Con il no dalla Commissione Politiche europee del Senato alla la proposta di regolamento Ue per il riconoscimento dei diritti dei figli di coppie gay e l’adozione di un certificato europeo, la débâcle italiana nel dialogo internazionale in tema sostenibilità sociale è totale.

Intanto, però, le piazze ribollono e la risposta allo stop imposto al Comune di Milano alle registrazioni dei figli e delle figlie delle coppie omosessuali è #DisObbediamo, l’hashtag con cui l’Associazione Famiglie Arcobaleno lancia l’Appello a sindaci e sindache d’Italia per continuare a riconoscere alla nascita questi bambini, senza quindi costringere le famiglie al percorso nei tribunali, come invece intimato da Eugenia Roccella, Ministra della Famiglia. Ignorare il divieto, dunque, diventare obiettori e obiettrici di coscienza.

Famiglia Romanelli Cappelli. Ph. Guido Fuà

Erano in molti, fino ad oggi, i sindaci e le sindache italiani che avevano sostenuto le famiglie con genitori same sex riconoscendo i loro figli alla nascita, nel rispetto dell’identità familiare. Giuseppe Sala a Milano e Chiara Appendino a Torino in prima fila.

Ma l’appello non è diretto solo a loro, bensì anche a tutti gli altri, in nome della non discriminazione e della giustizia sociale: “Chiediamo loro di disobbedire – dice la Presidente di Famiglie Arcobaleno, Alessia Crocini – perché quando le leggi sono ingiuste vanno combattute”.

Obiezione come esercizio di quella libertà di coscienza che garantisce la possibilità di agire coerentemente con le proprie convinzioni morali: in questo caso, si può infatti rifiutare di ottemperare a un dovere imposto dall’ordinamento giuridico. Occorre creare tutti insieme un’onda di civiltà, cittadini e cittadine uniti, e con loro appunto i primi cittadini, “per inondare le nostre città di responsabilità e speranza”, come dice il claim della campagna.

Le risposte non mancano, da Dario Nardella di Firenze, a Roberto Gualtieri di Roma, da Sergio Giordani di Padova a Mario Conte, Sindaco leghista di treviso, fino a Stefano Lo Russo di Torino. A Bologna in particolare, Matteo Lepore ha annunciato che continuerà a trascrivere i certificati di nascita inserendo entrambi i genitori e non solo quello biologico come richiesto dal Ministero dell’Interno di Giorgia Meloni: «Ci assumiamo le nostre responsabilità, ma il vuoto normativo va colmato subito».

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La situazione non è semplice e anzi paradossale, visto che sono tantissimi i bambini e bambine, ma ormai anche ragazzi e ragazze, nati da coppie omosessuali, e che non esiste una legge che li tuteli, riconoscendo loro i genitori come tali anche dal punto di vista giuridico. Inutili i moniti dall’Europa: il nostro Paese viaggia all’indietro in un galoppo a briglia sciolta, calpestando i diritti e tradendo l’articolo 3 della nostra Costituzione.

Senza il riconoscimento alla nascita dei genitori omosessuali di un bambino, si costringe un’intera famiglia a anni di processi nella speranza (non certezza) di avere una stepchild adoption (adozione del figlio biologico del partner), che passa per assistenti sociali in casa, perizie psichiatriche, esborsi finanziari, e conseguenti minacce alla stabilità emotiva del nucleo affettivo.

Oltre, naturalmente, a una quotidianità invalidata da una burocrazia ostile, che impone al genitore non biologico una continua produzione di autorizzazioni, consensi e documenti per poter anche solo prendere il figlio a scuola. Per non parlare del diritto calpestato di un figlio di avere documenti con una una corretta rappresentazione della sua situazione familiare, come ha ribadito il giudice nella sentenza sul decreto del 31 gennaio 2019. Tralascio infine la situazione estrema in caso di morte del genitore biologico, che lascia un figlio orfano nonostante abbia di fatto l’altro genitore.

Vedi l’intervista a Rory Cappelli e ascolta la nostra storia

Ecco che serve la legge, già approdata in Parlamento nove mesi fa, per l’eguaglianza familiare. Una legge scritta e pensate dalle due associazioni Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+ e Famiglie Arcobaleno, composta da 9 articoli che andrebbero a riformare il codice civile in materia di matrimonio, riformulando le disposizioni vigenti su procreazione medicalmente assistita (L. 40/2004), adozioni (L. 184/1983) e tutte quelle norme legate al riconoscimento dei figli nati all’estero in seguito a gestazione per altri.

I punti fondamentali della legge, quindi, sono il matrimonio egualitario, il riconoscimento alla nascita per i figli e le figlie di coppie dello stesso sesso, l’accesso alle adozioni per single, a prescindere da orientamento sessuale e identità di genere, e coppie dello stesso sesso, e infine l’accesso ai percorsi di procreazione medicalmente assistita per donne single e coppie di donne.

E’ la prima volta che una proposta di legge arriva dal basso anziché dal palazzo, cioè da associazioni che lavorano quotidianamente accanto alle persone e alle famiglie che vivono ingiuste discriminazioni tutti i giorni sulla loro pelle: “Uguaglianza e pari dignità sono i due valori che ci hanno guidato in un bellissimo lavoro di squadra, fatto di tanta competenza ma anche di passione – ha detto Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford. Questo testo, infatti, raccoglie anche le istanze portate avanti in tanti anni di battaglie giudiziarie, dal matrimonio egualitario al riconoscimento alla nascita di figli e figlie: battaglie che le famiglie con genitori same sex hanno dovuto mettere in campo per vedersi riconosciuto qualsiasi diritto, con un ritmo sfiancante e mortificante. È davvero tempo di porre fine a questa discriminazione e tutelare tutti i bambini e tutte le bambine, come ha chiesto espressamente anche la Corte costituzionale con le sentenze 32 e 33 del 2021”.

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