L’argomento del nostro secolo è sicuramente l’intelligenza artificiale, che nel suo sviluppo sta rivoluzionando tutti i settori del vivere e non solo quello che pensavamo esclusivamente circoscritto all’apprendimento, ma soprattutto l’ambito relativo ai linguaggi che useremo.

L’intelligenza artificiale indicata con la sigla AI è una disciplina che studia come si possano realizzare dei sistemi informatici intelligenti per simulare il comportamento del pensiero umano, esattamente come se dei robot tentassero di diventare umani attraverso dei parametri: agire e pensare in modo analogo agli esseri umani, pensando razionalmente rifacendosi alla logica e alle scienze cognitive.

Ma esistono anche una serie di pericolose circostanze su cui filosofi stanno dibattendo, ovvero come una conoscenza non sterile possa permettere di prendere delle decisioni non basandosi sulla logica ma sull’uso di algoritmi in grado di riprodurre ragionamenti tipici degli esseri umani in molteplici e svariate situazioni.

Le moderne teorie
della matematica applicata

Per realizzare algoritmi complessi, è nato un settore definito come rappresentazione della conoscenza, che valuta tutte le possibilità di ragionamento dell’uomo per rendere accessibile ogni comportamento alle macchine o semplicemente a dei robot.

La conoscenza dell’uomo è un processo complicato perché fatto di molte variabili che potrebbero sfuggire al soggetto definito macchina: non stiamo parlando solo di nozioni apprese dai libri ma di esperienza e di possibilità di comprendere nuove informazioni.

Queste informazioni vengono fornite alla macchina in questo modo: attraverso la teoria dei linguaggi formali e la teoria delle decisioni.

Tutto questo può diventare abbastanza spaventoso per ogni essere umano, perché essere sostituiti da una macchina nel modo di pensare, apprendere, insegnare o semplicemente trasmettere la nostra esperienza di vita a una macchina non è un processo semplice.

La mente visionaria di Isaac Asimov

E sebbene noi ce ne stiamo accorgendo solo adesso, in realtà ma Isaac Asimov aveva già previsto tutto nel 1950 con la sua raccolta di racconti Io Robot (I Robot), un’iconica antologia, in cui Asimov cambia per sempre la nostra percezione dell’intelligenza artificiale, scrivendo una serie di misteriosi racconti fantascientifici che vanno a stuzzicare la nostra mente, svelando le leggi della robotica e le loro contraddizioni ma anche i vari pericoli e soprattutto i loro punti deboli.

Questo è dibattuto anche dalle star di Hollywood: perché L’uso dell’intelligenza artificiale al cinema preoccupa anche  gli sceneggiatori e non solo gli attori, che temono di essere soppiantati.

Attori e attrici possono infatti essere ricreati sotto forma di robot ricopiando alla perfezione le loro sembianze, così come anche i doppiatori che ritroverebbero il suono della loro voce riprodotto perfettamente.

 Così lo stesso Isaac Asimov si interrogava su cosa distingueva l’uomo dalla macchina, anticipando di decenni il dibattito sull’intelligenza artificiale. Ma la profondità di Isaac Asimov era nel suo saper esplorare, attraverso gli androidi, la stessa natura umana, creando le condizioni affinché l’umano potesse prendere spunto dai suoi racconti per ragionare su se stesso, perché non sempre questo scambio di universi può diventare accessibile per entrambi.

Condividi: