L’arte del riordino con Roberta Dori Puddu
"Alcune cose da mettere in ordine", è nei teatri lo spettacolo di Roberta Dori Puddu. Ne parliamo con la sua ideatrice.

"Alcune cose da mettere in ordine", è nei teatri lo spettacolo di Roberta Dori Puddu. Ne parliamo con la sua ideatrice.
Alcune cose da mettere in ordine un toccante spettacolo che affonda le sue radici nelle zone più intime e vulnerabili dell’essere umani. Ne parliamo con la sua ideatrice, Roberta Dori Puddu, che nella regia si sdoppia in Manshaff.
Sente di aver ottenuto quello che voleva da questo spettacolo?
Potermi dire amata, intendi? Le parole di Carver, che hanno sigillato il patto con questo lavoro, disegnano il desiderio che caratterizza la vita di molti; essere amati, nonostante tutto. Il processo di costruzione dello spettacolo e la successiva condivisione con il pubblico, mi ha fatto sentire amata? Si, accade, quando sento che il pubblico conosce e si emoziona del mondo che racconta la protagonista.
Chi è Anna e quale spazio drammaturgico e non la delimitano?
Anna, è simbolo della fragilità umana, della necessità di accettare i cambiamenti, è una donna forte, fedele al suo percorso, certa di sè, che attraversa una difficolta a causa di un problema di salute e si trova costretta a fare il punto della sua vita attraversando i ricordi, inciampando in una memoria che scivola via. Conosce l’ansia, la paura, di dimenticare e d’essere dimenticata, e da qui la consapevolezza che non tutto è governabile, che la natura è oltre la nostra presunzione, oltre il controllo di ogni cosa, Anna è simbolo della fragilità umana e della necessità di accettare i cambiamenti.Lo spazio drammaturgico di Anna, si snoda contemporaneamente su tre livelli, passato, nell’evocazione dei ricordi, il presente in una riflessione, e il futuro, in una immaginazione. Io nasco come scenografa e artista visiva, e questo spazio ho cercato di rappresentarlo anche nell’estetica della scena, gamme cromatiche vicine, bianchi, beige , tabacco che a volte si mescolano, altre si sovrappongono.
Anna si muove contemporaneamente in questi tre luoghi, con la capacità di perdersi, di rimescolare i tempi di appropriarsene per poi dimenticarsene. Ci perderemo tutt*, prima o poi, è la condizione della materia di cui siamo fatti. Ma possiamo decidere di arrivare vivi alla morte, come dice Mancuso, vivendo appieno e non facendoci vivere .
Ci racconti dell’esperienza reale dalla quale nasce il testo e come è stato condotto a quattro mani…
Da anni esploro, artisticamente, il tema della memoria (compagnia Officina Orsi CH ) e Paola Tripoli, direttrice del Fit Festival della scena e del teatro contemporaneo a Lugano, mi ha chiesto di indagare sulla memoria e la terza età. Inizialmente la mia curiosità era centrata sulla relazione della memoria evocata dagli oggetti, e il rapporto ‘feticistico’ del conservare. Poi si è sovrapposto alla relazione con il fare, nel senso dell’Ars, del manufatto, dell’uso delle mani e della pulsione vitale che fa creare, regalare e conservare.
Ho iniziato cosi’ a documentare, le mani, il “fare”della vita prima e poi, da anziani. Nel concreto ho fatto il calco in gesso delle mani di tutti gli intervistati, queste bellissime mani, piene di sapere, hanno creato la spina dorsale del lavoro e della scenografia.
Poi arriva la pandemia, vietato l’ingresso nelle case anziani, insieme è arrivato anche il mio di isolamento, e la riflessione del mio mondo e la visione di un futuro prossimo.
La parola “anziano”, cosa significa? In questo momento di eterna performance, di un’estetica che non prevede l’accettazione del declino, che non contempla la perdita delle forze produttive, accettare la fragilità, accettare la morte pensandola come parte del tutto. E’ iniziata cosi la stesura del testo, una drammaturgia che percorre in maniera circolare le gioie e le perdite. Ho inventato, attinto alle immagini famigliari, agli oggetti trattenuti, alla sicurezza che associamo alla materia, a mia madre, mio padre, alle persone che amo, alla paura di lasciare, all’utopia di essere graziati dalla roulette della vita, alla confessione della solitudine e della tenerezza, e questa densità l’ho poi condivisa con Angela Dematté, drammaturga pluripremiata, che con amicizia e cura, mi ha accompagnato in una visione dall’alto per questa sonata, che è diventata a 4 mani .
Che vita ha avuto e che prospettive per questo spettacolo e per sue eventuali nuove creature?
Alcune cose da mettere in ordine, ha debuttato al Lac di Lugano, a Ginevra, al festival milanese “Da vicino nessuno è normale“, lo scorso anno siamo stati selezionati nella cinquina di Theatertreffen, i premi svizzeri di teatro, poi ancora Milano, poi Andria, Festival Castel dei mondi, Bari, Festival il peso della farfalla,Vercelli, ogni luogo è teatro, nello splendido spazio Ilisso, a Nuoro, con Sardegna Teatro.
In molti di questi spazi abbiamo realizzato una versione che chiamiamo “Interior”, che ci permette di abitare spazi più intimi. Scelgo luoghi domestici, dove il pubblico può ascoltare da vicinissimo le parole di Anna, recitare splendidamente da Roberta Bosetti e Giacomo Toccaceli, che l’accompagna delicatamente.
Siamo freschi del debutto a Chiasso e la prossima settimana saremo al Lac a Lugano e poi a Saronno al Giuditta Pasta, e a Giugno ospiti nello splendido teatro Mercadante, a Napoli il (25 26 giugno), al Campania Teatro Festival.
Con la radio svizzera italiana, RSI, ci siamo in forma di radio dramma con il podcast dello spettacolo . Ora sto cercando di indagare il rapporto dei giovani, adolescenza e post, con il loro desideri, quelli reali, non condizionati, e quelli condizionati che appaiono reali.
Crediti
Alcune cose da mettere in ordine
concetto e regia Rubidori Manshaft
drammaturgia Roberta Dori Puddu e Angela Dematté
con Roberta Bosetti e Giacomo Toccaceli
assistente al progetto Katia Gandolfi
short film e montaggi video Fabio Bilardo
video interno (la residenza – malnate) Fabio Cinicola
scene e costumi Roberta Dori Puddu
disegno luci Elena Vastano
progetto sonoro Federica Furlani
produzione fit festival internazionale del teatro e della scena contemporanea, officina orsi (lugano)
con il sostegno di ufc, beisheim stiftung, fondation philantropique famille sandoz, paul schiller stiftung, ernst göhner stiftung
coproduzioni internazionali olinda/teatrolacucina (milano)
collaborazioni fondazione parco san rocco, centro polis lis, generazionepiù centro diurno, fondazione la residenza, zona k, teatro giuditta pasta