Un animale che scappa da uno zoo o da un allevamento è bizzarro, cioè strano, ‘pazzo’? No: sta rivendicando quel diritto alla vita libera e autodeterminata – o semplicemente alla vita – che la specie umana riconosce a sé stessa ma nega alle altre. Sembra una provocazione e invece, ci spiega Marco Reggio, è perfettamente coerente con quell’approccio intersezionale di cui parlano molt3 blogger di ReWriters che si occupano di lotta alle discriminazioni. 

L’approccio intersezionale

L’intersezionalità insegna che l’oppressione assume varie forme, che a volte divergono – si può essere discriminat3 per un aspetto del proprio essere individuale e/o sociale, ma al contempo privilegiat3 per un altro – ma spesso si intrecciano e si potenziano, e che una lotta efficace non può prescindere dalla comprensione del quadro complessivo; eppure tendiamo a dimenticare la realtà dell’oppressione di specie, forse perché ci vede tutt3 nel comodo ruolo di privilegiat3 (in misura non uniforme, ovviamente).

Capire questa forma antichissima di gerarchizzazione noi/loro permetterebbe di vederci più chiaro anche nei meccanismi del sessismo, del razzismo eccetera? Marco è convinto di sì.

Una delle azioni che possiamo compiere per cambiare la nostra percezione delle specie non umane è cambiare la narrazione che descrive gli animali come le povere vittime mute e prive di volontà, e gli umani che li difendono come i veri protagonisti attivi: sensibili, generosi, pietosi. Oppure quella che spesso adottano i media, quando riportano le fughe di animali come curiosità folcloristiche (ha senso chiedersi cosa passa per la testa di una mucca che tenta la fuga mentre viene portata al macello?).

Infantilizzare in questo modo gli animali, ammonisce Reggio, significa svilire la portata politica – sì, politica – dei loro atti di ribellione, che tali sono anche se non si esprimono con il linguaggio umano. Da questa riflessione parte l’iniziativa Resistenza Animale di cui Marco è un attivista. Il coinvolgimento umano è necessario, perché è la nostra specie ad aver creato il sistema che decreta e perpetua lo sfruttamento animale, ma in veste di loro alleati e riconoscendone pienamente i diritti. Anche quello di avere una voce.

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