La Giornata Internazionale degli Scacchi, appena celebrata (il 20 luglio), è stata istituita nel 1966 su proposta dell’Unesco. La Fide (Federscacchi Mondiale) fu fondata nel 1924 in occasione delle ottave Olimpiadi moderne e tra le diciannove discipline sportive, fu inserito anche il gioco degli scacchi che negli anni ’80 ha vissuto un grande momento di popolarità con la sfida tra Garry Kasparov e Anatoly Karpov: nel 1982 (a 22 anni e 210 giorni di età) Kasparov riuscì a battere Karpov diventando il più giovane giocatore a fregiarsi del titolo di campione del mondo. In campo femminile il record appartiene a Maya Ciburdanidze, campionessa georgiana, che conquistò il titolo a 17 anni di età. Nona Gaprindashvili è stata invece la prima donna ad aggiudicarsi un torneo maschile nel 1977. Oggi però solo 37 degli oltre 1.600 grandi maestri di scacchi internazionali sono donne. La donna con il piazzamento migliore, Hou Yifan, è all’89° posto nel ranking mondiale, mentre l’attuale campionessa mondiale, Ju Wenjun, è al 404° posto.

La regina degli scacchi

Difficile trovare qualcuno che negli ultimi mesi non abbia sentito almeno una volta nominare la serie Netflix La regina degli scacchi: si è aggiudicata il primato di serie esclusiva Netflix con sceneggiatura non originale più vista di sempre, con 62 milioni di famiglie che hanno scelto di guardare lo show nei suoi primi 28 giorni. È basata sull’omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis, scrittore americano la cui intera opera è in corso di ripubblicazione presso gli Oscar Mondadori. Nonostante la storia sia stata scritta da un uomo negli anni Ottanta, ha un approccio molto delicato alle questioni di genere e al femminismo. Gli avversari di Beth Harmon (la protagonista, interpretata da una splendida Anya Taylor Joy) non sono caricature misogine, ma persone che rispettano e ammirano le sue capacità. Beth rifiuta gli standard di genere del suo tempo abbracciando però, allo stesso tempo, la sua femminilità. Il suo principale antagonista non è un giocatore russo migliore di lei, ma lei stessa e il suo rapporto con la dipendenza, è una protagonista stratificata e complessa che si dà il caso sia anche una ragazza. Gli scacchi sono un gioco che richiede una grande intelligenza, ogni mossa, anche la prima, può determinare la probabilità di una vittoria, ed è estremamente raro vedere una giocatrice di scacchi nel periodo in cui è ambientata la serie, dato che le donne da sempre sono state etichettate come impulsive ed emotive.

Ed ecco che La regina degli scacchi riesce a smentire questo pensiero, mostrando come chiunque, indipendentemente dal sesso, può raggiungere i propri obiettivi se decide di usare bene la propria mente. La minaccia degli stereotipi si verifica quando le minoranze hanno prestazioni inferiori solo perché sono consapevoli di uno stereotipo secondo cui le persone nel loro gruppo hanno prestazioni peggiori. La fiducia diminuisce, l’interesse diminuisce e ne consegue un circolo vizioso di profezie che si autoavverano. L’effetto della minaccia dello stereotipo è stato osservato in esperimenti che coinvolgono donne e prestazioni matematiche e in studi sulla sottorappresentazione delle donne in posizioni di comando. In uno studio, i ricercatori hanno messo i giocatori di scacchi maschi e femmine uno contro l’altro online. I due generi si comportavano allo stesso modo quando le identità erano anonime. Ma quando il genere degli avversari era noto, i giocatori si sono comportati peggio contro i giocatori di sesso maschile e meglio contro gli altri giocatori. I giocatori tendono ad avere prestazioni peggiori contro gli avversari maschi che contro le femmine, anche dopo aver tenuto conto della forza dei loro scacchi. Il calo delle prestazioni equivale all’incirca ad una donna che offre all’avversario maschio il vantaggio della prima mossa in ogni partita.

Cosa c’entra il femminismo?

Il femminismo non c’entra nulla. Il personaggio di Beth non cerca l’empatia delle donne per emanciparsi. Non c’è sorellanza o denuncia. Finchè ogni volta che in una storia la protagonista è una donna indipendente e per puro marketing si sentirà l’esigenza di porre un’etichetta ideologica, si sminuirà il senso stesso della questione di genere. Questo non vuol dire che una serie che esalta la ricerca del proprio talento non possa avere un significato positivo su chi la vede e che non possa spingere le ragazze a coltivare il loro talento spingendosi anche in territori dominati dal sesso maschile. O che non mostri, attraverso il personaggio della mamma adottiva di Beth, la condizione di inferiorità in cui le casalinghe degli anni cinquanta della middle class americana erano relegate. Tutto questo però è pura cornice di un racconto.

Il gioco degli scacchi ha circa 1500 anni e si diffuse nel VII secolo in Persia. Lo stesso nome, scacchi, ha origini persiane, derivando dalla parola shah (re). A rimanere affascinati dal gioco furono poi gli arabi che, dal X secolo, lo introdussero nell’area mediterranea, a partire dall’Italia e dalla Spagna. Ma il primo brevetto ufficialmente riconosciuto dal Ministero dello Sviluppo Economico sul gioco degli scacchi appartiene ad una donna, Anne Marriott Watson, che nel 1893 ha inventato una scacchiera piramidale con un restringimento successivo del campo d’azione per rendere il gioco ancora più complesso.

È il caso di dirlo: gambetto di donna!

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