dove transumanesimo indica:

“L’essere umano che rimane umano, ma che trascende sé stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana”.

Dunque in questo contesto, l’essere umano abiterebbe uno scenario di emancipazione dell’umanità in cui quest’ultima assume consapevolmente il compito di guidare il generale processo evolutivo.
Negli anni Ottanta il termine venne utilizzato negli Stati Uniti con un significato leggermente diverso, orientato a un maggior individualismo, quando i futuristi americani iniziarono a organizzare ciò che da allora è diventato il movimento transumanista contemporaneo. Una definizione oggi spesso utilizzata è quella proposta da Max More, che concepisce il transumanesimo come

una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione postumana: il transumanesimo condivide molti elementi con l’umanesimo, inclusi il rispetto per la ragione e le scienze, l’impegno per il progresso e il dare valore all’esistenza umana (o transumana) in questa vita. […] Il transumanesimo differisce dall’umanesimo nel riconoscere ed anticipare i radicali cambiamenti e alterazioni sia nella natura che nelle possibilità delle nostre vite, che saranno il risultato del progresso nelle varie scienze e tecnologie”.

Sono state suggerite anche altre definizioni come quella del ricercatore transumanista Anders Sandberg: “Il transumanesimo è la filosofia che afferma che noi possiamo e dobbiamo svilupparci a livelli, fisicamente, mentalmente e socialmente superiori, utilizzando metodi razionali” o quella dell’economista statunitense Robin Hanson:

“Il transumanesimo è l’idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti umani”.

Se il politologo Francis Fukuyama lo definisce come come “l’idea più pericolosa del mondo”, lo scrittore scientifico Ronald Bailey ribatte che invece è il “movimento che incarna le aspirazioni più audaci, coraggiose, fantasiose e idealistiche dell’umanità”.
Al di là delle (più o meno) diverse definizioni, sulla scorta dell’impostazione originaria di Huxley, vi è comunque un consenso generalizzato sia nella necessità condivisa di dover esaminare aspetti etici e politici di queste nuove tecnologie sia nell’individuare, come idea centrale del transumanesimo, quella di evoluzione autodiretta, cioè un’intelligenza umana che riesca a superare e sostituire la logica naturale.

Transumanesimo e tecnologia


I transumanisti ritengono che un giorno l’intelligenza artificiale supererà quella umana, realizzando quella singolarità tecnologica di cui vi ho parlato nell’articolo precedente. Secondo alcuni ricercatori, la rapidità in crescita dello sviluppo tecnologico suggerisce progressi radicali per i prossimi cinquant’anni, e secondo alcuni transumanisti questo sviluppo è desiderabile per far sì che gli esseri umani riescano a diventare “più che umani”, attraverso l’utilizzo dell’ingegneria genetica, grazie ai robot viventi, alla nanotecnologia, alla neurofarmacologia, e alle interfacce tra la mente e le macchine.
Si cerca di applicare la ragione, la scienza e la tecnologia allo scopo di ridurre la povertà, la malattia, la disabilità, la malnutrizione e i governi oppressivi esistenti nel mondo, per far sì che la realtà materiale della condizione umana soddisfi le promesse di equità e giustizia legale e politica e di automiglioramento, eliminando barriere mentali e fisiche congenite. In riferimento a questo obiettivo molti transumanisti considerano positivamente il potenziale futuro della tecnologia e di sistemi sociali innovativi per il miglioramento della qualità della vita.
Secondo i transumanisti esiste un imperativo etico per gli esseri umani di lottare per il progresso e il superamento di sé. L’umanità dovrebbe entrare in una fase post-darwiniana di esistenza nella quale gli esseri umani dovrebbero controllare l’evoluzione attraverso l’autodeterminazione e la razionalità. Superare le limitazioni biologiche e riconoscere, secondo una visione antispecista, il diritto al benessere di tutti gli esseri senzienti: questo è l’obiettivo.

Moltissimi i libri da leggere per saperne di più sul tema e immaginare quale potrebbe essere il futuro, qui solo i primi che mi sento di consigliarvi, così, senza pensarci troppo: Transhumanism: The History of a Dangerous Idea di David Livingstone, editore ‎ CreateSpace Independent Publishing Platform;
Transhumanism: What is it? di Natasha Vita More, editore Bowker;
The Transhumanist Reader di Natasha Vita More e Max More, editore Blackwell Pub; 
T-day. Transumanesimo della vita quotidiana di R. Guerra e P. Bruni Armando Editore;
Cyberuomo: dall’intelligenza artificiale all’ibrido uomo-macchina di Enrica Perucchietti, Arianna Editrice, e sicuramente il romanzo controverso di Michel Houellebecq dal titolo Le particelle elementari.

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