Alla luce della pandemia è ancora possibile parlare di digital detox?

E se tutti ci disconnettessimo? Il distacco dalla tecnologia è ancora sostenibile? Se gli ultimi mesi, da un lato, hanno messo a dura prova i rapporti sociali tradizionali, dall’altro, la tecnologia e Internet si sono rivelati strumenti di vitale importanza per garantire il normale svolgimento delle attività lavorative e di quelle più social, quali gli aperitivi digitali, le feste su piattaforme come Zoom e i caffè virtuali. In un certo senso, potremmo dire che, durante il periodo di lockdown, il digitale sia stato un collante per il mondo intero.
Va da sé che l’utilizzo della tecnologia e dei social network è aumentato in maniera esponenziale: basti pensare che Pinterest ha raggiunto picchi di engagement globale mai toccati dall’inizio del 2020, con le ricerche e i salvataggi in crescita rispettivamente del 60% e del 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, raggiungendo anche il traguardo dei 400 milioni di utenti attivi in tutto il mondo e 19 milioni di visitatori mensili unici in Italia (fonte Audiweb).
Tuttavia, durante i mesi della ripartenza, molte persone cercano un ritrovato benessere. I mesi di settembre e ottobre vengono vissuti da molti come una sorta di nuovo inizio: Pinterest lo ha definito Back to life – riprendere in mano le redini della propria vita, ritrovando la motivazione giusta per adottare abitudini più sane e definire nuovi buoni propositi. Con l’arrivo dell’autunno ci si sente più predisposti a cambiare e migliorare, specialmente nella sfera personale della salute mentale. Il 2020 è un anno del tutto particolare, in cui le circostanze ci stanno incoraggiando a concentrarci su noi stessi, ma la sopraffazione del digitale spesso può oscurare questa necessità di guardarsi dentro.
Si potrebbe pensare che The Social Dilemma, il docu-film di Netflix che mostra il lato oscuro dei social media, sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sicuramente i racconti dei cosiddetti pentiti della Silicon Valley, che illustrano il dilemma etico che li ha portati a lasciare le società dove ricoprivano ruoli importanti, ci hanno fatto aprire gli occhi, ma il bisogno di un digital detox era già imminente da tempo.
Esattamente come un vero e proprio detox alimentare, anche il digital detox può aiutare a disintossicarsi dall’utilizzo compulsivo della tecnologia per ritrovare la serenità mentale e riprendere il pieno controllo della propria vita. Con digital detox si intende il distacco volontario da smartphone, tablet, PC e altri device simili, così come dagli ambienti digitali quali i social network, per un periodo di tempo. Tendenzialmente, questa pratica ha l’obiettivo di rivedere e rendere più sano il nostro rapporto con la tecnologia.
Ma il distacco dal digitale può ancora avvenire? Probabilmente dissociarsi completamente dal mondo intero è utopistico, ma si può intervenire per ridurre l’utilizzo della tecnologia allo stretto indispensabile. Di seguito, alcuni consigli utili e pratici degli autori di “Offline è bello”, Alessandro Prunesti e Massimo Perciavalle e qui una breve recensione fatta dagli stessi autori.
Ma… alla luce della pandemia, è ancora possibile parlare di digital detox?
Ines Nicolai, BPRESS