Avete una doppia vita? Avete un’amante o un amante? Ne avete avutə, di amanti? A cui tenevate, intendo. Insomma, relazioni parallele, entrambe autentiche, necessarie, paradossalmente non confliggenti, o almeno così percepite. Nonostante il dolore, l’angoscia, la fatica per la loro duplicità, che di fatto sdoppierebbe chiunque, e nonostante l’impossibilità di integrazione, esternamente e interiormente.

La vostra risposta è per lo più . Come lo so? Lasciamo stare, comunque sono i dati europei dell’IFOP (istituto francese di opinione pubblica), e l’Italia è anche al primo posto in quanto a tradimenti e relazioni fedifraghe.

Ma parliamo di questo film, sublime narrazione che mette in scena il mistero della vita delle persone che incontriamo, l’abisso incolmabile dentro ognuno di noi, e anche – o soprattutto – quello tra le coppie sposate: Mary, appena rimasta vedova del marito musulmano (per cui si era convertita all’Islam), scopre per caso, dal cellulare, la sua doppia vita in Francia, dove, oltre a un’altra donna, c’è anche un figlio, adolescente al momento della storia. Per una serie di motivi che non spoilero, Mary diventa la collaboratrice domestica dell’altra donna, entrando in un ménage sul filo del rasoio tra bugie, non detti, gelosie, invidie, rivalità, rabbia. Dolore soprattutto.

Ma anche generosità, amore, solidarietà. Un film che trabocca di sorprese emotive, che ci coglie continuamente in contropiede, libero da qualsiasi stereotipo o convenzione, sia stilistica che psicologica, profondamente autentico, capace di raccontare la complessità della vita umana, che per sua stessa natura è contraddittoria, incongruente, ambivalente.

After Love oscilla tra il dramma intimista e la suspense: ha conquistato quattro candidature ai premi BAFTA, considerati gli Oscar inglesi e tra i più prestigiosi premi cinematografici al mondo. Già trionfatore ai British Independent Film Awards con sei riconoscimenti, il film di Aleem Khan si conferma uno dei titoli più acclamati dell’anno e arriva al cinema in Italia con Teodora dal 10 febbraio. Le quattro nomination sono in alcune delle maggiori categorie: Outstanding British Film, Miglior attrice (la straordinaria protagonista Joanna Scanlan), Miglior regia e Miglior film d’esordio.

Complimenti al regista esordiente, classe 1985, e a quest’opera nuda ma non cruda: “Con After Love volevo esplorare il modo in cui costruiamo la nostra idea di identità e per chi la costruiamo – ha detto Khan. Essendo io stesso anglo-pakistano, cresciuto fra due culture diverse, si tratta di un tema che mi tocca personalmente. Spesso ci adattiamo e cambiamo il modo di comportarci a seconda dell’ambiente e delle persone con cui siamo, ma perché lo facciamo? Per renderci più desiderabili, più accettabili, più degni d’amore? O semplicemente per la troppa paura di finire rifiutati per quello che siamo davvero?

La protagonista del film, Mary, ha adottato la religione e la cultura del marito, Ahmed, e dopo la sua morte si ritrova a lottare per rimettere insieme i frammenti del suo cuore e un senso di identità andato perduto. È alla ricerca della verità, della comprensione e, in definitiva, di un senso della famiglia.

I personaggi del film si trovano coinvolti in relazioni in cui verità, morale, bugie e inganni sono intrecciati fatalmente e spesso si trovano a infrangere il proprio codice etico, ma per me era importante non condannare o giudicare nessuno di loro. Sono curioso di sapere se gli spettatori penseranno che Mary si è spinta troppo oltre, però spero anche che alla fine del film ripenseranno alle loro stesse relazioni e alle bugie che si dicono alle persone che amiamo”.

Joanna Scanlan ci regala un’interpretazione superba, la migliore della sua carriera“, ha scritto Peter Bradshaw di The Guardian, e concordo, perchè è capace di mettere in scena lo shock per la dolorosissima scoperta durante un dolorososissimo lutto, nonostante la scelta di una regia pacata e quieta, quasi contemplativa, e nonostante il responsabile di tutto, il protagonista, l’uomo delle due donne, sia assente. E finalmente la vediamo in un ruolo protagonista dopo le parti minori in La ragazza dall’orecchino di perla, Diario di uno scandalo, L’altra donna del re, Bridget Jones’s Baby.

Si esce dal film con il desiderio di approfondire la vita e le relazioni, e con domande (necessarie, direi) sull’identità, il sacrificio, il possesso e l’attrito tra culture diverse.

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