E sono tornata in Francia! Mi sono imbattuta in una bottiglia con un’etichetta molto particolare, così tanto che pensavo fosse il frutto del lavoro di detenuti. Si vedono ritratti alternati un uomo e una donna in posa come foto segnaletiche e con il numero 54-55.

Giro la bottiglia per cercare il resto dell’etichetta, e ne scopro la storia: e per fortuna non devo cercare case di detenzione e programmi di riabilitazione.

Il contenuto è di un color rosé tendente al rosso vivace e il tappo è a corona, significato certo dell’essere un pètillant, cioè un vino Pét-Nat. Che vuol dire? E’ un’abbreviazione di pétillant naturel, che in francese significa naturalmente frizzante. Un vino Pét Nat è un vino in cui la frizzantezza è data da lieviti naturali presenti nel vino.

Chi produce questo vino è Les Chemins de l’Arkose  ed è nella Loira, come scrive qualcuno le vigne sono piantate alla sorgente della Loira, nella Alvernia. Un sacco di cose da scrivere…

Allora questa tenuta precedentemente si chiamava Domaine Yvan Bernard. Ci sono persone che trovano la loro strada vivendo, mentre altre, e un po’ le invidio, sanno già cosa vorranno fare da grandi. A 22 anni aveva già in mano il sapere della scuola enologica di Beaune in Borgogna e la decisione di trasferirsi proprio in questo posto a Montpeyroux.

Nessun nonno o parente lontano che gli cedesse per eredità o donazione qualche piccolo appezzamento, ma così tanta voglia di vigna da riuscire a farsi affittare piccole parti di terreni non coltivati fino ad avere 3,5 ettari. Così si comincia e passano un po’ di anni credendo sin dall’inizio nell’agricoltura biologica.

Nel frattempo però, come nei romanzi rosa di Sveva Casati Modigliani, una giovane donna dal nome Audrey Baldassin, inizia a collaborare nella tenuta a fianco di Yvan. Anni di lavoro e segnali in codice per arrivare finalmente dopo 6 vendemmie a capire che insieme sarebbe stato meglio. Et voilá, visto che siamo oltralpe, che l’unione partorisce qualcosa. Les Chemins de l’Arkose, il nuovo nome della cantina, questo in onore alla roccia vulcanica di quarzo strapresente nella zona che vista l’abbondanza, viene usata  anche come attrezzo da taglio.

Insieme adesso hanno 11 ettari, l’agricoltura è diventata biodinamica certificata e adesso dobbiamo parlare di questo vino. La sua tipologia è un Pèt-Nat, vale a dire la fusione di due parole francesi Petillant e Naturelle per indicare frizzanti e spumanti naturali.

Il 54-55 Seibel nel calice

L’uva più diffusa in questa zona è il Gamay d’Auvergne, ma non è riportata da nessuna parte, quindi comincio a indagare. Come mi piace! Il 54-55 Seibel è un codice che indica un ibrido, vale a dire all’incrocio tra varietà e provenienza diverse della vite.

L’inventore è un agronomo del 1800 di nome Albert Seibel. Questo ingegnere in agraria, quando la filossera ridusse la produzione europea al lumicino, si mise in testa di trovare un rimedio. Quindi sapendo che questo parassita veniva dal Nuovo Mondo, dove le piante non avevano avuto problemi, cominciò a sperimentare innesti tra varietà americane e vecchio continente per cercare di difendere quest’ultime. 

Creò fino 16.000 nuovi ibridi che furono commercializzati e piantati principalmente in Francia. Uno di questi è finito qui, ed è l’unico a creare questa delizia! Al naso frutti rossi, acidità e spezie, al palato aromi di fragola, lampone, frutti di bosco. Facile finirlo e anche ricordarselo. Qui il terreno fa la sua parte così come l’altitudine dei vigneti, mediamente tra i 400 e i 500 metri. E poi c’è l’amore! Si può trovare quando si assaggia un vino? Sempre.

Les Chemins de l’Arkose

Montpeyroux ne Auvergne.

bernard_corent@hotmail.com

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