È disponibile ora il catalogo della mostra Ritratte. Donne di arte e di scienza, ideata e curata da Fondazione Bracco, con fotografie di Gerald Bruneau. La Fondazione Bracco è nata nel 2010 per promuovere l’arte, la scienza e la solidarietà sociale e fin dalle sue origini ha messo al centro della propria azione l’attenzione ai giovani e alle donne, sostenendo varie iniziative, tra cui nel 2016 il progetto #100 esperte, un portale nato con l’obiettivo di incrementare la presenza nei media e nella società delle donne in qualità di esperte.

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La Fondazione Bracco
e la parità di genere

La Fondazione Bracco promuove la parità di genere in diversi settori. Di qui la scelta di mettere insieme, per il progetto Ritratte, le fotografie e le storie di donne di arte e di scienza, sottolineando il legame sempre più stretto che le due culture oggi vanno intessendo, in primo luogo nel nome di una comune missione di sostegno alla sostenibilità e di sensibilizzazione sociale.

Come #100 esperte, anche Ritratte mira a portare alla luce figure di donne attraverso le loro competenze e i loro ruoli, sia nel mondo dell’arte che in quello della scienza. Con la messa in risalto dell’empowerment femminile si mira così a superare gli stereotipi di genere e a ispirare nuove generazioni di donne a perseguire i propri obiettivi.

Le protagoniste dei ritratti fotografici di Bruneau sono rese soggetto di esposizione, uscendo dai luoghi appartati dei loro lavori, in una ideale restituzione di quegli spazi pubblici spesso negati alle donne.

Su Rewriters abbiamo già riflettuto sul problema del gender gap nel settore ICT (Information and Communication Technologies) e più in generale nelle discipline STEM, mettendo in evidenza come la mancanza di donne nel campo ICT contribuisca a livello pratico alla mancanza di esperti ed esperte informatici nel nostro e in altri Paesi, e allo stesso tempo rappresenti un pericolo da non sottovalutare di sottorappresentazione femminile all’interno di un settore determinante per la costruzione del mondo del futuro.

Il progetto promosso dalla Fondazione Bracco ci invita ora a riflettere e fare un confronto con ciò che accade nel mondo dei beni culturali.

Nelle discipline informatiche si registra un basso tasso di presenza femminile, sia a livello di iscrizioni universitarie che nel mondo del lavoro. Questo è dovuto a uno stereotipo di genere fortemente radicato nella società e nelle donne stesse, che vede l’informatica come qualcosa di non adatto alle ragazze.

Il mondo dell’arte sicuramente non vive questo problema: l’arte e la creatività sono tra gli interessi delle ragazze e le facoltà umanistiche registrano storicamente una preponderanza di iscrizioni femminili.

Il gender gap in questo caso inizia a innestarsi nel momento dell’ingresso nel mondo del lavoro e si manifesta in un diverso trattamento e in una diversa facilità di accesso e progressione di carriera.

Il report dell’Unesco su gender equality

Come dimostra il report Towards gender equality in the cultural and creative sectors, pubblicato nel giugno 2021 dall’Unione Europea, circa il 65% delle iscrizioni ai corsi di laurea di ambito umanistico è rappresentato da donne, mentre le donne impiegate nell’ambito culturale sono il 47% in Europa e il 43% in Italia, una percentuale che scende ancora drasticamente se si guarda alle posizioni dirigenziali, nelle quali gli uomini sono quasi il doppio rispetto alle donne.

È il problema del cosiddetto soffitto di cristallo, la difficoltà per le donne di accedere alle posizioni apicali nel mondo del lavoro, anche nei settori in cui la loro presenza è maggioritaria.

Ciò avviene anche nei sottosettori a netta maggioranza femminile, come quello museale, in cui le donne rappresentano il 78% del totale dei lavoratori e delle lavoratrici, ma raramente riescono a diventare direttrici o dirigenti delle istituzioni museali o dei parchi archeologici.

Si innesta inoltre in questo caso il problema delle pink collar profession, professioni praticate principalmente da donne che, proprio per questo, finiscono per subire un respect gap, ossia un declassamento nella percezione delle persone.

Rispetto al settore informatico, dunque, non c’è un problema di auto-percezione delle donne, né di mancanza di interesse frutto di uno stereotipo di genere; tuttavia, si registra una maggiore difficoltà da parte delle donne per raggiungere posizioni apicali, per ottenere parità salariale e perfino e per conseguire un posto di lavoro.

Se all’università le ragazze sono la maggioranza ma nel rispettivo settore lavorativo non lo sono, questo vuol dire che le donne trovano maggiori difficoltà rispetto agli uomini per essere assunte e fare carriera.

Il progetto Ritratte allora si dimostra quanto mai interessante e necessario, per il suo sguardo che ci consiglia di andare oltre le specificità delle singole discipline, un invito implicito a uscire dai luoghi di lavoro e farsi vedere, raccontare le proprie esperienze, gli sforzi e le difficoltà che costruiscono percorsi professionali e di vita e lavorare tutte e tutti insieme per superare le disparità di genere.

[In collaborazione con Daniel Raffini]

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