Dopo 17 giorni dalla cerimonia d’apertura, anche le Olimpiadi di Parigi sono giunte al termine. A trionfare sui 206 Paesi che hanno preso parte alle competizioni, ci sono gli Stati Uniti, che hanno portato a casa ben 123 medaglie di cui 40 oro. Tra queste, 3 medaglie d’oro sono state conquistate da Simone Biles.

Non sono il prossimo Usain Bolt o Michael Phelps. Sono la prima Simone Biles.

Classe 1997, Simone Arianne Biles è la ginnasta più decorata della storia. Durante la sua carriera, iniziata quando aveva solo 6 anni, ha ottenuto 9 medaglie olimpiche, 30 medaglie ai Campionati Mondiali e 6 titoli all-around.

Ad oggi il suo nome è legato a cinque diversi movimenti ginnici sul tappeto, sulla trave e nel volteggio. I più famosi sono il Biles, un doppio layout con una mezza torsione;  e il Biles II, un doppio salto mortale all’indietro con una tripla rotazione. Data la pericolosità di questi esercizi, Simone Biles è attualmente l’unica ginnasta in grado di eseguirli.

I twisties che l’hanno fermata

Eppure, la sua più grande vittoria non è stata conquistata in pedana o sulla trave, ma nella sua decisione di mettere la sua salute mentale al primo posto. Durante le Olimpiadi di Tokyo 2020, Biles decise di abbandonare i Giochi dopo alcuni episodi in cui soffrì di twisties, ovvero dei blocchi mentali che provocano una disconnessione tra cervello e corpo, facendo perdere il controllo sul movimento che si sta eseguendo.

Si tratta di una condizione abbastanza pericolosa per una ginnasta che, se colpita da questa sensazione durante un esercizio, potrebbe addirittura mettere a rischio la propria vita.

Diffondere consapevolezza: il documentario “Simone Biles: Rising

Come ha affermato la stessa Biles nel suo documentario autobiografico Simone Biles: Rising, i twisties possono essere causati da molteplici fattori come ansia e stress. 

In particolare, nel documentario, Simone spiega come l’ansia da prestazione, esplosa durante i Giochi di Tokyo 2020, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La ginnastica e gli abusi

La campionessa indiscussa della ginnastica, anni prima delle Olimpiadi, fu vittima di abusi sessuali da parte di Larry Nassar, osteopata della nazionale statunitense di ginnastica artistica dal 1996 al 2017. 

Nel 2018, Biles ha deciso di parlare e, tramite un post su X, ha confessato che:

Anch’io sono una delle tante sopravvissute che hanno subito abusi sessuali da parte di Larry Nassar. Vi prego di credermi quando dico che è stato molto più difficile pronunciare quelle parole ad alta voce per la prima volta che non metterle su carta”.

Sebbene sia stata una decisione coraggiosa e difficile, Biles ha deciso di farlo perché potrebbe essere un esempio per altre persone che hanno subito violenze nella loro vita. Ad oggi, spiega che la terapia è stata fondamentale per elaborare l’abuso e comprendere l’impatto che questo ha avuto sulla sua vita.

Dopo la sua testimonianza, e quella di altre 130 donne, Larry Nassar è stato condannato a 176 anni di reclusione per aver abusato sessualmente di almeno 256 atlete durante le sue sedute e per essere stato trovato in possesso di materiale pedopornografico.

Per approfondire quello che è successo, vi consiglio la visione di un altro documentario Netflix Atleta A, dove, grazie alle testimonianze di alcune atlete, è stato possibile denunciare non solo l’operato di Nassar, ma anche l’ambiente malsano che gli ha consentito di portare avanti per anni i suoi abusi, insabbiando prove e respingendo reclami.

La decisione di Biles di abbandonare le competizioni nel 2021 ha segnato un punto di svolta nel riconoscimento dell’importanza della salute mentale nello sport. Dopo due anni da quell’episodio, Simone Biles oggi segue religiosamente un percorso psicoterapeutico settimanale che le ha permesso di ritornare a gareggiare. 

Simone Biles oggi: non sono campionessa

Oltre a ricoprire il ruolo di ginnasta più forte di tutti i tempi, Simone Biles è diventata una paladina della salute mentale incoraggiando sempre più giovani, atleti e non, a seguire un percorso psicologico che li possa aiutare ad affrontare le difficoltà nella loro vita.

Se hai bisogno di supporto psicologico puoi contattare la Croce Rossa Italiana al numero 1520.

Se sei vittima di violenze puoi chiamare il 1522. Il numero è gratuito e attivo 24 ore su 24.

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