You only live once, ovvero si vive una volta sola. Questo è il concetto che sta alla base della YOLO Economy, un fenomeno nato negli Stati Uniti e che si sta affermando energicamente anche in Italia, soprattutto tra i Millennials e la Generazione Z. Simile al carpe diem, esso significa che dovremmo goderci la vita appieno in tutti i suoi aspetti.

Nonostante abbia acquisito grande popolarità già nel lontano 2011 grazie alla canzone The Motto del rapper canadese Drake, la filosofia YOLO è stata rilanciata da Kevin Roose nell’articolo sul New York Times Welcome to the YOLO Economy, durante il secondo anno segnato dal COVID19. La pandemia, infatti, ha avuto un forte impatto emotivo sulle generazioni più giovani: ha alimentato l’ansia, lo stress, le insicurezze che, a loro volta, hanno incoraggiato molti Millennial e Gen Zers a rivalutare le proprie priorità

YOLO economy: dall’idea all’azione

La frase e l’acronimo sono rimasti dormienti per anni nelle pagine social di milioni di giovani o nei testi delle canzoni. Ma le parole hanno un potere straordinario e cosa sta succedendo adesso che l’ideale YOLO si è tradotto in azioni concrete? Proprio davanti ai nostri occhi si sta affermando un movimento chiamato YOLO economy che sta spingendo Millennial e Gen Zers a reinventare la propria vita.

Dopo più di un anno passato in casa davanti allo schermo del computer tra video-call interminabili, didattica a distanza e relazioni sociali ridotte al minimo, qualcosa è cambiato: il posto fisso ha iniziato a perdere il suo fascino. Motivati dall’aumento dei tassi di vaccinazione, da un mercato del lavoro in ripresa e dai risparmi messi da parte durante la vita casalinga, molti lavoratori hanno iniziato a cercare altre opportunità.

Assieme al lavoro si cambia anche residenza. Sempre più giovani stanno lasciando la città a favore di luoghi più naturali e rilassanti, mossi dal desiderio di trascorrere maggior tempo all’aria aperta e in natura. Le città chiuse dai rigidi lockdown imposti per ridurre i contagi, private della propria vitalità, stanno perdendo appeal agli occhi di chi le aveva scelte per le possibilità di carriera e vita sociale.

In Italia, per esempio, molti giovani che avevano lasciato il Sud per lavorare nel Nord Italia sono tornati nelle loro regioni di origine recuperando mestieri di famiglia o avviando attività in proprio, che non avrebbero mai preso in considerazione prima della pandemia. 

Le nuove opportunità del mondo digitale

Secondo una recente ricerca di Microsoft sui trend del lavoro, un numero molto alto di lavoratori – più del 40% – ha manifestato l’intenzione di cambiare il proprio posto di lavoro. Per l’Italia la percentuale scende al 33%, ma, tra i giovani, uno su due sta valutando di cambiare. Molti lavoratori hanno iniziato a riconoscere l’insoddisfazione per il proprio impiego e, di fronte all’incertezza per il futuro, hanno trovato il coraggio di superare le paure e di migliorare la propria vita abbracciando questa filosofia in ambito professionale. 

Il ruolo del digitale nella Yolo economy

In questo scenario, il digitale gioca un ruolo importante di problema e soluzione. Se dà una parte, come abbiamo visto in precedenza, il mondo digitale ha contribuito a privare i lavoratori delle proprie routine, dall’altra, i nativi digitali si stanno servendo degli spazi online per trovare nuove fonti di guadagno.

Piattaforme come Instagram, TikTok e Pinterest hanno spinto sull’acceleratore della monetizzazione dei contenuti creati dagli utenti. Basti pensare che, nel 2021, Pinterest si è posto l’obiettivo di diventare il luogo ideale per la prossima generazione di creator, implementando nuove funzionalità per consentire ai creator di pubblicare contenuti di alta qualità da cui trarre profitto.

TikTok, poco prima di Natale, ha svelato un nuovo aggiornamento che permette agli utenti e fan di inviare regali e contributi economici ai propri influencer e creator più apprezzati, anche senza assistere ai video in diretta (finora la principale fonte di introiti per i TikToker insieme alle sponsorizzazioni).

Guardarsi indietro per andare avanti

“L’Italia non è un paese per giovani”. Sono anni che ascoltiamo queste parole. Nel libro Gioventù smarrita. Restituire il futuro a una generazione incolpevole di Vincenzo Galasso, infatti, si evidenzia come l’Italia spesso si dimentichi di aiutare le giovani generazioni a crescere e costruirsi un futuro. Questi ultimi hanno sofferto durante la pandemia e ne porteranno le cicatrici più a lungo di tutti.

Il COVID19 ha acutizzato problemi strutturali esistenti e accentuato le disuguaglianze. La sfida per l’Italia è epocale: restituire il futuro a una generazione che non ha colpe. Come possono quindi i leader far fronte a questa sfida? Gli alti vertici non sono più in sintonia con i propri dipendenti e sono ancora troppo lontani dal comprendere le reali motivazioni dietro a questo atteggiamento.

Secondo il sondaggio condotto da Future Forum, è in corso una profonda disconnessione tra i due mondi su come immaginano il futuro del lavoro. Secondo Microsoft invece, i leader hanno urgentemente bisogno di un campanello d’allarme. I dati sono chiari: se i dirigenti aziendali vogliono mantenere e attrarre i talenti è necessario un cambiamento radicale. 

La migliore soluzione in questo caso potrebbe essere quella di tornare sui propri passi e ripartire ascoltando ciò che i giovani hanno da dire, magari proprio grazie a dei podcast nati durante la pandemia per dare voce alle nuove generazioni. Vi consigliamo LavOra. Storie di giovani e lavoro di Matteo Marenco, il quale riporta storie che urlano bisogno di attenzione ma troppo spesso sono dimenticate dal dibattito politico, o Giovani e Lavoro: It’s a match, in cui Fabiana Andreani (conosciuta come la manager del CV su TikTok) ci racconta delle difficoltà dei giovanissimi che si approcciano al mondo del lavoro.

Ines Nicolai

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