Febbraio è un mese caratterizzato da feste ed eventi come il Carnevale e il Festival di Sanremo ma soprattutto da mostre che, se da un punto di vista possono risultare eclatanti, dall’altro ci riportano alla visione di una sfera più intima, come nel caso della mostra dedicata a Johannes Vermeer al Rijksmuseum di Amsterdam, che dal 10 febbraio si prolungherà fino agli inizi di giugno.

La mostra è capace di racchiudere e mostrare al visitatore i dipinti rari di un artista e di leggere tra le righe dei suoi lavori un po’ della poesia: quella che ci siamo persi nella nostra quotidianità più frenetica, per riscoprire quella più intima e quasi rallentata, dei dipinti che vedremo.

Vermeer ci parla del Seicento olandese delineato come Secolo d’oro: in quanto tra il Cinquecento e il Seicento, l’Olanda e le sette province dei Paesi Bassi settentrionali, conquistarono l’indipendenza dalla dominazione spagnola, dando vita a un concetto di vita politica moderna sotto il nome degli Orange.

Una caratteristica della pittura olandese è stata la scarsa raffigurazione di scene religiose come accadeva nel periodo della Controriforma per dare spazio a scene di vita quotidiana, come Vermeer ci mostra nei suoi dipinti con la raffigurazione di scene domestiche all’interno delle abitazioni.

Una festa intima di luci e colori

Una meticolosa precisione ottica che ci viene proposta attraverso dei dettagli che diventano le emozioni dei protagonisti: tutto è una festa intima di luci e colori. Non più soggetti e raffigurazioni sontuose di scene religiose, ma vengono raccontate scene quotidiane come di una visione interna dell’esistenza: la pittura entrò nelle case e ne ritrasse la quotidianità, celebrando l’ordine e la moralità. Ma Vermeer preferisce raccontarsi lasciando l’interpretazione in sospeso tra la tela e lo sguardo dello spettatore, anche grazie all’uso della camera oscura per definire con precisione i dettagli e gli effetti cromatici. L’inquadratura delle figure rappresentate avviene mostrandole in modo ravvicinato.

Un artista narrativo che non ha lasciato scritti su se stesso e di cui risulta sempre molto difficile ricostruire una storia personale o dei suoi lavori e oggi, insieme a Rembrandt, rappresenta la pittura olandese del Seicento diventando uno dei suoi massimi esponenti.

Perché vedere questa mostra su Vermeer?

Domanda che ci facciamo ogni volta quando passando per un palazzo antico vediamo dei cartelli enormi ,che attirano la nostra attenzione e il più delle volte, non ci vengono proposte delle belle mostre. L’Europa in questo ci sorprende, come nel caso di questa mostra dove è possibile proporre un grande artista, riparlare di storia ma anche di tutto quello che in certe luoghi rappresenta ancora la quotidianità.

Vermeer è più attuale che mai, e tutta questa voglia di viaggiare portando all’esterno il nostro mondo interiore, diventa quasi, per uno strano gioco del destino, un modo di ritornare a guardare dentro le nostre culture dove il progresso, il digitale sembrano così lontani da noi anche se viviamo in secoli di grandi scoperte.

Per esplorare meglio l’universo di Vermeer vi suggerisco un libro da leggere: L’ambizione di Vermeer di Daniel Arasse, che, insieme alla mostra, costituisce un interessante e diverso punto di vista di uno stesso percorso.

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