Tra filosofia ed erotismo, lunedì 12 giugno si presenta a Roma il nuovo libro Aenigma, alle ore 18.00 presso lo SpaziOgraro in via della Luce, 32/A. (IFIX Edizioni di Maurizio Ceccato, costo euro 38,00 • 120 pagg. acquistabile nelle librerie e online).

Aenigma, di Alberto D’Amico

In questo libro, preziosamente rilegato, secondo canoni ormai desueti, con costa in tela e inserito in una scatola di cartone che lo rende simile al monolite spaziale di kubrickiana memoria, s’incontrano mondi molto diversi e raramente connessi: la filosofia e l’erotismo, considerazioni politiche e immaginario pop (una fra tutte l’iconica signorina del brodo Star), testi di Marco Giovenale e illustrazioni perturbanti.

Per usare le parole dell’editore

“un albo ellenistico, sottratto all’oblio della tecnica, dove Kant incontra l’Übermensch e sposa seducenti haiku con collage in technicolor che tramano sequenze distoniche in asemici fumetti: forme in continuo conflitto tra artificio e feticcio in salsa erotica”.

Il libro ha funzionato per l’autore come una vera e propria seduta psicanalitica, dove è stato rappresentato il conflitto dei suoi genitori sul tema dei supereroi, collezionati dal padre e avversati fortemente dalla madre. Tutto precipita nel nome di Urania, nel contempo titolo della rivista di fantascienza letta avidamente dal padre e nome di battesimo della nonna materna.

Non anticipiamo qui le turbe mentali dell’autore, da scovare nelle pieghe dei dialoghi stampati su una raffinata carta di cotone e sostanziosa grammatura.

Vi caldeggio quindi a andare a conoscere l’autore e la sua opera, nel piacevole SpaziOgraro nello storico quartiere romano di Trastevere, gestito, diretto e curato dalla vitaminica e accogliente Eleonora Iori.

Ma chi è Alberto D’Amico?

E perché in un unico volume riesce a racchiudere tanti interessi e passioni? La risposta è nel percorso dell’artista Alberto D’Amico: ha attraversato diversi mondi, dall’arte al cinema, dalla filosofia alla curatela, senza trascurare passioni non sufficientemente coltivate e ossessioni inversamente approfondite.

Pur definendosi un dilettante nell’accezione rinascimentale, Alberto D’Amico si è diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e successivamente in cinema d’animazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia dove ha insegnato per dieci anni.

È approdato infine alla filosofia con una laurea in estetica con Pietro Montani con una tesi dall’enigmatico titolo Il rombo del dilettante. Ha fondato nel 1991 lo Studio Campo Boario da lui diretto attualmente, un luogo simbolico, davanti al cimitero acattolico e alla Piramide Cestia di Roma, dove s’incontrano le discipline più disparate: proiezioni di film introvabili, mostre di outsider di talento, conferenze e tavole rotonde letterarie, reading di poesia contemporanea, performance di danza Butoh e molto altro che ora mi sfugge.

Un insolito documentario

Se volete inquadrare la personalità di Alberto D’Amico vi suggerisco di vedere il recente documentario Ontologia dell’arte all’acqua di rose.

Alberto D’Amico in uno dei suoi più riusciti travestimenti

Il documentario, ideato e diretto da Alberto D’Amico, con le riprese e il montaggio di Nicola De Simone, la supervisione al montaggio di Roberta Canepa e interventi musicali di Giovanni Di Stefano, propone un ventaglio di interviste ad artisti, storici dell’arte, filosofi, curatori e appassionati d’arte, (sono stata intervistata anch’io), per provare a rispondere alla non proprio semplicissima domanda su cosa sia l’arte e cosa proprio non lo sia.

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