Questo il titolo di una delle mostre fotografiche presentate a Cortona on the Move di quest’anno a cura di Frédérique Deschamps & Paolo Woods in partnership con la Fondazione Mondadori.

Siamo nel 1947: l’Italia è appena uscita da cinque anni di guerra. Ci sono più di due milioni di disoccupati e l’inflazione batte tutti i record. Malgrado una situazione socio economica così drammatica, qualcuno intuisce che l’Italia ha bisogno di sognare, ed è così che nasce il fotoromanzo

Nascita di un fenomeno sociale

A poche settimane di distanza l’una dall’altra le riviste Il mio Sogno (opera del giornalista Stefano Reda) e Bolero film (di Mondadori) pubblicano i primissimi fotoromanzi. A Luciano Pedrocchi direttore di Bolero film viene attribuita l’invenzione del termine fotoromanzo comparso sul primo numero della rivista, ma Cesare Zavattini, che dirigeva il Milione dal 1939, aveva forse preceduto l’idea del Pedrocchi con una rubrica Una giornata con…, un racconto tipo fotoromanzo che univa testo e foto creando un processo narrativo ripreso poi nel fotoromanzo.

Il fotoromanzo fa scandalo

Il successo è immediato, ma si attira anche critiche sferzanti, stroncature, sdegni e censure da ogni fronte. Per gli intellettuali rappresenta una sotto letteratura, per i cattolici è immorale perché ci si bacia fuori dal matrimonio e le donne abbandonano il letto coniugale in un’epoca in cui l’adulterio femminile è ancora passibile di reclusione carceraria.

Nel 1959 nella sua enciclica Ad Pedri Cathedram papa Giovanni XXIII mette in guardia il suo gregge contro “quei libri e giornali che si stampano per irridere la virtù e coonestare il vizio”.

Sul fronte opposto i comunisti vi vedono un nuovo oppio dei popoli. Oggi non è facile comprendere simili critiche e sarcasmo. 

Il fotoromanzo viene considerato un passatempo destinato alle classi popolari, che non nega di essere tale, ma diventa anche un’eccezionale sismografo sociale che racconta gli albori della società dei consumi e del boom economico, che contribuisce però all’educazione delle classi popolari, soprattutto delle donne.

Fotogrammi tratti da un fotoromanzo

Nel 1951 il tasso di analfabetismo in Italia era del 13% arrivando, al sud, fino al 28%. L’unità linguistica era assai lontana, il 13% del Paese parlava solo il dialetto.

Anche il giovane regista Michelangelo Antonioni si appassionò a questo fenomeno sociale e ne nacque un film L’amorosa menzogna un capolavoro del genere documentario del 1949.

L’esposizione di Cortona mostra i tesori fotografici – alcuni dei quali inediti – della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori che conserva i negativi e le prime prove fotografiche di diverse centinaia di fotoromanzi pubblicati nella rivista Bolero film tra il 1947 e la fine degli anni ‘70. 

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