Un notturno è necessariamente musica per la notte? Lo scopriamo con Antonio Cocomazzi
Si intitola "Notturno" l'album che ho ascoltato nelle ultime sere. E mi ha colpito molto per originalità e compattezza.
Si intitola "Notturno" l'album che ho ascoltato nelle ultime sere. E mi ha colpito molto per originalità e compattezza.
Ormai lo sapete, mi piace ascoltare musica di sera, con le luci soffuse e il colore azzurrino del fumo del mio sigaro che passa attraverso la luce.
Come vi ho già detto la musica è come il cibo, gli abbinamenti sono molto importanti e soprattutto determinano la nostra eleganza e stile di vita. È importante quindi scegliere il mood giusto nella nostra quotidianità.
Tra le musiche che ho ascoltato nelle ultime sere, mi ha colpito un nuovo album che si intitola Notturno. Inizialmente la mia formazione di musicista classico mi ha trasportato in un percorso onirico riguardo al titolo. La dicitura notturno stava ad indicare un’opera in vari movimenti, scritta in forma libera e tipica dell’epoca romantica, con un tempo dolce e moderato. Nel Settecento il termine non era necessariamente evocativo della notte, ma poteva essere pensato per l’esecuzione notturna, similmente a una serenata che generalmente era dedicata alla propria amata. Il più famoso esempio è la serenata presente nel Don Giovanni di Mozart. Che peccato non si scrivano più le serenate, non sarebbe meraviglioso? Ma forse anche noi musicisti abbiamo perso un po’ di autenticità e di cuore che ci distingueva.
I notturni più famosi sono senz’altro stati scritti da Fryderyk Chopin che ne scrisse 21. In quei brani emerge in maniera straordinaria lo stile Romantico in un mondo dove il bel suono e l’espressione si sviluppano in tematiche contrastanti alternando sentimenti dolci e sognanti a momenti cupi e di grande forza.
In seguito, nella sua forma più familiare, il notturno divenne popolare soprattutto nel XIX Secolo. Era normalmente composto da un unico movimento scritto solitamente per piano solista. A questo pensavo, mentre bevevo il mio Rum e ascoltavo le bellissime note dell’album Notturno di Antonio Cocomazzi per pianoforte solo, che così introduce il suo lavoro:
“Questa vuole essere una sorta di antologia, un viaggio al pianoforte attraverso alcuni dei brani che più mi rappresentano. Composizioni che per lo più ho già inciso con altre formazioni cameristiche nei miei dischi precedenti e che dipingono i più disparati sentimenti che si possono provare nell’arco della propria vita, sentimenti che seguono la scia del vento delle proprie emozioni. Un percorso sinuoso dritto nel profondo dell’anima, schietto e trasparente dove ogni dettaglio è messo in risalto senza veli e senza vincoli stilistici o ragionati schemi compositivi.”
Mi succede spesso senza cercarlo, mi attirano i compositori che amano la sintesi. Ma questo album è qualcosa di più, è il punto di arrivo di un artista che si guarda allo specchio e vede dietro di sé il suo viaggio tra inquietudini, momenti di dolcezza, sogni, disillusioni e speranze. Si tratta di un album umano che oggi bisognerebbe ascoltare per ritrovarsi.
Ascolterete il brano The Dreamer che dà spazio esclusivamente ai sogni, mettendo all’angolo le parole. Mentre Giro di Boa, uno dei brani che ho più apprezzato, fa parte di quelle composizioni in cui Cocomazzi mette a fuoco le sfumature di colori poco percettibili dell’animo e dove si avverte la necessità di esplorare quelle gradazioni confuse che la musica può aiutare a rendere ben distinte e profonde.
Il virtuosistico e danzante Perdida Serenidad che strizza l’occhio all’oriente, racconta di quando si è inquieti e tormentati e di come la musica, a volte, sia l’unica valvola di sfogo. Il brano ha ottenuto la critica di Ennio Morricone che ha scritto:
“eccellente lavoro, originale nella forma e nella sostanza musicale”.
Respiro è invece un brano dedicato alla figlia. La prima versione per sax soprano e pianoforte, originariamente presente nell’album Restart che è stato introdotto così da Giovanni Sollima:
“è un lavoro assai compatto; la stessa presenza di un brano pieno di freschezza di tanti anni prima, ma con un linguaggio già chiarissimo, dà forza a quello che, almeno a me, arriva fin dal primo brano: un racconto! Un racconto che viene voglia di riascoltare!”
Il brano inedito Notturno, che dà il titolo all’album conclude un lavoro discografico che contiene ben sedici brani con un’ora e quindici minuti di ascolto.
Notturno va ascoltato in quelle sere dove la luce delle candele ti porta lontano, in un viaggio introspettivo verso casa. Va ascoltato quando la notte tramite i sogni, ti suggerisce il cammino da intraprendere.