Usciva con le amiche, sognava e amava, non sapeva che quello che credeva fosse amore l’avrebbe portata nell’abisso. Non sapeva neppure che, una volta uscita da là, avrebbe spiccato il volo. Cosa aveva di speciale Angelica? Prima di tutto questo, nulla. Era un’adolescente come tante.

Angelica e il mostro

Il mostro l’ha presa ai tempi del Covid:

“Quel periodo, come per tutti, ha raffreddato i legami di amicizia. Ho conosciuto un ragazzo a cui mi sono affezionata velocemente”.

Si scrive velocemente, si legge troppo in fretta.

“Ho scoperto cose che mi hanno segnata parecchio e io stessa ho deciso di interrompere il rapporto”.

La rabbia di Angelica si rivolgeva tutta e potente verso un unico bersaglio, se stessa:

“Non mangiavo, inizialmente vedevo un dimagrimento a cui non davo un peso. Alla fine, notando che il fisico che volevo stava arrivando, ci ho preso la mano”.

Un’escalation.

“Ho iniziato a fare palestra e vedevo ancora di più quelli che io consideravo risultati. Mamma e papà mi lasciavano stare inizialmente, poi sono stata proprio io a chiedere aiuto”.

La richiesta di aiuto

“Mamma, faccio delle cose che non si devono fare”.

Un evidente SOS.

“Avevo molti sensi di colpa quindi tutto si spostava anche sul piano psicologico – continua Angelica – mamma ha preso in mano la situazione e ha deciso di affidarmi a un nutrizionista”.

Nonostante i tanti chili persi, Angelica era nei limiti, seppur minimi, del normopeso. L’avvertimento però era chiaro: se fosse andata più giù, sarebbe entrata nel range dei disturbi alimentari.

“Tornata a casa, non ero convinta della dieta e avevo deciso di non seguire più nulla”.

Il tracollo

Il tracollo è coinciso con un viaggio a Milano di tre giorni:

“Lì avevo perso tutte le abitudini che avevo in casa, come il controllo del peso della quantità degli alimenti o i cibi che mi facevano sentire sicura”.

Non c’era più quel controllo maniacale, che per lei era un rifugio sicuro.

“Lì ho avuto un crollo, tornata a casa dopo tre giorni che mi erano sembrati un’eternità, ho perso il controllo di tutto”.

Dall’inizio dell’incubo erano passati due anni:

“Mi sembrava di aver perso tempo a causa della malattia, non mi ero goduta i momenti belli e mi sono sentita una buona a nulla”.

La spirale la stava portando ancora più giù:

“Non voglio specificare il peso, ma a quel punto ero tanto tanto sotto e i miei genitori mi hanno affidata a una clinica. Io non volevo, ma vedevo che il mio corpo non reagiva più e le analisi dicevano che gli organi erano ormai sottosopra. Me li stavo praticamente mangiando. A quel punto il ricovero non era più una scelta”.

Un ricovero durato otto giorni, che sembravano un’infinità condivisa con la mamma che è sempre stata al suo fianco.

“Ora è tutto un ricordo, anche se penso che il mostro ti rimane dentro. Nei momenti di fragilità faccio digiuni o penso troppo e quindi rientro in quel loop”.

Il lavoro è poi proseguito anche sulla mente:

“Inizialmente sono stati i miei genitori a spingermi verso un aiuto psicologico, ma alla fine ho pensato che non c’era nulla di cui vergognarsi e la psicologa mi ha aiutata molto”.

“Perché a me?”

La domanda ricorrente è ancora:

“Perché è successo proprio a me? – si chiede Angelica – forse era una cosa che doveva succedere, colpa di quella relazione, colpa delle amicizie, non so. Probabilmente doveva solo accadere, ma mi ha fatto capire molte cose, soprattutto che ho perso amici, a quanto pare presunti tali. Nel momento del bisogno, anche in ospedale, quelle che consideravo amiche non mi sono neppure venute a trovare. Per quanto negativo c’è stato, però, ho anche dei bei ricordi legati a bellissime persone che ho incontrato in questo viaggio”.

Angelica era un’adolescente come tante. Ora è una farfalla che ha spiccato il volo.

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