Li incontri per strada e ti accorgi che sono proprio tanti. Li scansi. Provi un certo senso di fastidio, ma forse anche di curiosità. Sono tra i loro cartoni, i loro sguardi persi, e speri che non ti guardino, perché i loro occhi creano imbarazzo. Spesso immersi e chiusi nella loro apparente follia. Magari lasci una moneta, oppure semplicemente ti allontani.

Sono i senza tetto. I dimenticati da tutti e da tutto, che un’assurda pandemia di Covid-19 ha reso nella loro disgrazia addirittura fuori legge. Eh sì. Perché è una bella impresa rispettare il motto io resto a casa se una casa non ce l’hai.

E alla commedia dell’assurdo non c’è mai fine, perché durante il lockdown alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, come rileva il report Quinta panoramica dell’esclusione abitativa in Europa 2020 riferito al decennio 2008 – 2018 della Feantsa, network che contrasta il fenomeno dei senzatetto, hanno predisposto moduli di autocertificazione che i clochard dovrebbero compilare per indicare “la ragione per cui una persona ha lasciato la propria casa“, con sanzioni applicabili laddove ciò sia ritenuto ingiustificato. Purtroppo questo non è uno scherzo.

È stato però fortunatamente lanciato dal Parlamento Ue un segnale di allerta per contrastare il meccanismo di criminalizzazione dei senzatetto. Con 647 voti favorevoli, 13 contrari e 32 astensioni è stata così adottata una risoluzione non legislativa che porta avanti il principio Housing First, con cui il Parlamento europeo richiede un’azione più incisiva della Commissione e dei Paesi membri dell’Ue. L’obiettivo è la fine del fenomeno dei senza fissa dimora entro il 2030. Per conseguirlo sono indispensabili piani d’azione specifici che riconoscano la casa come un diritto umano fondamentale attraverso il coordinamento delle strategie nazionali a livello europeo. Si richiede dunque di intervenire rapidamente sulla depenalizzazione del fenomeno, sulla prevenzione, sul miglioramento dell’accesso ai servizi sociali e ai servizi pubblici sanitari, sulla condivisione di best practices fra i Paesi Ue, sulla formazione e sull’assistenza specializzata e sulla rilevazione di dati affidabili.

La questione della rilevazione quantitativa dei senza tetto è fondamentale. Non avere un quadro affidabile del fenomeno e della sua distribuzione territoriale rende molto più difficile l’applicazione delle politiche. Raccogliere dati e informazioni certi su questo problema è complicato, sfugge facilmente alle statistiche ufficiali e soltanto i servizi assistenziali e volontaristici riescono a darne conto.

Aver trascurato il fenomeno così a lungo ha reso comunque i numeri disponibili impressionanti. In tutti i paesi dell’Unione europea si stima che almeno 700 mila persone vivano per le strade o in alloggi emergenziali, ma ciò che allarma di più è la crescita esponenziale del fenomeno di circa il 70% in 10 anni. In quasi tutti gli Stati dell’Unione europea sono aumentati i senza tetto: dall’Italia che ne stima un numero allucinante di circa 50.000, alla ricca Germania (+150%), all’Irlanda (+211%), ai Paesi Bassi (+121%). In aumento è soprattutto il numero dei migranti che non hanno casa e non ricevono alcun tipo di assistenza, ma allarmano anche i numeri di donne sopravvissute alle violenze domestiche, di persone che sono uscite dal carcere o non ricevono più cure psichiatriche, di giovani che vengono da centri di accoglienza.

Per contrastare il fenomeno occorrono finanziamenti dedicati e il Parlamento nella sua risoluzione sollecita la Commissione e i Paesi membri ad utilizzare i mezzi che saranno resi disponibili nel prossimo bilancio comunitario a lungo termine 2021-2027, in attesa di approvazione. Ma anche i fondi dell’iniziativa Next Generation Eu potrebbero offrire delle basi per migliorare le opportunità di lavoro e di integrazione sociale; una quota del 3% delle sovvenzioni potrebbe fornire le condizioni abitative indispensabili.

Per studiare la questione è in corso il progetto HOME_EU, una ricerca sociale sui senza fissa dimora ma con una novità importante. Poggia infatti su una base interpretativa diversa che trova fondamento nella teoria della giustizia di John Rawls sviluppata da Amartya Sen. In estrema sintesi l’approccio dell’Housing First dev’essere combinato in una logica integrata con il sostegno all’inserimento sociale complessivo che va dall’offerta di migliori servizi psichiatrici, all’integrazione in un contesto di comunità, alla fornitura di alloggi.

Lo studio consiste prioritariamente in un’indagine che richiede, fra l’altro, agli intervistati il parere sulla necessità di un maggiore investimento dei governi e sulla disponibilità ad una maggiore tassazione per contrastare il fenomeno dei senzatetto. I paesi che hanno già avviato ricerche secondo lo schema HOME_EU sono Francia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna e Svezia.

Questi studi confermano che senza conoscenza non può esservi miglioramento delle politiche ma che nella società nessuna forma di ingiustizia è irreversibile. La condizione per il cambiamento è però che esso venga basato sul rispetto dei diritti umani fondamentali. La strada da percorrere è lunga, ma la ricca Unione europea non può lasciare i propri cittadini per strada senza rinnegare i valori che l’hanno costruita.

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