Fin dall’antichità, le città rappresentano il luogo della socialità per eccellenza. Esse costituiscono gli spazi in cui nascono e si sviluppano le dinamiche che ancora oggi determinano la nostra identità politica, dignità individuale, status sociale. La storia dell’umanità, tracciata da un susseguirsi di civiltà e comunità politiche, si confonde quindi con la storia e l’evoluzione delle città e si riflette nelle particolari trasformazioni pensate dagli esseri umani che le hanno prodotte ed abitate.

Ancora oggi, l’antica polis greca viene tradizionalmente indicata come la culla delle nostre democrazie occidentali. Una città-stato che prevedeva l’attiva partecipazione degli abitanti liberi alle decisioni politiche: quella della polis fu un’esperienza assolutamente eccezionale, nella quale un numero straordinario di cittadini anche di bassa estrazione era coinvolto, si può dire quotidianamente, nell’amministrazione della propria comunità, cui dedicava uno spazio importante della propria vita, con grande dedizione e passione.

Per ritornare al cuore della politica intesa come il vivere insieme dei cittadini in una pluralità armonica, è necessario allora ripartire dalla gestione democratica e partecipata degli spazi urbani. È fondamentale recuperare quella compenetrazione tra individuo e cittadino, tra la nostra vita privata e la nostra vita politica, che il politologo francese Alexis de Tocqueville indicava come il principale rimedio al particolarismo di interessi individualistici.

Più di 2.000 anni dopo l’esperienza delle póleis, alcuni innovativi esperimenti di governance collaborativa degli spazi urbani, realizzati grazie al potenziale democratico delle nuove tecnologie ed in particolare della rete, stanno tentando di recuperare quel legame di partecipazione ed impegno attivo dei cittadini. Ci troviamo così di fronte ad una nuova tappa nella storia della metamorfosi delle città, che tentano di ritrovare la loro originale dimensione comunitaria. Dal 2013 al 2016, l’Unione Europea ha infatti scelto di finanziare D-cent (Decentralised Citizens Engagement Technologies). Un progetto che ha offerto supporto per l’implementazione di piattaforme partecipative in diverse località europee, gestendo progetti pilota su larga scala in Spagna, Islanda e Finlandia, per testare e sviluppare strumenti utili alla creazione di città digitali o smart cities. Questi hanno coinvolto migliaia di cittadini in tutta Europa nei processi decisionali, politici e di bilancio comunale delle loro città, con l’obbiettivo di riaccendere l’interesse e la passione di ciascuno per la gestione degli spazi comuni.

  D-cent è stata ad esempio utilizzata dal comune di Barcellona, per la sua piattaforma Decidim Barcelona, una vera e propria agorà virtuale con l’obbiettivo di costruire una città più democratica, aperta e trasparente, rafforzando la partecipazione dei cittadini per la definizione e lo sviluppo delle politiche comunali. Ci troviamo di fronte ad un’espressione della e-democracy che non si risolve con un semplice like o con il decisionismo passivo di un singolo tramite un click.
A Barcellona, il documento di programmazione della giunta comunale è stato scritto con la partecipazione di 40 mila cittadini, attivi sia online che offline grazie ad ogni tipo di discussione pubblica, in diverse sedi, dai comitati di quartiere alle consulte. Attraverso la piattaforma, inoltre, i cittadini possono comunicare con i decisori per implementare i progetti più disparati. Agli oltre un milione e mezzo di barcellonesi vengono spiegate le differenti soluzioni utilizzando ogni mezzo: le scelte che il governo prende sono quindi l’esito di una continua interazione tra la partecipazione alla piattaforma digitale e le assemblee nei quartieri. Ad oggi, Decidim Barcelona conta oltre 27.010 utenti registrati, sono stati aperti 14 processi partecipativi, un’iniziativa cittadina e sono state presentate complessivamente 11.965 proposte, di cui più del 70% sono state adottate come politiche pubbliche dal comune. Decidim viene utilizzata anche da altre 9 città spagnole ed è in fase di test in altre amministrazioni come la Diputació de Barcelona, la Generalitat de Catalunya, la Commission nationale du débat public (CNDP), il comune di Helsinki e di Reykjavík.

Il progetto D-cent è solo uno dei tanti esempi di come la democrazia digitale possa rappresentare una risorsa eccezionale per le amministrazioni comunali, e non solo. Grazie alle piattaforme partecipative è stato infatti avviato un processo in grado di consentire le interazioni fra cittadinanza e istituzioni rappresentative, con l’obbiettivo d’incrementare le pratiche di democrazia, l’impegno per la libertà dell’informazione e la creazione di strumenti utili alle smart cities.  Continuando su questa strada, in futuro avremo nelle nostre mani la possibilità sempre più concreta di dedicare tempo, passione, energia e soprattutto idee alla cura e allo sviluppo del nucleo primario della nostra esistenza civica e comunitaria.

Condividi: